mercoledì 10 agosto 2011

Zagabria blocca il Vaticano sulla restituzione del monastero benedettino di Dajla

Croazia/ Zagabria blocca Vaticano su restituzione monastero

Santa Sede vuole che proprietà passi ad abbazia di Praglia

Affondo della cattolicissima Croazia nel contenzioso con il Vaticano, il quale vuole restituire all'abbazia di Praglia (Padova) il monastero benedettino di Dajla, in Istria, nazionalizzato durante gli anni del socialismo. Il ministero della Giustizia croato, infatti, ha annunciato l'adozione di misure che impediranno di fatto il trasferimento di proprietà all'abbazia italiana, dal valore di circa 30 milioni di euro, secondo stime comparse sulla stampa locale. Nello specifico, le autorità di Zagabria hanno annullato tutte le decisioni prese tra il 1997 ed il 2002 atte a trasferire la proprietà statale del monastero di Dajla dallo stato alla Chiesa cattolica croata. Tornando di proprietà statale, dunque, il complesso viene sottratto alla giurisdizione vaticana che aveva deciso per la sua restituzione ai monaci italiani. Sul caso è intervenuta di recente la stessa Santa Sede e la vicenda rischia di assumere i contorni di una crisi diplomatica tra Croazia e Italia.
Affondo della cattolicissima Croazia nel contenzioso con il Vaticano, il quale vuole restituire all'abbazia di Praglia (Padova) il monastero benedettino di Dajla, in Istria, nazionalizzato durante gli anni del socialismo. Il ministero della Giustizia croato, infatti, ha annunciato l'adozione di misure che impediranno di fatto il trasferimento di proprietà all'abbazia italiana, dal valore di circa 30 milioni di euro, secondo stime comparse sulla stampa locale. Nello specifico, le autorità di Zagabria hanno annullato tutte le decisioni prese tra il 1997 ed il 2002 atte a trasferire la proprietà statale del monastero di Dajla dallo stato alla Chiesa cattolica croata. Tornando di proprietà statale, dunque, il complesso viene sottratto alla giurisdizione vaticana che aveva deciso per la sua restituzione ai monaci italiani. Sul caso è intervenuta di recente la stessa Santa Sede e la vicenda rischia di assumere i contorni di una crisi diplomatica tra Croazia e Italia. Il convento istriano del 18mo secolo, è rimasto italiano fino alla fine delle seconda guerra mondiale, quando è stato espropriato all'abbazia di Praglia dal regime socialista jugoslavo guidato dal maresciallo Tito. Caduta la Jugoslavia, le autorità della nuova Croazia indipendente ne hanno trasferito la proprietà al vescovo di Parenzo e Pola, carica attualmente ricoperta dal prelato, Ivan Milovan. Questi rifiuta di firmare il nulla osta per la restituzione dei beni ai monaci padovani, così come decretato lo scorso dicembre da una Commissione Cardinalizia istituita ad da Papa Benedetto XVI nel 2008. Alla base di questa decisione, vi è il rispetto della "volontà testamentaria del donatore originario che, a causa di vicissitudini storiche, per molti anni" è stata ignorata, come precisato di recente dalla Santa sede. La Commissione cardinalizia ha inoltre previsto, entro il 2012, anche un risarcimento forfettario di 6 milioni di euro ai benedettini di Praglia da parte della Diocesi di Parenzo e Pola. Secondo le autorità croate, il contenzioso presenta gli estremi di una violazione del Trattato di Osimo siglato nel 1975 tra Italia e l'allora Jugoslavia.

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5 commenti:

Anonimo ha detto...

qualcuno in vaticano ha aanalizato perche papa e diventato persona piu odiata a croazia?

Anonimo ha detto...

@anonimo

immagino che tu sia croato e ti dico che se voi odiate il Papa per un convento non siete cattolic e avete seriamente bisogno di uno psichiatra, ma di uno bravo.

Sino alla settimana scorsa nutrivo molta simpatia per i croati, ora no.

jacu

Anonimo ha detto...

Perché la Croazia si fonda sulle rapine e i massacri, lascito dal regime comunista, che non può rinnegare perché sono la sua sussistenza. Dall'inizio dell'anno più di 6 milioni di turisti si sono recati in Istria e Dalmazia, le cui coste erano per la maggiorparte di proprietà di italiani costretti all'esilio. Quasi tutte le infrastrutture turistiche in Istria sono costruite su terreni nazionalizzati e poi ceduti a prezzi irrisori ai boss locali, e Osimo non c'entra perché molti indennizzi sono ancora non definiti. Lo stato croato mette le mani davanti perché sa che casi analoghi a quello di Daila sono tanti. E il vescovo di Parenzo prima di essere un vescovo è un nazionalista croato. La Croazia per entrare nella Ue ha arrestato Gotovina e ha concesso la Slovenia l'accesso al golfo di Pirano, ma con i cittadini italiani pensa di averla facilmente vinta, Eufemia

Anonimo ha detto...

Essere odiato è il prezzo che paga chi opera per la giustizia. Successe a Gesù e succede al suo Vicario Papa Benedetto, che Dio lo benedica.
Propongo di boicottare la Croazia come luogo di villeggiatura. La loro cattolicità è di facciata che ora è caduta nostrando un volto sgradevole e odioso. Mi attendo la veloce destituzione del vescovo nazionalista di Pola-Parenzo.
Alessia

un passante ha detto...

si può arrivare da cattolici ad odiare il Papa per il terreno e quattro mura di un convento? Ma fatemi il piacere! Ha ragione Jacu