Appello del Papa per le popolazioni colpite dal sisma in Turchia. Almeno 461 le vittime
In Turchia si aggrava il bilancio delle vittime del terremoto di domenica scorsa. Secondo gli ultimi dati, le vittime sarebbero almeno 461, i feriti oltre 1350 e centinaia i dispersi. Prosegue, intanto, l’opera dei soccorritori: dopo il salvataggio di una neonata e di un bambino di dieci anni, l’ultima persona ad essere estratta viva dalle macerie, anche se in condizioni critiche, è stata un’insegnante di 27 anni. Al termine dell’incontro nell’Aula Paolo VI in Vaticano, Benedetto XVI ha lanciato, stamani, un accorato appello in favore delle popolazioni colpite dal sisma. Ascoltiamo le parole del Santo Padre nel servizio di Amedeo Lomonaco:
“In questo momento, il pensiero va alle popolazioni della Turchia duramente colpite dal terremoto, che ha causato gravi perdite di vite umane, numerosi dispersi e ingenti danni. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera per coloro che hanno perso la vita e ad essere spiritualmente vicini a tante persone così duramente provate. L’Altissimo dia sostegno a tutti coloro che sono impegnati nell’opera di soccorso”.
E’ una corsa contro il tempo. Col passare delle ore si riducono le probabilità di trovare superstiti. Il Papa, oltre a ricordare quanti sono impegnati nei soccorsi, esorta ad essere uniti nella preghiera. Padre Domenico Bertogli da 45 anni in Turchia e parroco ad Antiochia:
“Si incontra Dio nella preghiera e nel silenzio, ma specialmente nella preghiera, perché è proprio il momento in cui l’uomo si mette di fronte a Dio. E così, nella preghiera, le divisioni tra il cristianesimo e le altre religioni diminuiscono, perché in definitiva Dio è unico. Mettersi dinanzi a Lui, nella nostra povertà, con le nostre debolezze e problemi, è un momento molto importante sia per un cristiano sia per un non cristiano".
In momenti così drammatici la solidarietà supera ogni divisione. La Turchia, in particolare, ha accettato ufficialmente gli aiuti offerti da diversi Paesi, tra cui anche Israele. Si tratta di un importante segnale di distensione fra Tel Aviv e Ankara. Ancora padre Bertogli:
“E’ un momento che ci fa sentire più solidali, ci fa sentire tutti creature di Dio. Davanti alla sofferenza, alla morte e alla distruzione, la prima cosa che dobbiamo abbattere sono proprio queste barriere ideologiche dei problemi esistenti tra le varie nazioni. Si devono superare queste barriere ideologiche e politiche. Si deve guardare veramente all’uomo, che è la cosa principale ed è anche la più bella, che ci fa sentire più vicini gli uni agli altri”.
Il premier turco, Tayyip Erdogan, ha ammesso che inizialmente ci sono stati problemi di coordinamento nella gestione degli aiuti ai terremotati, ma che ora la situazione è sotto controllo.
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