Centro di accoglienza per i pellegrini di tutta l'Oceania
«Incoraggiare gli oltre sessantamila australiani che ogni anno si recano a Roma a diventare pellegrini sensibili alla dimensione religiosa dei loro viaggi, e rafforzare i legami tra la lontana Chiesa in Australia e il Papato».
È questo il duplice motivo che ha spinto l'episcopato del Paese a realizzare il nuovo centro di accoglienza, inaugurato da Benedetto XVI nel pomeriggio di mercoledì 19 ottobre. È stato il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, a esporre al Papa le motivazioni dell'iniziativa, accogliendolo nella cappella della Domus Australia situata in via Cernaia, presso delle terme di Diocleziano.
Alla presenza del porporato e di tutto l'episcopato australiano, a Roma in questi giorni per la visita ad limina, il Pontefice ha fatto il suo ingresso tra gli applausi dei numerosi intervenuti, tra i quali i cardinali Ouellet e Stafford, il rettore della chiesa don Anthony Danton, l'ambasciatore d'Australia presso la Santa Sede Timothy Fischer, il responsabile dello staff Gabriel Griffa. Nel frattempo gli applausi hanno lasciato il posto al canto di benvenuto, eseguito dal coro della cattedrale Saint Mary di Sydney.
Salito sul presbiterio dopo aver adorato il Santissimo Sacramento, il Papa è stato salutato dal cardinale Pell, che tra l'altro ha anche ricordato come l'edificio in precedenza fosse un centro dei padri maristi, la cui congregazione è stata fondata nel 1836 in Francia da Jean Claude Colin. «Papa Gregorio XVI -- ha detto -- affidò loro il compito di evangelizzare le terre del Pacifico sudoccidentale. I padri maristi hanno dato un notevole contributo all'implantatio della Chiesa in Nuova Zelanda e in molte isole, e oggi la loro chiesa di Saint Patrick, nel cuore di Sydney, è un centro con una grande vitalità religiosa. Siamo lieti -- ha aggiunto -- di proseguire qui, nella Domus Australia, quell'impeto missionario, portandolo in una nuova direzione».
Quindi il Papa ha pronunciato il suo discorso, seguito dal canto del Pater noster, e ha impartito la benedizione. Al termine è stato salutato da alcuni benefattori dell'opera. La struttura è stata infatti realizzata con i contributi dei fedeli di tutto il Paese -- in particolare delle arcidiocesi di Sydney, Merlbourne e Perth e della diocesi di Lismore -- e dei cattolici vietnamiti emigrati in Australia. Per questo tra i bellissimi dipinti della cappella ce n'è anche uno raffigurante il cardinale François-Xavier Nguyên Van Thuán (1928-2002) inginocchiato nell'atto di consacrazione delle sacre specie, mentre celebra la messa all'interno del carcere in cui venne rinchiuso per tredici anni (dal 1975 al 1988), nove dei quali trascorsi in isolamento.
Successivamente il Papa è uscito nel giardino attiguo per benedire un mosaico mariano e la lapide commemorativa della visita. Sul marmo sono incisi i nomi delle personalità che hanno maggiormente contribuito all'opera: il cardinale Pell, gli arcivescovi Hart, Hickey e il vescovo Jarret. Tra le motivazioni che li hanno spinti, il senso di gratitudine verso il Pontefice che si è recato personalmente nella loro lontana terra tre anni fa, nel luglio 2008, in occasione della Giornata mondiale della gioventù a Sydney, e che appena un anno fa, il 17 ottobre 2010, ha canonizzato la prima santa australiana, suor Mary MacKillop (1842-1909).
A conclusione della breve cerimonia inaugurale Benedetto XVI si è soffermato davanti a un tratto dell'antica pavimentazione risalente a duemila anni fa, che è stata protetta e sistemata dopo un accurato lavoro di restauro.
(©L'Osservatore Romano 21 ottobre 2011)
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