CONCILIO: L'UNIVERSITA' DEL PAPA INDAGHERA' SENZA PREGIUDIZI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 9 ott.
Personalmente condivide la lettura del Concilio proposta da Papa Ratzinger il 20 dicembre 2005, quando preferi' la linea della continuita' a quella del Vaticano II come rottura della Tradizione.
Ma monsignor Enrico dal Covolo tiene a chiarire che la Pontificia Universita' Lateranense, della quale e' rettore da poco piu' di un anno, intende esaminare "senza preconcetti ne' conclusioni predeterminate tutte le carte disponibili sui lavori del Concilio, a cominciare dagli appunti e diari dei padri e dei periti teologici che parteciparono all'elaborazone delle dichiarazioni e degli altri documenti approvati".
"Solo cosi', cioe' con un lavoro davvero scientifico e imparziale, sara' possibile verificare quale delle due ermeneutiche sia in effetti quella piu' corretta", afferma monsignor dal Covolo, annunciando per l'anno prossimo (dal 3 al 6 ottobre 2012) un primo Convegno Internazionale in collaborazione con la Pontificia Commissione per le scienze storiche sul tema dell'interpretazione del Concilio, nel quale verranno fissati i criteri per questa ricerca, e per il 2015 la presentazione - in un'altra assise internazionale - dei risultati raggiunti, "quali essi siano". "Per portare tutto alla luce come ci prefiggiamo - spiega il rettore - il lavoro di ricerca dovra' essere assolutamente imparziale".
Per il vescovo salesiano, la riflessione riguardante la "vexata quaestio" dell'ermeneutica del Concilio e' emblematica della missione di un'Universita' come la Lateranense. Si tratta infatti, spiega monsignor dal Covolo all'Agi in occasione dell'avvio delle attivita' accademiche, di tener fede alla scientificita' di questa istituzione senza ovviamente rinunciare alla specificita' che le deriva dal rapporto con il Papa e la Santa Sede.
Entra in gioco cosi' una riflessione ritenuta - dalla Lateranense - sempre piu' urgente sulla "crisi" della teologia di oggi, che perde troppo spesso il suo riferimento alla "fede creduta". In proposito, monsignor Del Covolo cita alcuni interrogativi che il Papa ha elencato in un recente discorso alla Fondazione Joseph Ratzinger: "Scienza non è forse il contrario di fede? Non cessa la fede di essere fede, quando diventa scienza? E non cessa la scienza di essere scienza, quando è ordinata o subordinata alla fede?". Questioni che, come ha detto lo stesso Pontefice in quell'occasione, "già per la teologia medievale rappresentavano un serio problema, e con il moderno concetto di scienza sono diventate ancora più impellenti, a prima vista addirittura senza soluzione".
Benedetto XVI, pero', ha sottolineato "la grandezza della sfida nei confronti delle altre scienze, oggi sempre più specializzate nel metodo e nei contenuti, mentre la teologia, se è vera teologia, cioè fedele alla sua epistemologia autentica, possiede un’istanza veritativa ulteriore, 'trasversale' alle altre scienze, e ultimativa nel suo traguardo proprio". In proposito, monsignor dal Covolo tiene a mettere in luce la linea di coerenza e equilibrio sempre incarnata dalla Lateranense, con personalita' illustri come Pietro Pavan e Umberto Betti, che dopo il loro rettorato hanno ricevuto al porpora cardinalizia, e anche l'apporto del professor Antonio Piolanti anche lui nel secolo scorso rettore magnifico della Pul, che lo scorso maggio lo ha celebrato nel centenario della sua nascita a conclusione delle attività della Cattedra "San Tommaso e il pensiero contemporaneo" . Personaggi che con i loro studi hanno preparato e illuminato il Concilio.
Proprio la qualita' dell'insegnamento e la disponibilita' dei professori sono, per monsignor dal Covolo, due temi decisivi.
Tanto da non lesinare le risorse necessarie a garantire la stabilita' dei docenti e i processi di verifica (peraltro richiesti dalla Santa Sede) sulle prestazioni che offrono. Bisogna tener fede, spiega, "alle indicazioni offerte dal Papa nel discorso del 20 agosto ai giovani professori nella basilica del monastero di San Lorenzo, a El Escorial di Madrid, durante la Giornata Mondiale della Gioventù, quando ci ha chiesto di incarnare un ideale che non deve snaturarsi, né a causa di ideologie chiuse al dialogo razionale, né per servilismi ad una logica utilitaristica di semplice mercato". In quell'occasione, conclude dal Covolo, "il Pontefice ci ha ricordato che i giovani hanno bisogno di autentici maestri; persone aperte alla verità nei differenti rami del sapere, sapendo ascoltare e vivendo al proprio interno tale dialogo interdisciplinare; persone convinte, soprattutto, della capacità umana di avanzare nel cammino della verità".
Una "alta aspirazione" che andrebbe trasmessa "in modo personale e vitale ai nostri studenti", senza mai dimenticare che "se verità e bene sono uniti, come ha spiegato il Papa, lo sono anche conoscenza e amore e da questa unità deriva la coerenza di vita e di pensiero, l’esemplarità che si esige da ogni buon educatore".
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PAPA: RETTORE LATERANENSE, ECO NON E' NE' FILOSOFO NE' TEOLOGO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, ott.
"Umberto Eco non e' ne' un teologo ne' un filosofo". Monsignor Enrico dal Covolo, il rettore della Pontificia Universita' Lateranense, risponde cosi' alle critiche del semiologo e scrittore, per il quale Papa Ratzinger non sarebbe un grande teologo e nemmeno un grande filosofo. Con Eco, ricorda il vescovo salesiano, "Joseph Ratzinger condivide invece la particolarita' di essere un autore di best seller tradotti e diffusi in tutto il mondo".
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CATTOLICI: RETTORE LATERANENSE, PARTITO CATTOLICO SCORCIATOIA PERICOLOSA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, ott.
"Adesso pensare a un partito cattolico in Italia e' una scorciatoia che non ci porta da nessuna parte". Lo afferma il vescovo salesiano Enrico dal Covolo, chiamato un anno fa da Benedetto XVI alla guida della Pontificia Universita' Lateranense.
Per l'attuale "fase di transizione" il rettore dell'Universita' del Papa ritiene che occorra "cercare in coscienza il male minore, affinche' sia evitata una pericolosa deriva di anarchia che potrebbe profilarsi all'orizzonte" a seguito delle odierne turbolenze della vita politica.
"Gli appelli del Pontefice e dei vescovi italiani per una rinnovata presenza dei cattolici nel sociale, nella politica e nell'economia possono essere raccolti - spiega all'Agi monsignor dal Covolo - solo formando una nuova leva di giovani cristianamente ispirata, ma serve che siano ben preparati a impegnarsi in questi ambiti. E per arrivarci abbiamo davanti un lavoro paziente di formazione. Bruciare i tempi porterebbe a risultati inadeguati e bloccherebbe qualunque seria prospettiva futura".
Per monsignor dal Covolo, inoltre, "e' necessario operare a livello culturale affinche' sia superata la diffidenza con la quale si guarda oggi all'impegno politico". "Anche su questo - spiega - e' necessario un lavoro paziente di formazione, piu' a livello di base, perche' poi possano maturare autenitiche vocazioni alla politica, che Paolo VI aveva definito la forma piu' alta di carita'". Da parte sua, assicura il presule, "la Lateranense, che e' l'Universita' del Papa, non si tira indietro davanti a queste sollecitazioni". Ma agira', come e' ovvio trattandosi di un centro accademico di alto livello, "nella formazione dei formatori", che animeranno poi le iniziative a livello locale, cioe' nelle diocesi italiane. E cosi' tra le sue prime iniziative, monsignor dal Covolo ha promosso "un'area di ricerca" intitolata all'enciclica "Caritas in veritate" che rinnovera' la tradizione gloriosa dell'ateneo, che nel secolo scorso ha dato un contributo essenziale alla formulazione della Dottrina Sociale della Chiesa perche' qui sono state preparate la "Pacem in Terris" e la "Mater et Magistra", le encicliche di Giovanni XXIII che segnarono una svolta riguardo alle responsabilita' dei credenti nella societa' secolare, quando il rettore era Pietro Pavan che per questo divenne poi cardinale.
Oggi, rileva l'attuale rettore della Lateranense, proprio "la formazione dei formatori e' la risposta peculiare della nostra Università dinanzi all’emergenza educativa. Ma la formazione - osserva - per essere una formazione efficace, deve condurre lo studente (cioè il formatore di domani) a elaborare una
sintesi personale (sempre inesausta, ma pur sempre una sintesi), rispetto alle informazioni ricevute e assimilate". Per questo in tutte le branche del sapere che l'Universita' del Papa approfondisce, "la sintesi a cui puntiamo - chiarisce il presule salesiano - non puo' che essere quella tra la ragione e la fede, cioe' una sintesi teologica. E tutte le nostre Facoltà e i nostri Istituti devono farsi carico di questo aspetto, che è indispensabile per la formazione dei formatori". Questo, pero', senza voler limitare il discorso relativo alla formazione unicamente al tema religioso, "come se fosse questo un appannaggio pressoché esclusivo di alcuni ambiti istituzionali, come appunto le facoltà teologiche, i seminari, gli istituti superiori di scienze religiose, e simili".
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3 commenti:
Il Rettore vuole che l'Università riveda tutte le carte del Concilio, per "verificare quale delle due ermeneutiche sia in effetti quella piu' corretta". Affida il responso ai risultati dell'indagine scientifica.
Quindi nega valore di autorità al Magistero del Papa (e dei Papi), che hanno riaffermato infinite volte che solo l'ermeneutica della continuità è concepibile e legittima.
Davvero, come Alberto diceva ieri a proposito di Svidercoschi, si ha l'impressione di un attacco da più fronti al Santo Padre.
Mi permetto, non per partito preso ma perché credo di descrivere la realtà abbastanza fedelmente, di riproporre la mia interpretazione: la mentalità dei "golpisti" è "Se non ora, quando ?"; "Siamo tutti prossimi alla pensione, e rischiamo di rivedere "la Chiesa di sempre !".
In effeti, Del Covolo, mi vien da scrivere Cavolo, si dimostra quantomeno poco diplomatico e imprudente. Spero non sia una caratteristica dei figli di S. Giovanni Bosco.
Alessia
Conocordo con Andrea
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