giovedì 27 ottobre 2011

Gli interventi dei leader religiosi nella Basilica di Santa Maria degli Angeli nei commenti di Salvatore Izzo

GIORNATA ASSISI: BARTOLOMEO I, NO A DEFORMAZIONI E AMBIGUITA' FEDI

Salvatore Izzo

(AGI) - Assisi, 27 ott.

"Dobbiamo opporci alla deformazione del messaggio delle religioni e dei loro simboli da parte degli autori di violenza". Lo ha chiesto il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I rivolgendosi nella Basilica di Santa Maria degli Angeli al Papa e ai 300 leader religiosi riuniti con lui ad Assisi.
"Venticinque anni dopo il primo incontro convocato dal beato Giovanni Paolo II proprio qui ad Assisi, dieci anni dopo i drammatici eventi dell'11 settembre - ha denunciato il patriarca ecumenico - le 'primavere arabe' non hanno messo fine alle tensioni intercomunitarie e il posto delle religioni tra i fermenti in atto resta ambiguo".
Nel suo saluto Bartolomeo I ha detto, in particolare, di "temere la cresciuta marginalizzazione delle comunita' cristiane del Medio Oriente". Ed ha affermato che "i responsabili delle religioni devono farsi carico del processo di ristabilimento della pace. Perche' il solo modo di levarci contro la strumentalizzazione bellicista delle religioni e' di condannare fermamente la guerra e i conflitti e di porci come mediatori di pace e di riconciliazione".

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GIORNATA ASSISI: TURKSON, RELIGIONI SIANO GRANDE FORZA PER PACE

Salvatore Izzo

(AGI) - Assisi, 27 ott.

"Siamo venuti qui per testimoniare la grande forza della religione per il bene, per la costruzione della pace, per la riconciliazione di coloro che sono in conflitto", sapendo che i 25 anni trascorsi "hanno ampiamente dimostrato il nostro senso di fraternita' e di solidarieta'", ma sono pure stati "pieni di sfide sul senso dell'uomo e della storia". Lo ha affermato il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, che ha introdotto con un saluto al Papa e ai 300 leader riuniti con lui l'incontro interreligioso "Pellegrini della verita', pellegrini della pace". "Siamo convenuti su invito di papa Benedetto XVI per celebrare la memoria" dello "storico incontro" del 1986, ha aggiunto il cardinale africano evidenziando la "chiamata comune a vivere insieme in pace, quale profonda aspirazione che risuona incessantemente nei nostri cuori. L'infaticabile ricerca del conseguimento di questo desiderio ci rende compagni di viaggio". "L'esempio del Poverello di Assisi - ha concluso - sollecita a guardarci l'un l'altro con rispetto amore, indipendentemente dall'origine e dal credo". Dopo l'intervento del cardinale e' stato seguito da un momento di commemorazione dei precedenti incontri e di approfondimento del tema della Giornata attraverso la visione di un video preparato dalla struttura Rai Vaticano. Subito dopo intervengono dieci esponenti delle delegazioni presenti.

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GIORNATA ASSISI: PRIMATE ANGLICANO, GRANDI SFIDE PER LE RELIGIONI

Salvatore Izzo

(AGI) - Assisi, 27 ott.

"Le sfide del nostro tempo sono tali che nessun gruppo religioso puo' pretendere di avere tutte le risorse pratiche di cui ha bisogno per affrontarle". Lo ha affermato l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, leader spirituale della Comunione Anglicana prendendo la parola sul palco della Basilica di Santa Maria degli Angeli.
"Non siamo qui - ha detto l'arcivescovo nel testo diffuso dal Servizo Informazione Religiosa - per affermare un minimo comune denominatore di cio' che crediamo, ma per levare la voce dal profondo delle nostre tradizioni, in tutta la loro singolarita', in modo che la famiglia umana possa essere piu' pienamente consapevole di quanta sapienza vi sia da attingere nella lotta contro la follia di un mondo ancora ossessionato da paura e sospetti, ancora innamorato dell'idea di una sicurezza basata su di una ostilita' difensiva, e ancora in grado di tollerare o ignorare le enormi perdite di vite tra i piu' poveri a causa di guerre e malattie. Tutti questi fallimenti dello spirito hanno la loro radice in larga misura nell'incapacita' di riconoscere gli estranei come persone che condividono con noi l'unica e medesima natura, l'unica e medesima dignita' della persona. Una pace duratura inizia la' dove noi vediamo il nostro prossimo come un altro noi stessi - e dunque iniziamo a comprendere perche' e come dobbiamo amare il prossimo come noi stessi".

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GIORNATA ASSISI: LEADER ISLAMICO, VIOLENZA NON ORIGINA DALLA FEDE

Salvatore Izzo

(AGI) - Assisi, 27 ott.

Anche se "la realta' dimostra che molti problemi tra gli uomini su questa terra derivano proprio da coloro che seguono una religione", occorre comprendere che "i problemi che sorgono dagli uomini appartenenti ad una religione siano originati dalla religione stessa". Lo ha affermato Kyai Haji Hasyim Muzadi, segretario generale della conferenza internazionale degli studiosi islamici, nel suo saluto al Papa e agli altri leader religiosi riuniti con lui nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. "Cio' accade - ha spiegato - semplicemente per il fatto che religioni autentiche, con i propri salutari insegnamenti, possono avere seguaci che non sono in grado di comprendere il carattere salutare in maniera piena e completa".
Secondo il segretario generale della conferenza internazionale degli studiosi islamici, "se una comunita' religiosa comprende male i propri riti o i propri concetti teologici, tale errore avra' conseguenze unicamente sui propri seguaci. Quando invece essi sbagliano nel comprendere gli aspetti sociali della religione, allora l'errore finisce per avere conseguenze non solo sui propri seguaci, ma anche sull'intera societa', nella forma di tensioni sociali o perfino di conflitti sociali.
E tali conflitti sociali possono scivolare persino in forme di conflitto tra Stati nel mondo". "Oltre al fattore della mancanza di comprensione adeguata delle religioni, vi sono - ha ricordato Kyai Haji Hasyim Muzadi - altri fattori alla base dei conflitti che sorgono tra credenti; fattori che sono basati su interessi non religiosi, che si ammantano di insegnamenti religiosi e strumentalizzano la religione per obiettivi non religiosi. Interessi al di la' degli scopi religiosi, possono essere di natura politica, economica, culturale o altri interessi non religiosi che sono presentati in modo da sembrare religiosi".

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GIORNATA ASSISI: RABBINO ROSEN, GRATI AL PAPA PER INIZIATIVA

Salvatore Izzo

(AGI) - Assisi, 27 ott.

"Dobbiamo essere profondamente grati al suo successore, Papa Benedetto XVI per aver continuato questo cammino". Lo ha affermato il Rabbino Davi Rosen, rappresentante del Gran Rabbinato di Israele nel suo intervento di saluto davanti a tutti i leader delle religioni riuniti nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Rosen ha parlato anche di "un debito di gratitudine" che l'umanita' intera deve "alla memoria del Beato Giovanni Paolo II" per aver dimostrato "in una maniera cosi' visibile" l'aspirazione degli uomini e delle donne di fede la loro aspirazione alla pace. "I saggi del Talmud - ha detto ancora il rabbino - ci insegnano che pace non solo e' il nome di Dio, ma e' anche il prerequisito indispensabile per la redenzione". "Inoltre - ha aggiunto - i nostri saggi sottolineano che non vi e' altro valore per cercare il quale siamo obbligati ad uscire dalla nostra strada, come accade per la pace". "Possa l'incontro di oggi - ha infine auspicato Rosen - rinvigorire tutti gli uomini e dorme di fede e di buona volonta' per moltiplicare i nostri sforzi e fare di questo obiettivo una realta', realta' che porti vera benedizione e guarigione all'umanita', come sta scritto: 'Pace, pace ai lontani e ai vicini e io li guariro''".

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GIORNATA ASSISI: CEC, DOBBIAMO LAVORARE PER PACE A GERUSALEMME

Salvatore Izzo

(AGI) - Assisi, 27 ott.

"Lavorare per una pace giusta a Gerusalemme e per tutti i popoli che vivono a Gerusalemme e intorno a quella citta'". Lo ha chiesto al Papa e ai 300 leader religiosi presenti con lui nella Basilica di Santa Maria degli Angeli il reverendo Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (World council of churches-Wcc). Gerusalemme, ha spiegato, "e' la citta' che per il suo nome e' chiamata a essere una visione di pace, ma che nel corso della storia e' divenuta cosi' spesso un luogo di conflitto", "simbolo visibile del nostro anelito, dei nostri migliori e piu' alti desideri, del nostro amore per la bellezza e del nostro desiderio di servire Dio", ma al tempo stesso "potente richiamo a come anche le cose migliori possano volgersi per il peggio". Nel suo intervento, il cui testo e' stato diffuso dal Servizio Informazione Religiosa, il reverendo Tveit ha sottolineato che "il mondo ha bisogno di costruttori di pace a partire dalla fede" e "le comunita' di fede, come le 349 Chiese del Wcc, hanno bisogno di giovani 'portatori di cambiamento' del mondo". "Anche oggi la pace nel mondo richiede le idee e il contributo dei giovani", ha richiamato il segretario del Wcc, vedendo un ostacolo alla "pace giusta" nell'"alto livello di disoccupazione tra i giovani in tutto il mondo", segno che "stiamo mettendo in gioco il benessere e la felicita' di una generazione".

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