sabato 15 ottobre 2011

Il Papa alla Fondazione “Centesimus Annus”: in questo tempo di crisi, dare un volto umano all’economia

Il Papa alla Fondazione “Centesimus Annus”: in questo tempo di crisi, dare un volto umano all’economia

Oggi più che mai, l’economia ha bisogno della famiglia per essere al servizio della persona: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, stamani in Vaticano, ai partecipanti ad un convegno della Fondazione “Centesimus Annus”, incentrato sul rapporto tra famiglia e impresa. Il Papa ha ribadito che la Chiesa non ha una ricetta per risolvere la crisi economica, ma i cristiani hanno il dovere di denunciare i mali, testimoniare i valori e promuovere il bene comune. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato pronunciato dal presidente della Fondazione, Domingo Sugranyes Bickel. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Famiglia e lavoro sono luoghi privilegiati per la realizzazione della vocazione dell’uomo”. In un tempo contrassegnato dalla crisi, Benedetto XVI ricorda che l’economia deve sempre tenere in considerazione “l’interesse e la salvaguardia” della famiglia, cellula primaria della società. E sottolinea, con la “Familiaris Consortio” del Beato Karol Wojtyla - di cui ricorre il 30.mo anniversario - i compiti fondamentali dell’istituzione familiare:

“La formazione di una comunità di persone; il servizio alla vita; la partecipazione sociale e la partecipazione ecclesiale. Sono tutte funzioni alla cui base c’è l’amore, ed è a questo che educa e forma la famiglia”.

L’amore dunque, soggiunge il Papa, “è alla base del servizio alla vita, fondato sulla cooperazione che la famiglia dona alla continuità della creazione”:

“E’ primariamente nella famiglia che si apprende come il giusto atteggiamento da vivere nell’ambito della società, anche nel mondo del lavoro, dell’economia, dell’impresa, deve essere guidato dalla ‘caritas’, nella logica della gratuità, della solidarietà e della responsabilità gli uni per gli altri”.

“La solidarietà è anzitutto sentirsi tutti responsabili di tutti”, ribadisce il Papa citando la “Caritas in Veritate”. La solidarietà, quindi, “non può essere delegata solo allo Stato”:

“In questa prospettiva la famiglia, da mero oggetto, diventa soggetto attivo e capace di ricordare il ‘volto umano’ che deve avere il mondo dell’economia”.

Nella difficile situazione che stiamo vivendo, constata poi con amarezza il Papa, “assistiamo, purtroppo, ad una crisi del lavoro e dell’economia che si accompagna ad una crisi della famiglia”. Il Pontefice come segnali di questo profondo disagio indica “i conflitti di coppia, quelli generazionali, quelli tra tempi della famiglia e per il lavoro, la crisi occupazionale”. Situazioni che “creano una complessa situazione di disagio che influenza lo stesso vivere sociale”.

“Occorre perciò una nuova sintesi armonica tra famiglia e lavoro, a cui la dottrina sociale della Chiesa può offrire il suo prezioso contributo. Nell’Enciclica ‘Caritas in veritate’ ho voluto sottolineare come il modello familiare della logica dell’amore, della gratuità e del dono va esteso ad una dimensione universale”.

Sia il mercato sia la politica, osserva ancora il Papa, “hanno bisogno di persone aperte al dono reciproco”. E avverte che le iniziative economiche, "pur senza negare il profitto" devono "andare oltre la logica" del "profitto fine a se stesso". Certo, aggiunge, “non è compito della Chiesa definire le vie per affrontare la crisi in atto”…

“Tuttavia i cristiani hanno il dovere di denunciare i mali, di testimoniare e tenere vivi i valori su cui si fonda la dignità della persona, e di promuovere quelle forme di solidarietà che favoriscono il bene comune, affinché l’umanità diventi sempre più famiglia di Dio”.

Il Papa non manca infine di mettere l’accento sul ruolo della famiglia per la nuova evangelizzazione. Essa, è la sua riflessione, “non è semplicemente destinataria dell’azione pastorale, ma ne è protagonista, chiamata a prendere parte all’evangelizzazione in modo proprio e originale”, mettendo “al servizio della Chiesa” e della società “il proprio essere e il proprio agire, come intima comunità di vita e di amore”.

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