Assisi/ Papa: Cristo porta pace in mondo senza armi o guerre
Fare discepoli tutti i popoli, pronti a sacrificio e martirio
Città del Vaticano, 26 ott. (TMNews)
Gesù "non è un re che domina con il potere politico e militare", ma è "un re mansueto che regna con l'umiltà e la mitezza di fronte a Dio e agli uomini": così il Papa ha spiegato l'annuncio della pace da parte di Cristo alla vigilia dell'incontro interreligioso di Assisi
"Come costruire un mondo di pace di cui Cristo è re?", ha domandato Benedetto XVI nella lituriga della parola che si svolge stamane nell'aula Paolo VI in Vaticano.
"Il comandamento che Cristo lascia ai suoi apostoli e a noi tutti è: Andate e fate discepoli tutti i popoli. Ecco io sono con voi tutti i giorni fono alla fine del mondo. I messaggeri di pace - ha detto il Papa - devono mettersi in cammino, rispondere al suo invito, andare per il mondo ma non con la potenza della guerra o la forza del potere. Cristo non li guida con mezzi potenti ma come agnelli in mezzo ai lupi. San Giovanni Crisostomo - ha ricordato Ratzinger - commenta che finché saremo agnelli vinceremo e anche se circondati da molti lupi riusciremo a superarli, ma se diventeremo lupi saremo sconfitti perché privi del pastore. I cristiani - ha detto il Papa - non devono mai cadere nella tentazione di diventare lupi tra i lupi, non è con il potere della forza e della violenza che il regno di Cristo si estende, ma con amore, anche l'amore estremo verso i nemici. Gesù non vince il mondo con la forza delle armi ma con la forza della croce. La conseguenza è di essere pronti al sacriificio, al martirio, perché nel mondo trionfi la pace".
Richiamando il titolo della giornata di domani ad Assisi- 'Pellegrini della verità, pellegrini della pace' - Benedetto XVI ha spiegato che esso sta a significare "l'impegno che vogliamo rinnovare con persone di altre religioni e anche con i non crdenti per la promozione del vero bene dell'umanità e la costruzione della pace. Come ho già avuto modo di ricordare, chi è in cammino verso Dio non può non tramettere la pace, chi costruisce la pace non può non avvicinarsi a Dio".
"Davanti alla basilica di San Pietro - ha detto il Papa - ci sono due statue, quella di San Pietro e quella di San Paolo. San Pietro ha in mano delle chiavi, San Paolo una spada. Per chi non conosce la storia di quest'ultimo - ha sottolineato Benedetto XVI - potrebbe pensare che sia un grande condottiero che ha sottomesso popoli e nazioni procurandosi fama e ricchezza con il sangue altrui. Invece è esattamente il contrario. La spada - ha notato Ratzinger - è lo strumento con cui venne messo a morte, subì il martirio e sparse il suo proprio sangue.
La sua battalgia non è quella della violenza, ma quella del martirio per Cristo, l'annuncio di Cristo crocifisso".
L''apostolo delle genti' "non ha cercato una vita tranquilla, comoda, lontana dalle contrarietà, ma si è consumato per il Vangelo, ha dato tutto se steso senza riserve e così è stato un grande messaggero della pace e della riconciliazione in Cristo. La spaga inoltre - ha aggiunto il Papa - richiama la potenza della verità, che spesso può ferire, far male. L'postolo fu fedele fino in fondo a questa verità".
"Questa stessa logica - ha detto il Papa - vale anche per noi, perché se vogliamo essere anunciatori di pace dobbiamo essere disposti a pagare di persona e soffrire in prima persona le incomprensioni, il rifiuto e la persecuzione. Non con la spada del conquistatore ma la spada del sofferente, di chi sa donare la propria vita. Come cristiani vogliamo invocare da Dio il dono della pace, gli chiediamo che ci renda strumenti della sua pace. In un mondo ancora lacerato da odio, divisioni e guerre vogliamo chiedere che l'incontro di domani favorisca il dialogo tra persone di diverse fedi e porti un raggio di luce capace di illuminare il cuore di tutti gli uomini perché il rancore ceda il posto al perdono, la divisione alla riconciliazione, l'odio all'amore, la violenza alla mitezza e nel mondo regni la pace".
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