Il Papa per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato
Il Vangelo in un mondo senza frontiere
L'accoglienza a migranti e rifugiati, oltre a essere una questione di solidarietà e condivisione, è «un'opportunità provvidenziale» per rinnovare l'annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo. Una necessità, quella della nuova evangelizzazione, resa particolarmente urgente in un tempo come il nostro «segnato da tentativi di cancellare Dio e l'insegnamento della Chiesa dall'orizzonte della vita, mentre si fanno strada il dubbio, lo scetticismo e l'indifferenza che vorrebbero eliminare persino ogni visibilità sociale e simbolica della fede cristiana».
Lo scrive Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, presentato nella Sala Stampa della Santa Sede questa mattina, martedì 25 ottobre.
Come di consueto anche per la prossima Giornata, la novantottesima, il Papa propone tre grandi aree tematiche sulle quali riflettere: i migranti, i rifugiati e gli studenti esteri. I vertici del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ne hanno illustrato i contenuti. L'arcivescovo presidente Antonio Maria Vegliò si è soffermato sul nuovo contesto nel quale la Chiesa si trova oggi a svolgere la missione evangelizzatrice, rappresentato da quello che il presule ha definito «un miscuglio di nazionalità e di religioni» che proprio per il costante aumento del flusso migratorio nel mondo «continua a crescere in maniera esponenziale». Basta riflettere su alcune cifre tratte dal rapporto mondiale del 2010 sulle migrazioni e riferite da monsignor Vegliò: oltre trentotto milioni di immigrati negli Stati Uniti d'America; circa dieci milioni nella Federazione Russa; sette milioni circa in Germania; sei milioni e duecentomila in Canada; cinque milioni e mezzo in Spagna; quattro milioni e duecentomila nel Regno Unito; tre milioni e cinquecentomila in Francia. Tutto questo movimento comporta naturalmente da una parte la penetrazione, nei Paesi di antica cristianità, della secolarizzazione e di una crescente insensibilità nei confronti della fede cristiana; dall'altra un flusso emergente del cristianesimo in Paesi a maggioranza non cristiana. Ecco perché il Papa nel suo messaggio, ha detto l'arcivescovo, sottolinea l'importanza del lavoro che sono chiamati a svolgere gli operatori pastorali impegnati nel porre Gesù Cristo al centro dell'esistenza. Con una raccomandazione particolare: evitare di soffocare l'annuncio con eccessive complicazioni strutturali e organizzative. Situazione analoga per i rifugiati. Ne ha parlato il segretario del dicastero, il vescovo Joseph Kalathiparambil. Ha però fatto un distinguo. Il Papa per loro evoca la sofferenza causata dalla violenza dalla quale fuggono. E ribadisce il suo «no a razzismo o xenofobia» e il suo sì all'accoglienza in strutture adeguate alla loro dignità umana e alla stesura di programmi concreti di reinsediamento. Infine lo scalabriniano Gabriele Ferdinando Bentoglio, sotto-segretario, ha sottolineato l'attenzione del Papa per gli studenti esteri.
(©L'Osservatore Romano 26 ottobre 2011)
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