La giornata per la pace e la giustizia nel mondo convocata da Benedetto XVI ad Assisi giovedì 27 ottobre
Un pellegrinaggio alla ricerca della verità
Trentuno delegazioni di Chiese cristiane, tredici delegati cattolici in rappresentanza di Conferenze episcopali regionali, patriarchi e arcivescovi maggiori delle Chiese sui iuris, diversi rappresentanti della comunità ebraica, centosettantasei esponenti di diverse tradizioni religiose non cristiane e non ebraiche, quattro non credenti, cinquanta Paesi rappresentati. Sono alcuni dei numeri della prossima giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo che, convocata da Benedetto XVI durante l’Angelus della giornata mondiale della pace di quest’anno, si celebrerà ad Assisi giovedì 27 ottobre, a venticinque anni dalla prima convocata da Giovanni Paolo II.
«Pellegrini della verità, Pellegrini della pace» il tema scelto dal Pontefice per la riflessione di un evento che ha tre obiettivi specifici, come ha detto il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nel presentare l’iniziativa martedì mattina, 18 ottobre, nella Sala Stampa della Santa Sede. Innanzitutto ribadire il «no» a qualsiasi strumentalizzazione della religione. «La violenza tra religioni — ha affermato — è uno scandalo che snatura la vera identità della religione, vela il volto di Dio e allontana dalla fede». Poi si tratta di ricondurre il «cammino delle religioni verso la giustizia e la pace» perché «l’impegno primario della coscienza che anela al vero e al bene, non può che essere caratterizzato da una comune ricerca della verità». Infine si tratterà di riaffermare — e sarà questo il filo conduttore dell’intera giornata — il principio che «la pace ha bisogno della verità». Della verità sulle persone, sugli Stati, sulle religioni stesse, sulle corrispondenti culture, in cui spesso si annidano elementi non conformi alla verità sull’uomo, per cui divengono ostacolo allo sviluppo integrale dei popoli e dunque alla pace.
Per questo motivo il Papa ha voluto invitare, oltre ai rappresentanti degli uomini di fede, anche quattro uomini di cultura non credenti. Una novità assoluta nel contesto celebrativo dell’analoga giornata originaria di venticinque anni fa, ma non nuova nel pensiero di Papa Ratzinger. A sottolinearlo questa mattina in Sala Stampa è stato monsignor Melchor José Sánchez de Toca y Alameda, sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, accompagnato all’incontro con i giornalisti da padre Jean-Marie Laurent Mazas, il direttore di quel «Cortile dei Gentili» voluto proprio da Benedetto XVI nell’ambito dello stesso Pontificio Consiglio. «All’origine di questa scelta — ha spiegato il prelato — vi è la convinzione che l’uomo, sia credente sia non credente, è sempre alla ricerca di Dio e dell’Assoluto: egli è pertanto sempre un pellegrino in cammino, alla ricerca della pienezza della verità». Proprio la ricerca della verità è la premessa per conoscersi meglio, per superare ogni forma di pregiudizio, ma anche del sincretismo che offusca la verità
Su queste basi è realizzato quell’ampio consenso che farà convergere verso Assisi lo sguardo di tutti i fedeli. Anche di quelli che non appartengono al mondo cristiano o ebraico. L’arcivescovo Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha sottolineato la loro presenza ad Assisi. In aumento i musulmani, una cinquantina quest’anno nonostante la coincidenza con il pellegrinaggio alla Mecca e con la conferenza interreligiosa di Doha, in Qatar; alcuni presenti per la prima volta come i bahai dall’India, e quattro esponenti delle nuove religioni del Giappone.
Importante naturalmente la presenza di numerosi membri di Chiese, comunità ecclesiali e organizzazioni cristiane provenienti da tutto il mondo. «Per le Chiese d’Oriente — ha informato don Andrea Palmieri, incaricato della sezione orientale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani — saranno presenti diciassette delegazioni». Tra i capi delegazione il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo i, il metropolita di Astana e Kazakhstan, Aleksandr, in rappresentanza del Patriarcato di Mosca, e molti altri esponenti delle Chiese ortodosse orientali. Vi sarà anche una delegazione della Chiesa assira dell’Oriente.
Per le Chiese e comunità ecclesiali d’Occidente, saranno presenti tredici delegazioni, tra cui quella della Comunione anglicana, guidata da Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury. Parteciperà anche una delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese, guidata dal segretario generale, Olav Fykse Tveit.
L’ebraismo mondiale sarà rappresentato tra l’altro dall’International Committee on Interreligious Consultation, dal Gran rabbino d’Israele e, per la comunità ebraica italiana, dal Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
Infine è stato illustrato nei dettagli il programma della giornata, alla cui organizzazione ha collaborato il vescovo Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Le delegazioni partiranno da Roma, in treno, alle 8 di giovedì 27 ottobre insieme col Papa. Il treno rallenterà a Terni, Spoleto e Foligno, dando modo a queste Chiese locali di mostrare la loro partecipazione e la loro solidarietà all’iniziativa. All’arrivo in Assisi, ci si recherà presso la basilica di Santa Maria degli Angeli, dove avrà luogo un momento di commemorazione dei precedenti incontri e di approfondimento del tema della giornata. Dopo il saluto del cardinale Turkson interverranno esponenti di undici delegazioni presenti; a conclusione ci sarà l’intervento di Benedetto XVI.
Terminato l’incontro in basilica il Papa e i capi delegazione entreranno nel convento della Porziuncola, dove, nei refettori, condivideranno un pranzo frugale, «un pasto — ha spiegato il cardinale Turkson — all’insegna della sobrietà, che intende esprimere il ritrovarsi insieme in fraternità e, al tempo stesso, la partecipazione alle sofferenze di tanti uomini e donne che non conoscono la pace».
Sarà poi lasciato un tempo di silenzio, per la riflessione di ciascuno e per la preghiera. Ognuno potrà farlo in privato nelle stanze che saranno messe a disposizione nel convento.
Nel pomeriggio, tutti parteciperanno a un cammino che si snoderà verso la basilica di San Francesco. «Sarà un pellegrinaggio — ha detto il porporato spiegandone il significato — a cui prenderanno parte nell’ultimo tratto anche i membri delle delegazioni. Con esso si intende simboleggiare il cammino di ogni essere umano nella ricerca assidua della verità e nella costruzione fattiva della giustizia e della pace».
Si svolgerà in silenzio, per lasciare spazio alla preghiera e alla meditazione personali di ciascuno dei partecipanti. Infine il corteo processionale raggiungerà la basilica di San Francesco, dove si sono conclusi anche i precedenti raduni. Sarà il momento finale della giornata, un’occasione per ciascuno di rinnovare in modo solenne il comune impegno per la pace. Prima di lasciare Assisi, chi lo vorrà potrà sostare davanti alla tomba di san Francesco.
(©L'Osservatore Romano 19 ottobre 2011)
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