Lamezia accoglie il Pontefice con fede e tanta speranza
Attesa per quanto dirà il Santo Padre. La messa sarà celebrata in un'area con maxischermi e un grande palco di quaranta metri
Vinicio Leonetti
Lamezia Terme
«Nel nome di Gesù Cristo: cammina!".
Il motto scelto dal Papa per la visita di oggi vuole essere un incoraggiamento a proseguire rivolto a tutti i calabresi in una terra da troppo tempo martoriata, ed oggi attraversata da una crisi profonda che provoca disoccupazione, povertà e lo strapotere di clan della 'ndrangheta.
Benedetto XVI atterra all'aeroporto lametino poco dopo le 9 e in papamobile raggiunge la vicina area attrezzata dove l'attendono 70 mila fedeli, secondo fonti della prefettura. Se il tempo è clemente anche di più. Ma la pioggia non ferma i credenti. A ricevere il Pontefice il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Gianni Letta accompagnato da una delegazione di amministratori calabresi con il governatore Giuseppe Scopelliti, il presidente della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro, il sindaco di Lamezia Gianni Speranza, il vescovo lametino mons. Luigi Cantafora, e Antonio Reppucci prefetto di Catanzaro.
L'organizzazione. Nella zona industriale c'è un'area per ospitare anche 100 mila persone, tanti sono i fedeli prenotati nelle parrocchie della Calabria per essere alla messa del Papa. L'ingresso è gratuito, l'auto si lascia nei parcheggi predisposti, e l'area è raggiungibile solo con i bus navetta. Chiusa la Statale 18, unica strada d'accesso all'area industriale, dallo svincolo sull'A3 di Lamezia a quello di Pizzo.
L'ulivo secolare alla destra del Pontefice ed un'enorme croce sono gli elementi caratteristici di un palco da 40 metri con un'amplificazione possente da concerto rock. Quelli che solitamente organizza Ruggero Pegna, promoter di spettacoli soprattutto musicali, incaricato dalla Curia lametina di occuparsi della parte tecnica. La Chiesa locale non ha lesinato nulla: area wi-fi per connettersi su Internet gratuitamente con telefonini o computer portatili, stand con i ricordini della visita storica (magliette, cappellini e bandiere), maxischermi in ogni angolo, 300 bagni chimici.
L'attesa. La città si è preparata ad accogliere il Pontefice: convegni organizzati dalla Curia, incontri nelle scuole, bandierine nelle case, e persino un annullo speciale di Poste Italiane. Perchè a differenza di quanto avvenne il 5 ottobre 1984 con Giovanni Paolo II, questa volta il Papa dalla periferia si sposta nel cuore della città con la sua papamobile. Dopo la messa che dovrebbe terminare intorno a mezzogiorno, Benedetto XVI col suo seguito segue un percorso che lo porta fino alla Cattedrale, rimessa a nuovo per l'occasione, e al vescovato dove pranza con i vescovi calabresi (il menù nell'articolo accanto).
Le donazioni. S'è innescata da mesi una gara di doni al Papa. A spingerla innanzitutto la valorizzazione del "made in Lamezia", artigiani e maestri che vogliono dimostrare quando valgono, ma la ricerca di pubblicità fa anche la sua parte. Realizzare qualcosa per il Papa in Calabria non accade tutti giorni. Così orafi, falegnami, stilisti, ma anche associazioni, si sono impegnati a fare i loro regali al Santo Padre. Occasione imperdibile visto che l'ultimo Papa entrato in città fu Urbano II e la sua visita risale a nove secoli fa.
Le polemiche. Non mancano mai. La voce più grossa quella della sinistra locale. Grande rispetto per il Santo Padre, ma la protesta parte dall'investimento per la visita odierna, quantificato in circa 2 milioni di euro. In un momento di forte crisi finanziaria per gli enti locali non sono pochi. Molti di questi soldi investiti, comunque, sono stati destinati alla ristrutturazione di chiese e strade che non finiscono in una sola giornata.
Pranzo "made in Calabria"
Tre portatein 55 minuti. È il pranzo del Papa con i vescovi in Curia preparato dalla Ristorart, azienda catanzarese scelta dalla diocesi. Tutti gli ingredienti sono rigorosamente "made in Calabria".
Il primoè lo "scrigno del duca", fatto di maltagliati trafilati a bronzo, dadetti di zucchine e peperoni, pancetta di suino nero calabrese, pomodoro e porcini della Sila Piccola.
Il secondo agnellino di latte al Greco di Bianco con patata "cenerina" di Decollatura. Per contorno una patata al forno cucinata come fosse sotto la cenere del camino con un filo d'olio extra vergine biologico calabrese.
Una mousse di fichi d'india (nella foto) il finale tra frutta e dolce, leggero e digestivo perchè aromatizzato al rabarbaro.
© Copyright Gazzetta del sud, 9 ottobre 2011
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