martedì 4 ottobre 2011

Musei Vaticani: giornata di studio sulla conservazione e il restauro delle opere etnologiche

Musei Vaticani: giornata di studio sulla conservazione e il restauro delle opere etnologiche

Conoscere, conservare, condividere. Queste le parole chiave della “Sharing Conservation”, una giornata di studio promossa dai Musei Vaticani e dedicata ai diversi approcci alla conservazione e al restauro di manufatti provenienti da tutto il mondo. Padroni di casa, in quest’occasione di confronto tra i principali istituti di restauro internazionali, gli specialisti del Museo missionario etnologico dei Musei Vaticani e del laboratorio di restauro polimaterico. Il servizio di Michele Raviart:

Prendersi cura dell’arte del mondo, nel rispetto della cultura dei popoli e delle loro tradizioni. Questo il compito delle sette specialiste del laboratorio di restauro polimaterico dei Musei Vaticani, che dal 2001 provvedono al recupero degli oltre 80mila pezzi che compongono il catalogo del Museo missionario etnologico. Opere provenienti da ogni epoca, dalla preistoria agli ultimi regali ricevuti da Papa Benedetto XVI, e da ogni parte del mondo. Dai tredici kakemono giapponesi, preziosi rotoli di seta dipinti, alle maschere in legno provenienti dall’Africa. Materiali diversissimi tra loro, che vengono meticolosamente analizzati e restaurati. Stefania Pandozy, responsabile del laboratorio polimaterico:

“Questo lavoro, per noi, è una vera e propria missione. Noi trattiamo delle collezioni che hanno delle origini estremamente diversificate: in questo siamo assolutamente coadiuvati da specialisti delle varie etnie, che ci indirizzano e ci fanno conoscere la natura, la nascita e i motivi della realizzazione delle opere che noi andiamo a trattare. Cerchiamo di eseguire un intervento che, nel rispetto delle culture di provenienza, possa migliorare lo stato dell’oggetto, rendendolo così fruibile. Non è soltanto un rispetto etico, morale, formale e concettuale, è un rispetto pratico: operiamo col minimo intervento”.

Una collezione, quella del Museo missionario etnologico, che è la più vasta tra quelle che compongono i Musei Vaticani e che risale principalmente all’Esposizione Universale Missionaria del 1925. Per l’occasione giunsero al Pontefice Pio XI, migliaia di doni provenienti da privati, diocesi e missioni di tutto il pianeta. Un’universalità di opere e di etnie che è nella natura stessa della Chiesa di Roma, come ci spiega padre Nicola Mapelli, curatore del reparto per le raccolte etnologiche dei Musei Vaticani:

“L’interesse della Chiesa cattolica per le altre culture e per gli altri popoli è un interesse veramente universale. La Chiesa ha sempre avuto questa grande attenzione ad andare oltre i confini, ad espandersi al di fuori del suo mondo originario per arrivare in Cina, in Giappone, in Asia, nelle Filippine, in America e, in contatto con queste culture, apprende da queste culture le sapienze locali e con queste sapienze locali cerca di costruire questo ideale di un mondo fatto di armonia, di pace e di concordia. (mg)

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