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Ecco la parte che ci interessa:
"Un'ultima osservazione su questa questione preliminare. Era sembrato, all'esordio del pontificato di papa Ratzinger che egli parteggiasse piuttosto dalla parte di chi voleva frenare l'ispirazione conciliare del Vaticano II. Si sta invece verificando che non è questo, o non è più questo, il pensiero del Papa. Ne ha fatto fede il discorso da lui tenuto nelle scorse settimane al Bundestag di Berlino e in particolare nel discorso, durante quel suo viaggio in Germania, sul cristianesimo protestante.
Ratzinger è un agostiniano e questa sua formazione la dice già molto lunga sulla natura della sua fede, agganciata al pensiero di chi fece della "grazia" il pilastro della salvezza. Ma la frase più significativa Benedetto XVI l'ha riservata al promotore della "riforma": "Lutero - ha detto - ha creduto in Dio più di noi". Forse voleva dire che Lutero propugnò il rapporto diretto tra il credente e il suo Creatore, senza la necessaria intermediazione della Gerarchia, del dogma, della pratica liturgica.
La frase comunque è stata quella che di per sé evoca una vera e propria rivoluzione come l'altra: "Meglio un non credente di retto sentire che un ateo devoto"."
Bastava leggere TUTTI i discorsi e le omelie tenute dal Papa in questi anni per arrivare ben prima a certe conclusioni.
Bastava leggere il discorso mai pronunciato alla Sapienza.
Ovviamente certe affermazioni sono una libera interpretazione di Scalfari, come quella sulla gerarchia cattolica.
Aveva proprio ragione l'allora cardinale Ratzinger quando, intervistato da Messori, disse: "Non sono cambiato io, sono cambiati loro".
R.
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9 commenti:
buona domenica Raffaella e a tutti voi.
Vedo che hai voluto inaugurare la giornata con La sai l'ultima. E fa anche ridere.
Intanto non mi risulta il virgolettato scalfariano, cioè non mi risulta che Benedetto abbia mai usato l'epiteto, nato per ironia, e divenuto un'accusa quasi infamante, di "ateo devoto".
La solita operazione bassamente annessionista.
Insomma, chissà, il Papa iscritto al partito di Repubblica. Insieme a Lutero e a sant'Agostino, naturalmente.
Cara Raffaella,
RAI 1, il commento alle canonizzazioni di oggi è di V. Naturalmente. Discetterà sulla camionetta bianca.
Il Papa non ha detto affatto "Lutero ha creduto in Dio più di noi". Egli ha messo in evidenza la drammaticità della domanda di Lutero "Qual è la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio?" per parlare della necessità di vedere con realismo che "il mondo viene devastato a causa della corruzione dei grandi, ma anche dei piccoli, che pensano soltanto al proprio tornaconto" (Erfurt, 23/9/2011).
E non ha detto "Meglio un non credente di retto sentire che un ateo devoto", bensì (a senso) che una persona che vive al di fuori delle strutture organizzatve della Chiesa (in Germania molto forti), profondamente inquietata dalla questione su Dio, può essere più vicina a Dio di un funzionario "senz'anima" di tali strutture.
Lo schema, ahinoi, è terribilmente monotono: Scalfari, insieme ai varii "illuminati" di mentalità massonica, aspetta che il Papa "si penta" e "faccia la Rivoluzione", cominciando con l'aderire al soggettivismo luterano per sfociare poi nel nichilismo contemporaneo.
Cavour pensava allo stesso modo, con la sola differenza che l'esito nichilistico non era ancora conclamato.
Scalfari che commenta un discorso del Papa!??? Per carità!!!!!
Barbapapà, come sempre, non merita di essere commentato. Una risata, quella sì, che lo seppellisca.
Alessia
non ce la faccio a leggere Scalfari che discute di Lutero e Benedetto XVI e fede .... non ce la faccio ... è questione di forza fisica e di cuore ... ormai sono anziano ... non posso ...
ciao
r
Infatti, caro Raffaele, mi sono limitato a cogliere un paio di false citazioni e a segnalare le versioni vere.
Cordialità
Scrive Scalfari: <<"Unicuique suum" direbbe la liturgia>>. La liturgia non c'entra, si tratta di parte della definizione della giustizia secondo il Digesto di Giustiniano: "Unicuique suum tribuere", cioè dare a ciascuno il suo, accolto come uno dei motti dall'Osservatore Romano.
Antonio C.
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