mercoledì 12 ottobre 2011

Prima lettera pastorale del cardinale Angelo Scola alla diocesi di Milano. Al cuore dell'amore umano (O.R.)

Prima lettera pastorale del cardinale Angelo Scola alla diocesi di Milano

Al cuore dell'amore umano

Milano, 11. Un «patrimonio prezioso per l'intera società». La famiglia «è la via maestra e la prima, insostituibile “scuola” di comunione, la cui legge è il dono totale di sé».
Per questo «i cristiani, proponendola in tutta la sua bellezza, al di là delle loro fragilità, intendono testimoniare agli uomini e donne del nostro tempo, qualunque sia la loro visione della vita, che l'oggettivo desiderio di infinito che sta al cuore di ogni esperienza di amore si può realizzare».
È interamente dedicata alla famiglia la prima lettera pastorale che il cardinale Angelo Scola ha indirizzato all'arcidiocesi di Milano. Con lo sguardo rivolto -- la lettera è pubblicata in un volumetto contenente l'agenda pastorale dell'arcidiocesi -- all'evento più importante del nuovo anno sociale, l'incontro mondiale delle famiglie, in programma nel capoluogo ambrosiano dal 30 maggio al 3 giugno 2012. Appuntamento che culminerà con la prima visita di Benedetto XVI a Milano.
Proprio sulla centralità del ruolo del Papa, alla luce dell'incontro milanese, che avrà per tema «La famiglia: il lavoro e la festa», si focalizza un passaggio fondamentale della lettera. «È necessario che, nel tempo che ancora ci separa da quella data, in ogni parrocchia e decanato, in ogni aggregazione di fedeli, in ogni famiglia, ma anche in pubblico confronto con i vari ambiti della società civile, noi ci impegniamo a riscoprire il significato della figura del Successore di Pietro nella vita della Chiesa e nell'odierna società plurale». In questa prospettiva il porporato sollecita la riflessione della sua diocesi. con una domanda molto diretta: «Perché il Papa viene a noi?». E la risposta è altrettanto essenziale. «Il Vangelo di Luca ce lo dice con grande chiarezza: “Per confermare la nostra fede”». Infatti, «la persona, la testimonianza e il magistero di Benedetto XVI, in quanto Successore di Pietro, rafforzeranno in noi la convinzione che la fede è ragionevole anche nell'odierno contesto socio-culturale perché propone alla libertà il compimento dell'uomo». Anche se -- rileva Scola -- «dobbiamo però riconoscere che spesso non siamo consapevoli dell'importanza del ministero del Papa. In una società complessa come la nostra è molto facile ridurre il suo autorevole magistero a una opinione tra le altre». In questo senso, «sarà di decisiva importanza che regolarmente, in questi mesi, secondo modalità che, come ci viene suggerito nella presente agenda, verranno proposte specificatamente, si prenda coscienza personale e comunitaria degli insegnamenti del Santo Padre, soprattutto in materia di famiglia, festa e lavoro».
Sempre nella prospettiva dell'incontro mondiale delle famiglie, il porporato sottolinea tre elementi che considera «particolarmente rilevanti». In primo luogo, «il lavoro sulle dieci catechesi appositamente predisposte in vista dell'incontro mondiale, radicate nella Parola di Dio, nel Catechismo della Chiesa cattolica e nel magistero dei Papi su persona, matrimonio e famiglia», le quali «ci aiuteranno a comprendere “quel grande sì che in Gesù Cristo Dio ha detto all'uomo e alla sua vita, all'amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza” (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al iv Convegno della Chiesa italiana, Verona 19 ottobre 2006)».
In secondo luogo, «così come viene indicato dal titolo dell'incontro, il tema della famiglia, dà risposta a un aspetto decisivo della comune esperienza umana. Si intreccia ad altri due fattori parimenti decisivi, quello del lavoro e quello del riposo (festa). L'aver posto a tema questi tre fattori costitutivi dell'esperienza di ogni uomo e ogni donna, esprime bene il nesso tra la fede e la vita e mostra efficacemente il grande realismo dell'esperienza cristiana». Soprattutto, «in questo delicatissimo frangente socio-economico», in cui «la famiglia si rivela come l'ambito più colpito dalla crisi e, nello stesso tempo, più capace di sostenere i propri membri nelle loro fatiche, come testimonia l'efficace esperienza del fondo famiglia-lavoro promosso con lungimiranza dal cardinale Tettamanzi». In questo senso, «è urgente che le comunità cristiane sostengano le famiglie in difficoltà e, in particolare, favoriscano le iniziative tese a generare lavoro». Infine, la questione dell'accoglienza. «Vorrei insistere sul richiamo all'ospitalità e alle tante forme di volontariato richieste da un gesto di tali dimensioni. Viverle in prima persona è la strada maestra e alla portata di tutti per imparare un po' di più quel dono di sé che compie la vita. Chi tra di noi sarà disponibile ad accogliere altre famiglie, provenienti da tutto il mondo, e a prestare il proprio tempo per collaborare, come volontario, potrà sperimentarlo di persona. Per questo rivolgo il mio invito forte e accorato alle comunità e in particolare a tutte le famiglie dell'arcidiocesi perché siano disponibili all'accoglienza e alla collaborazione». Ognuno «offra quello che può». Infatti, «ciò che conta è il sì di ciascuno».

(©L'Osservatore Romano 12 ottobre 2011)

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