lunedì 24 ottobre 2011

Una nuova autorità. Un documento del Pontificio Consiglio giustizia e pace (Sir)

Una nuova autorità

Un documento del Pontificio Consiglio giustizia e pace

Istituire una nuova Autorità finanziaria mondiale super partes che “regoli il flusso e il sistema degli scambi monetari”; prevedere “la tassazione delle transazioni finanziarie, mediante aliquote eque”; ricapitalizzare le banche “anche con fondi pubblici”, per sostenere l’economia reale: sono le principali proposte contenute nel documento del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace sulla gravità della crisi mondiale in corso, intitolato “Per una riforma del sistema finanziario internazionale nella prospettiva di un’Autorità pubblica a competenza universale”, presentato oggi in Sala Stampa vaticana.

Un contributo in vista del G20. “L’autorità – ha spiegato durante la conferenza stampa il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace – dovrà avere il fine specifico del bene comune e dovrà lavorare ed essere strutturata non come ulteriore leva di potestà dei più forti sui più deboli. In questo senso, essa dovrà svolgere quel ruolo super partes che, attraverso il primato del diritto della persona, favorisca lo sviluppo integrale dell’intera comunità umana, intesa come ‘comunità delle nazioni’”. Il cardinale ha precisato che la nota è un contributo “per il discernimento” che “può essere utile per le deliberazioni del G20” che si svolgerà nel mese di novembre a Cannes, in Francia. “La costituzione di un’Autorità pubblica mondiale, al servizio del bene comune” è “l’unico orizzonte compatibile con le nuove realtà del nostro tempo”, si legge nella nota, che vuole offrire “un contributo ai responsabili della terra e a tutti gli uomini di buona volontà” di fronte all’attuale crisi economica e finanziaria mondiale che “ha rivelato comportamenti di egoismo, di cupidigia collettiva e di accaparramento di beni su grande scala”. Secondo il dicastero vaticano oggi “è in gioco il bene comune dell’umanità e il futuro stesso”: oltre un miliardo di persone vivono con poco più di un dollaro al giorno, sono “aumentate enormemente le disuguaglianze” nel mondo, “generando tensioni e imponenti movimenti migratori”. “Nessuno, in coscienza – ribadisce la nota –, può accettare lo sviluppo di alcuni Paesi a scapito di altri”. “Se non si pone un rimedio” alle ingiustizie che affliggono il mondo, “gli effetti negativi che ne deriveranno sul piano sociale, politico ed economico saranno destinati a generare un clima di crescente ostilità e perfino di violenza, sino a minare le stesse basi delle istituzioni democratiche, anche di quelle ritenute più solide”.

Le cause della crisi. Le cause della crisi sono riscontrate in “un liberismo economico senza regole e senza controlli”, e in tre ideologie che hanno “un effetto devastante”: l’utilitarismo, l’individualismo e la tecnocrazia. Per un mercato a servizio dell’etica bisogna recuperare il primato dell’etica e della politica sulla finanza, da qui le proposte di “misure di tassazione delle transazioni finanziarie, mediante aliquote eque”, anche per “contribuire alla costituzione di una riserva mondiale, per sostenere le economie dei Paesi colpiti dalle crisi, nonché il risanamento del loro sistema monetario e finanziario”; “forme di ricapitalizzazione delle banche anche con fondi pubblici condizionando il sostegno a comportamenti ‘virtuosi’ e finalizzati a sviluppare l’economia reale”.

L’ipotesi di una “banca centrale mondiale”. “Sullo sfondo si delinea, in prospettiva, l’esigenza di un organismo che svolga le funzioni di una sorta di ‘Banca centrale mondiale’ che regoli il flusso e il sistema degli scambi monetari, alla stregua delle Banche centrali nazionali”. Queste le caratteristiche dell’autorità pubblica mondiale, già espresse da papa Roncalli nella “Pacem in terris” del 1963 e poi riprese da Benedetto XVI: “Si tratta di un’Autorità dall’orizzonte planetario, che non può essere imposta con la forza, ma dovrebbe essere espressione di un accordo libero e condiviso” e “dovrebbe sorgere da un processo di maturazione progressiva delle coscienze e delle libertà”, coinvolgendo “coerentemente tutti i popoli”, nel pieno rispetto delle loro diversità. La nota indica l’Onu come punto di riferimento di questo processo di riforma.

Proposte per un “netto salto di qualità”. “Si dà il caso che le nostre proposte appaiono in linea con quelle degli ‘indignados’, ma più che altro sono in linea con il precedente magistero”: così mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, ha risposto alle domande dei giornalisti durante la presentazione della nota. “Questo non significa – ha precisato – che le proposte degli ‘indignados’ non abbiano una loro razionalità o che non vadano sostenute. Il problema è se si propone questo gridando oppure in un’altra maniera. Noi scegliamo la strada del ragionamento pacato”. Nel suo intervento mons. Toso ha auspicato “un netto salto di qualità rispetto alle istituzioni e ai fora informali esistenti”: “Occorre innovare rispetto ad esse, all’Onu, alle fallimentari istituzioni di Bretton woods, al G8 o al G20”. Anche il G20, ha puntualizzato, “è una soluzione ancora insoddisfacente e inadeguata”, perché “non è parte dell’Onu ed è sempre un forum informale e limitato, che mostra di perdere efficacia più viene ampliato”. Gli aspetti tecnici del documento sono stati spiegati in dettaglio da Leonardo Becchetti, docente di economia all’Università di Roma Tor Vergata, che ha rilanciato l’importanza di una tassa sulle transazioni finanziarie su scala globale, non solo europea.

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