Verso l'incontro di preghiera per la pace di Assisi. Mons. Sorrentino: siamo tutti umili cercatori della Verità
Sono passati 25 anni, era il 1986, da quando Giovanni Paolo II convocò ad Assisi le religioni mondiali per pregare insieme per la pace. Quel 27 ottobre ritorna quest’anno, tra tre giorni, per volontà di Benedetto XVI, che per questa edizione ha voluto una dimensione nuova: quella del pellegrinaggio verso la verità. “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”, è il titolo di questa giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace che vedrà confluire nella città di San Francesco 176 esponenti delle diverse tradizioni religiose, oltre ai cristiani e agli ebrei. Novità di quest’anno la presenza di invitati non credenti. Della grande attesa parla al microfono di Francesca Sabatinelli l’arcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino.
R. - Quello che 25 anni fa è stato qui realizzato ha lasciato un’orma indelebile, tutto poi è stato fatto all’ombra di questa grande ispirazione che è stata denominata “lo spirito di Assisi”, legata alla figura di Francesco e al carisma di questa Chiesa. E dunque la nostra comunità sentiva una grande esigenza che il Papa tornasse a rilanciare la profezia di 25 anni fa. Questa comunità, e insieme la grande comunità francescana, era in attesa e desiderosa che quell’evento venisse commemorato e rilanciato. Siamo davvero onorati di essere una comunità che si ritrova ancora una volta al centro dell’attenzione della Chiesa e del mondo, in qualche maniera. Il sussulto del cuore, dell’entusiasmo e della preghiera c’è tutto.
D. - Mons. Sorrentino, il tema di questa giornata è dedicato al senso del pellegrinaggio, legato anche al senso della ricerca della verità…
R. - Quando si pensa alla pace si ha la tentazione di pensare che la pace sia favorita da una condizione generale di basso profilo della verità: quasi che meno verità abbiamo, meno verità testimoniamo, e più si riesca a stare insieme. Ma il Papa costantemente ci ricorda che senza verità, anche un altro tipo di violenza, diventa possibile e si autolegittima. C’è bisogno di avere il senso della verità, di ricercarla e dunque di mettersi in cammino verso la verità, sapendo appunto di essere pellegrini: rispetto alla verità siamo tutti umili cercatori.
D. - Quali sono le aspettative, le sue speranze per dopo il 27 ottobre?
R. - Riteniamo che Assisi debba fare qualcosa anche successivamente: ci siamo dati come impegno, ad esempio, che il 27 ottobre di ogni anno troveremo una qualche forma di commemorazione, di attualizzazione, di rilancio di questo evento. È un lavoro che intendiamo fare e per il quale stiamo costituendo anche un organismo di coordinamento con il mondo francescano. Io mi auguro - anzitutto per la mia comunità - che si assimili davvero lo spirito di questo evento. Uno spirito che, attraverso Francesco, risale ovviamente al Vangelo, a Gesù, al modo con cui ci poniamo di fronte alla verità che salva e che va testimoniata, senza essere mai brandita come un’arma, ma sempre testimoniata in mitezza ed in umiltà con capacità dialogica verso tutti, per porre premesse di una società universale che, anche e soprattutto dalle religioni, abbia quell’impulso di trascendenza e di comunione che consentono alla vita umana di essere vissuta nella pace. (mg)
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