Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
"GESU' DI NAZARET" DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI (SECONDO VOLUME): LO SPECIALE DEL BLOG
Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, "Gesù di Nazareth vol. 2 - Dall'ingresso a Gerusalemme alla Risurrezione", Libreria Editrice Vaticana 2011
PREMESSA
Finalmente posso presentare al pubblico la Seconda Parte del mio libro su Gesù di Nazaret.
Considerata la molteplicità delle reazioni alla Prima Parte – cosa certamente non sorprendente – costituiva per me un prezioso incoraggiamento il fatto che grandi maestri dell’esegesi come Martin Hengel, nel frattempo purtroppo deceduto, come Peter Stuhlmacher e Franz Mußner mi abbiano esplicitamente confermato nel progetto di procedere nel mio lavoro e di portare a termine l’opera incominciata.
Senza identificarsi con tutti i dettagli del mio libro, essi lo ritenevano dal punto di vista sia contenutistico che metodologico un contributo importante che doveva raggiungere la sua forma completa.
È stato pure motivo di gioia per me il fatto che, nel frattempo, il libro abbia acquistato nella
voluminosa opera Jesus (2008) del teologo protestante Joachim Ringleben, per così dire, un fratello ecumenico. Chi legge i due libri noterà, da una parte, la grande differenza nel modo di
pensare e nelle impostazioni teologiche determinanti, in cui si esprime concretamente la diversa
provenienza confessionale dei due autori.
Dall’altra, però, si manifesta al tempo stesso la profonda unità nell’essenziale comprensione della persona di Gesù e del suo messaggio.
Pur con approcci teologici differenti, è la stessa fede che agisce, avviene un incontro con lo stesso Signore Gesù.
Spero che ambedue i libri, nella loro diversità e nella loro essenziale sintonia, possano costituire una testimonianza ecumenica che in questa ora, a modo suo, può servire alla comune missione fondamentale dei cristiani.
Con gratitudine prendo anche atto del fatto che la discussione sul metodo e sull’ermeneutica dell’esegesi come pure sull’esegesi quale disciplina storica e al contempo teologica sta diventando più vivace, nonostante non poche resistenze nei confronti di nuovi passi. Di particolare interesse mi pare il libro di Marius Reiser, Bibelkritik und Auslegung der Heiligen Schrift (Critica biblica ed interpretazione della Sacra Scrittura), uscito nel 2007, che raccoglie una serie di saggi pubblicati precedentemente, ne crea un’unità omogenea e offre indicazioni rilevanti per nuove vie dell’esegesi, senza abbandonare ciò che del metodo storico-critico è di importanza permanente.
Una cosa mi sembra ovvia: in 200 anni di lavoro esegetico, l’interpretazione storico-critica ha ormai dato ciò che di essenziale aveva da dare.
Se la esegesi biblica scientifica non vuole esaurirsi in sempre nuove ipotesi diventando teologicamente insignificante, deve fare un passo metodologicamente nuovo e riconoscersi nuovamente come disciplina teologica, senza rinunciare al suo carattere storico.
Deve imparare che l’ermeneutica positivistica da cui essa prende le mosse non è espressione della ragione esclusivamente valida che ha definitivamente trovato se stessa, ma costituisce una determinata specie di ragionevolezza storicamente condizionata, capace di correzione e di integrazioni e bisognosa di esse. Tale esegesi deve riconoscere che un’ermeneutica della fede, sviluppata in modo giusto, è conforme al testo e può congiungersi con un’ermeneutica storica consapevole dei propri limiti per formare un’interezza metodologica.
Naturalmente, questa congiunzione di due generi di ermeneutica molto differenti tra loro è un
compito da realizzare sempre di nuovo. Ma tale congiunzione è possibile, e attraverso di essa le
grandi intuizioni dell’esegesi patristica potranno in un contesto nuovo tornare a portar frutto, come dimostra proprio il libro di Reiser. Non pretendo di asserire che nel mio libro questa congiunzione delle due ermeneutiche sia ormai cosa compiuta fino in fondo. Spero però di aver già fatto un buon passo in tale direzione.
In ultima analisi si tratta di riprendere finalmente i principi metodologici per l’esegesi formulati dal Concilio Vaticano II (in Dei Verbum 12) – un compito finora purtroppo quasi per nulla affrontato.
Forse è utile a questo punto mettere ancora una volta in evidenza l’intenzione orientatrice del mio libro.
Non è necessario, credo, dire espressamente che non ho voluto scrivere una «Vita di Gesù ».
Per quanto riguarda le questioni cronologiche e topografiche della vita di Gesù, esistono opere eccellenti; rimando in particolare a Joachim Gnilka, Jesus von Nazareth. Botschaft und Geschichte e all’opera approfondita di John P. Meier, AMarginal Jew (tre volumi, New York 1991, 1994, 2001).
Un teologo cattolico ha qualificato il mio libro, insieme con il capolavoro di Romano Guardini
Der Herr, come « cristologia dall’alto », non senza mettere in guardia nei confronti dei pericoli ad essa legati. In realtà, non ho tentato di scrivere una cristologia. Nell’ambito di lingua tedesca abbiamo una serie di importanti cristologie, come quelle di Wolfhart Pannenberg, di Walter Kasper e di Christoph Schönborn, alle quali si deve ora affiancare il grande opus di Karl-Heinz Menke, Jesus ist Gott der Sohn (2008).
Più vicino alla mia intenzione è il raffronto con il trattato teologico sui misteri della vita di Gesù, al quale Tommaso d’Aquino ha dato una forma classica nella sua Somma di teologia (S. Theol. III, qq. 27-59). Anche se il mio libro ha molti punti di contatto con tale genere di trattazione, è tuttavia collocato in un contesto storico-spirituale diverso, e in base a ciò ha anche un diverso orientamento intrinseco, che condiziona in modo essenziale la struttura del testo.
Nella premessa alla Prima Parte avevo detto che il mio desiderio era di illustrare « figura e messaggio di Gesù». Forse sarebbe stata cosa buona porre queste due parole – figura e messaggio – come sottotitolo al libro, per chiarirne l’intenzione di fondo. Esagerando un po’, si potrebbe dire che io volevo trovare il Gesù reale, a partire dal quale, soltanto, diventa possibile qualcosa come una « cristologia dal basso».
Il «Gesù storico », come appare nella corrente principale dell’esegesi critica sulla base dei suoi presupposti ermeneutici, è troppo insignificante nel suo contenuto per aver potuto esercitare una grande efficacia storica; è troppo ambientato nel passato per rendere possibile
un rapporto personale con Lui.
Coniugando tra loro le due ermeneutiche di cui ho parlato sopra, ho cercato di sviluppare uno sguardo sul Gesù dei Vangeli e un ascolto di Lui che potesse diventare un incontro e tuttavia, nell’ascolto in comunione con i discepoli di Gesù di tutti i tempi, giungere anche alla certezza della figura veramente storica di Gesù.
Questo compito era nella Seconda Parte ancora più difficile che non nella Prima, perché solo nella Seconda s’incontrano le parole e gli avvenimenti decisivi della vita di Gesù.
Ho cercato di tenermi fuori dalle controversie su molti possibili elementi particolari e di riflettere solo sulle parole e sulle azioni essenziali di Gesù – guidato dall’ermeneutica della fede, ma al contempo tenendo conto responsabilmente della ragione storica, necessariamente contenuta in questa stessa fede.
Anche se naturalmente resteranno sempre dettagli da discutere, spero tuttavia che mi sia stato dato di avvicinarmi alla figura del nostro Signore in un modo che possa essere utile a tutti i lettori che vogliono incontrare Gesù e credergli.
In base all’obiettivo di fondo del libro così illustrato, l’obiettivo cioè di comprendere la figura di Gesù, la sua parola e il suo agire, è ovvio che i racconti dell’infanzia non potevano rientrare direttamente nell’intenzione essenziale di quest’opera.
Voglio però tentare di rimanere fedele alla mia promessa (cfr Parte I, p. 20) e presentare su tale argomento ancora un piccolo fascicolo, se per questo mi sarà ancora data la forza.
Roma, nella festa di san Marco, 25 aprile 2010
Joseph Ratzinger
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