Il Papa ai seminaristi: siate degni della chiamata
Umiltà, dolcezza, generosità, e sopportazione sono tra le «qualità cristologiche» indicate da Benedetto XVI visitando a Roma il Seminario maggiore, dov’è stato accolto da Vallini e dal rettore Tani
DA ROMA MIMMO MUOLO
Come un maestro in mezzo ai suoi discepoli. Per spiegare due concetti fondamentali nell’itinerario che porta al sacerdozio ministeriale: la vocazione e l’unità della Chiesa. «Anche quando qualcosa non ci piace, è molto bello essere in una grande compagnia, avere amici in cielo e in terra, in tempi diversi e in tutte le parti del mondo». Il Papa, ieri pomeriggio, ha fatto visita ai seminaristi di Roma, riuniti nel Seminario romano maggiore. Una visita che sempre il Pontefice compie alla vigilia della Festa della Madonna della Fiducia, patrona dell’Istituto, e che gli ha fornito lo spunto per una lectio divina su un passo della Lettera agli Efesini.
Vocazione ed unità nello Spirito. «La vita cristiana – ha detto il Papa, integrando il testo scritto del suo discorso con ampi approfondimenti 'a braccio' – comincia con una chiamata e rimane sempre una risposta fino alla fine. E ciò sia nella dimensione del credere, sia in quella dell’agire». Di qui anche la sua esortazione ai seminaristi a «comportarsi in maniera degna della chiamata ricevuta». Il Battesimo, infatti, «non produce automaticamente una vita coerente». Per questo occorre anche «l’impegno personale». Anzi, il Pontefice non ha nascosto ai futuri sacerdoti «l’alto prezzo da pagare». «Seguire Cristo – ha avvertito – significa condividere la sua Passione, la sua Croce». Proseguendo, poi, nella sua riflessione, Benedetto XVI ha enumerato le qualità spirituali necessarie al sacerdote nella sua missione: l’«umiltà», la «dolcezza», o «mitezza», la «magnanimità» e «generosità», la capacità di «sopportazione», tutte «qualità cristologiche», le ha definite il Papateologo, dato che attengono all’imitazione di Cristo, che è la vera bussola nella vita di ogni presbitero.
«L’umiltà, ad esempio, non è sinonimo di modestia: la Scrittura ci dice che Dio ha umiliato se stesso fino a farsi uomo e a morire sulla croce. Essere sacerdoti implica questo». Allo stesso modo anche «la dolcezza, la mitezza è una caratteristica del Signore. E la magnanimità ci esorta a essere grandi: non siamo minimalisti, diamo tutto quello che possiamo». Infine il sopportare con amore: «Quando sarete in parrocchia, dovrete accettare, sopportare e animare tutte le persone, – ha detto il Papa ai seminaristi – quelle simpatiche e non simpatiche». Il Pontefice ha quindi insistito sulla «forma trinitaria della vocazione cristiana, sia a livello di singola persona, sia a livello di comunità ecclesiale». «La chiamata di ogni singolo cristiano – ha spiegato ai seminaristi – è un mistero trinitario: il mistero dell’incontro con Gesù, con la Parola fatta carne, mediante la quale Dio Padre ci chiama alla comunione con sé e per questo ci vuole donare il suo Santo Spirito, ed è proprio grazie allo Spirito che noi possiamo rispondere a Gesù e al Padre in modo autentico, all’interno di una relazione reale, filiale. Senza il soffio dello Spirito Santo – ha aggiunto il Pontefice – la vocazione cristiana semplicemente non si spiega, perde la sua linfa vitale». Ed è proprio lo Spirito a dare forma di unità, cioè di comunione, alla Chiesa. «Il corpo ecclesiale, la vocazione, la fede, il Battesimo, tutto è uno perché animato dal soffio dell’unico Spirito, lo Spirito del Padre e del Figlio».
L’unità, dunque, è «un vincolo, ma non una catena che ferisce, o dà i crampi alle mani. L’amore cristiano è un vincolo che libera. Legatevi ai vostri fratelli – ha esortato il Papa con le parole di san Giovanni Crisostomo – . Dio vuole che siamo legati gli uni gli altri non solo per essere amici. C’è in questo una dimensione personale, ma nello stesso tempo spirituale: la chiamata di Dio è chiamata ecclesiale, ci chiama in una comunità. Io sono in catene ma dietro c’è la grande catena dell’amore. Siamo dunque – ha concluso il Papa – in questo grande vincolo della pace che è la Chiesa». Benedetto XVI, accolto con gioia dai seminaristi e salutato al suo arrivo dal cardinale vicario, Agostino Vallini, e dal rettore del Seminario romano maggiore, monsignor Giovanni Tani, ha fatto poi rientro in Vaticano in serata.
© Copyright Avvenire, 5 marzo 2011
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2 commenti:
Umiltà, dolcezza, magnanimità, amore che tutto sopporta: che splendido, involontario, autoritratto !
Già cara Fabiola!
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