A colloquio con l'arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi, sul viaggio del Papa in Croazia
Aperti nuovi orizzonti per giovani e famiglie
di Nicola Gori
La grande partecipazione popolare, i momenti di profonda preghiera, l'incoraggiamento dato al Paese a proseguire nel percorso di ingresso all'Unione europea, il richiamo ai valori della famiglia e della vita, la conferma della ricchezza delle radici cristiane. Sono le impressioni di un testimone privilegiato del viaggio apostolico di Benedetto XVI a Zagabria: l'arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi. Il presule di nazionalità croata, che ha fatto parte del seguito papale, le riferisce in questa intervista al nostro giornale.
Può tracciare un primo bilancio della visita di Benedetto XVI in Croazia?
È stato un dono della Provvidenza alla Chiesa cattolica in un Paese che sta attraversando una fase di transizione e che quest'anno celebra il ventennale dall'indipendenza. Restano ancora da sanare molte ferite inferte dal regime comunista, che è stato duro, soprattutto nel periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale. Ci sono poi da risolvere non pochi problemi causati dalla guerra degli anni Novanta e occorre affrontare nuove sfide dovute alla secolarizzazione che ormai interessa anche la società croata. Per questo, credo che il Papa sia venuto nel momento più opportuno per confermare nella fede i membri della Chiesa cattolica e per dare un forte sostegno alle famiglie in occasione del loro primo convegno nazionale. È stato il momento indicato per rafforzare, di fronte a tante proposte e ideologie contrarie, l'attività pastorale a favore delle famiglie. Bisogna aiutarle a riscoprire il coraggio di vivere la loro vocazione di piccole Chiese domestiche nell'orizzonte della grande famiglia che è la Chiesa universale.
Oltre a quello con le famiglie, quali sono stati, secondo lei, gli appuntamenti più significativi del Papa nelle due giornate trascorse nella capitale croata?
Il Pontefice ha incontrato anche altre componenti della società e della Chiesa, in particolare i giovani. Lo ha fatto durante la bella veglia di preghiera svoltasi sabato sera nella piazza centrale di Zagabria. Precedentemente, nel Teatro nazionale, aveva parlato al mondo della cultura, della politica, dell'economia e della diplomazia. In quell'occasione ha salutato anche alcuni rappresentanti di altre religioni, come l'ebraismo e l'islam, e delegazioni di altre Chiese e comunità cristiane. Il primo è stato il metropolita di Zagabria, Lubiana e Italia della Chiesa ortodossa serba Jovan Pavlović: e il suo incontro con il Papa è stato accompagnato dall'applauso dei presenti. Il Pontefice ha poi avuto un particolare pensiero per il clero, i sacerdoti, i consacrati e i seminaristi che si preparano al sacerdozio. Lo ha fatto nella celebrazione dei secondi vespri in cattedrale. In questi due giorni abbiamo vissuto un'esperienza dello Spirito Santo. Abbiamo visto una Chiesa intera che si sta preparando alla Pentecoste. Tutta la liturgia della domenica era orientata in tal senso. Lo Spirito è sempre presente nella Chiesa, soprattutto nei momenti particolari come quello che abbiamo sperimentato in queste due giornate, quando il Pastore universale si incontra con un'importante porzione del suo gregge.
Quali sono i messaggi più incisivi contenuti nei discorsi di Benedetto XVI?
Si è trattato di interventi ricchi e catechetici. La gente li ricorderà facilmente, anche perché per far comprendere alcuni concetti importanti è stato riproposto l'esempio di tre grandi croati conosciuti non solo nel nostro Paese, ma a livello universale. Durante l'incontro con i giovani il Papa ha presentato il beato Ivan Merz (1896-1928). Era di cultura croato-tedesca e aveva studiato prima in Austria e poi in Francia. Per questo, aveva maturato una visione molto ampia del pensiero cristiano. Divenuto pioniere dell'Azione cattolica in Croazia, fece conoscere i documenti magisteriali di Pio XI e ne seguì le direttive per impiantare nel Paese l'Associazione che tanti frutti positivi ha portato alla Chiesa. Merz ha dedicato la sua vita a Dio e al servizio verso i fratelli ed è un esempio attuale per i giovani chiamati a diventare testimoni del Signore Gesù. Altro esempio indicato da Benedetto XVI è stato il gesuita Ruđer Josip Bošković (1711-1787), molto importante nel dialogo tra fede e ragione, perché ha speso la sua vita nella ricerca scientifica. Lo ha fatto però tenendo sempre presente che Dio è la Verità. Premesso ciò, aveva compreso che il Creatore ha dotato l'uomo della ragione e che ciascuno con essa deve ricavare questa verità cercando sempre la sintesi tra fede e ragione. Egli può essere un esempio di quella coscienza che si apre al vero e al bene. Il terzo esempio è stato il cardinale Alojzije Stepinac (1898-1960), arcivescovo di Zagabria, martire per l'unità della Chiesa nei tempi difficili delle dittature, prima fascista e nazista, poi comunista. Stepinac è stato come una roccia, un esempio fermo dei valori non negoziabili, tra cui la fede in Dio e l'unità della Chiesa. Il Papa l'ha riproposto al clero, ma anche a tutti i cattolici e al mondo intero, perché è stato un testimone autentico. Il suo esempio è importante per i nostri tempi, in un momento in cui la Chiesa deve affrontare altre sfide e problemi diversi. Credo che questo metodo catechetico e pastorale di esporre il pensiero sia molto valido, concreto, e resterà come eredità del viaggio del Papa in Croazia.
Come ha vissuto Benedetto XVI la presenza gioiosa di tanti giovani?
Abbiamo visto l'entusiasmo di moltissimi ragazzi e ragazze, così come si può vedere anche in altri Paesi del mondo. Ma ciò per cui i giovani croati si distinguevano era soprattutto il loro modo di pregare in quel grande tempio a cielo aperto che è stata la piazza centrale di Zagabria. Normalmente questo spazio è un luogo di incontri e di attività frenetica, anche sociale ed economica, e non è certo un luogo riservato, di raccoglimento. Eppure, credo che in tutti i presenti sia rimasto impresso quel silenzio totale che i giovani hanno saputo mantenere durante l'adorazione eucaristica guidata dal Papa. Se si giudica da questo risultato, possiamo concludere che le varie iniziative della pastorale giovanile sono riuscite a coinvolgere le nuove generazioni nella vita ecclesiale. L'esperienza della Chiesa in questo campo viene da lontano, dalla pastorale svolta nelle parrocchie e all'interno dei vari movimenti che organizzano molteplici attività specifiche, e dalle attività della Conferenza episcopale, promotrice di giornate dedicate ai giovani a livello nazionale che riscuotono sempre molta partecipazione. I giovani hanno dimostrato di essere ben disposti a seguire alti ideali proposti da Benedetto XVI.
Lei è stato vicino al Papa per tutta la durata del viaggio. Ha potuto cogliere qualche sua impressione particolare?
Sono rimasto impressionato dalla conoscenza generale che il Pontefice ha della Croazia e dell'Europa centrale e orientale. Si è parlato soprattutto dell'Europa centrale, Mitteleuropa, alla quale storicamente e culturalmente appartiene la Croazia. Il Papa era molto interessato a conoscere i significativi eventi della storia nazionale: dal battesimo di oltre tredici secoli fa, ai rapporti con la Santa Sede, dalla lotta secolare contro la penetrazione ottomana, fino agli avvenimenti tragici del XX secolo. La frase che mi ha particolarmente colpito è quella affidata ai vescovi croati al termine della colazione alla quale hanno preso parte numerosi presuli pervenuti dai Paesi limitrofi. Egli ha detto che è venuto a confermare nella fede i suoi fratelli, ma che egli stesso è stato confermato dalla fede del popolo, espressa soprattutto nei momenti di intensa preghiera comune.
Quali sono stati i motivi di fondo che hanno portato a un lungo dibattito interno prima di richiedere l'adesione della Croazia all'Unione europea?
Da quando è diventata Stato indipendente, la Croazia ha avuto chiara la volontà di aderire all'Unione europea. Purtroppo, gli eventi bellici degli anni Novanta hanno ostacolato questo cammino. Da sei anni, però, sono in corso trattative che sembrano al punto di arrivare a buon fine. È da sperare che con tale conclusione positiva agli euroscettici vengano tolte le ragioni di critica nei riguardi della burocrazia di Bruxelles circa i negoziati troppo lunghi e il fatto che per la Croazia sono state richieste condizioni aggiuntive. Come ha detto il Papa, con la sua ricca storia e cultura la Croazia darà un importante contributo all'Unione europea la quale, d'altra parte, permetterà ai cittadini croati di allargare gli orizzonti, pur mantenendo la loro identità nazionale, culturale e religiosa.
(©L'Osservatore Romano 8 giugno 2011)
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