Benedetto XVI alle famiglie croate: nell'Europa in crisi di valori, difendete la vita e mostrate la bellezza dell'amore coniugale duraturo
La famiglia tradizionale che affronta difficoltà e minacce, l’intangibilità della vita umana, dal concepimento fino al suo termine naturale, l’apertura alla vita. Ma anche il contributo delle “piccole chiese domestiche” all’evangelizzazione nel mondo. Sono questi alcuni dei temi affrontati stamani a Zagabria, in Croazia, da Benedetto XVI alla Santa Messa in occasione della prima Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate, fulcro del suo 19.mo viaggio apostolico internazionale. Da Zagabria, il servizio della nostra inviata Giada Aquilino:
La famiglia, fondamentale realtà umana, in Croazia come altrove “deve affrontare difficoltà e minacce”: ha quindi particolare bisogno di essere “evangelizzata e sostenuta”. Questa la riflessione di Benedetto XVI stamani alla celebrazione della Santa Messa all’ippodromo di Zagabria, nella prima Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate.
Accolto da una folla festante di 400 mila persone, che hanno gremito oltre le attese la struttura, a pochi passi dal fiume Sava, e salutato da ben mille sacerdoti e 60 vescovi, fra croati e dei Paesi vicini, Benedetto XVI ha subito rivolto il proprio pensiero alle famiglie cristiane, “risorsa” decisiva per l’educazione alla fede, per “l’edificazione della Chiesa come comunione e per la sua presenza missionaria” in tutte le situazioni della vita:
“Accanto alla parola della Chiesa, è molto importante la testimonianza e l’impegno delle famiglie cristiane, la vostra testimonianza concreta, specie per affermare l’intangibilità della vita umana dal concepimento fino al suo termine naturale, il valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio e la necessità di provvedimenti legislativi che sostengano le famiglie nel compito di generare ed educare i figli”.
Il Papa ha quindi invitato le famiglie ad essere “coraggiose”: “Non cedete a quella mentalità secolarizzata che - ha rilevato - propone la convivenza come preparatoria o addirittura sostitutiva del matrimonio”, perché “è possibile amare – ha aggiunto – come Cristo, senza riserve”, senza aver timore di “impegnarsi per un’altra persona”:
“Care famiglie, gioite per la paternità e la maternità! L’apertura alla vita è segno di apertura al futuro, di fiducia nel futuro, così come il rispetto della morale naturale libera la persona, anziché mortificarla! Il bene della famiglia è anche il bene della Chiesa”.
Nel suo saluto al Papa - dopo quello iniziale del cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria - l’arcivescovo Valter Zupan, presidente della Commissione per la famiglia e per la vita della Conferenza episcopale croata, sottolineerà più avanti, nel corso della celebrazione, “l’inalienabile diritto di voler vivere e di esprimere pubblicamente i valori mediante i quali la vita ci è stata donata”: “Vogliamo che i nostri bambini – dirà – possano continuare a chiamare i loro genitori ‘mamma’ e ‘papà’”; abbiamo il diritto – aggiungerà mons. Zupan – di chiedere che i nostri governanti rivedano “la legge sull’interruzione volontaria della vita concepita”, introdotta in Croazia nel ‘78. Esaminando l’attuale contesto mondiale, il Papa ha intanto tracciato un quadro della società odierna:
"Purtroppo dobbiamo constatare, specialmente in Europa, il diffondersi di una secolarizzazione che porta all’emarginazione di Dio dalla vita e ad una crescente disgregazione della famiglia. Si assolutizza una libertà senza impegno per la verità, e si coltiva come ideale il benessere individuale attraverso il consumo di beni materiali ed esperienze effimere, trascurando la qualità delle relazioni con le persone e i valori umani più profondi; si riduce l’amore a emozione sentimentale e a soddisfazione di pulsioni istintive, senza impegnarsi a costruire legami duraturi di appartenenza reciproca e senza apertura alla vita. Siamo chiamati a contrastare tale mentalità".
D’altra parte, “la Chiesa viene edificata dalle famiglie, piccole chiese domestiche”. Oggi, molte famiglie cristiane “acquistano sempre più la consapevolezza della loro vocazione missionaria”: riallacciandosi alle riflessioni del Beato Giovanni Paolo II, che per tre volte visitò la Croazia nel ’94, ’98 e 2003, Benedetto XVI ha ricordato che “la famiglia cristiana è sempre stata la prima via di trasmissione della fede e anche oggi conserva grandi possibilità per l’evangelizzazione”.
Poi, ricordando le Letture della celebrazione e il Vangelo di Giovanni - dedicato alla cosiddetta preghiera sacerdotale di Gesù e cantato durante la celebrazione all’Ippodromo anche in paleoslavo - in questa settima domenica di Pasqua, tra l’Ascensione e la Pentecoste, il Papa ha esortato pastori e genitori a continuare, i primi, il lavoro di “formazione alla fede delle nuove generazioni”, come anche “la preparazione al matrimonio” e “l’accompagnamento delle famiglie”, e – i secondi – a proseguire l’insegnamento ai figli a pregare, ad avvicinarli ai Sacramenti, “specie all’Eucaristia”, ricordando i 600 anni del miracolo eucaristico di Ludbreg, avvenuto nella cittadina del nord della Croazia nel 1411.
Terminata la Santa Messa, alla recita del Regina Caeli il Papa ha ringraziato per l’intensa e devota partecipazione, ribadendo che il suo dono alle famiglie croate è “la fede di Pietro, la fede della Chiesa”, mentre “voi mi donate – ha notato – la vostra fede vissuta in famiglia”, patrimonio di tutta la Chiesa. Infine, un affidamento delle famiglie croate a Maria:
"In questo momento ci rivolgiamo a lei, spiritualmente rivolti al suo Santuario di Marija Bistrica, e le affidiamo tutte le famiglie croate: i genitori, i figli, i nonni; il cammino dei coniugi, l’impegno educativo, il lavoro professionale e casalingo. E invochiamo la sua intercessione perché le pubbliche istituzioni sostengano sempre la famiglia, cellula dell’organismo sociale".
Quindi il Papa ha menzionato il VII Incontro mondiale delle Famiglie, che si terrà il prossimo anno a Milano; poi nei saluti nelle altre lingue, in spagnolo ha ricordato che oggi il Paese iberico ha un nuovo Beato, Juan de Palafox y Mendoza, venerato anche in Messico. In una bella giornata di sole, dopo la pioggia di ieri, il saluto finale di Benedetto XVI è andato ai fedeli di lingua slovena, serba, macedone, ungherese, albanese, tedesco e ovviamente croato presenti all’Ippodromo di Zagabria.
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