venerdì 3 giugno 2011

Dopo le ferite le speranze. Mons. Martin (Dublino) sul Congresso eucaristico internazionale (Iec) 2012 (Mengascini)

IRLANDA

Dopo le ferite le speranze

Mons. Martin (Dublino) sul Congresso eucaristico internazionale (Iec) 2012

(Simona Mengascini, inviata SIR Europa)

Una Chiesa che ha bisogno di “rinnovamento” e “riconciliazione”, dopo le ferite degli abusi e il “fallimento” dei credenti a “testimoniare una fede coerente”, ma in cui si intravvedono “segni di speranza”.
È questa l’analisi non “pessimistica”, come lui stesso tiene a dire, ma “realistica” della Chiesa irlandese fatta da mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino e primate d’Irlanda. Proprio Dublino sarà sede, nel 2012, del Congresso eucaristico internazionale (“Iec” la sigla in inglese) che ha come tema “L’Eucarestia: comunione con Cristo e dell’uno con l’altro”. A Dublino è in svolgimento un incontro di “familiarizzazione” con i temi e i luoghi del Congresso a cui partecipano giornalisti di media cattolici internazionali e 75 delegati provenienti da 70 Paesi del mondo.

Mons. Martin cosa significa, per la Chiesa irlandese, accogliere il Congresso eucaristico internazionale?

“Il Papa nella sua lettera ai cattolici irlandesi ha parlato di ‘rinnovamento’ e ‘riconciliazione’. Noi speriamo che i cristiani che da tutto il mondo arriveranno a Dublino siano segno di solidarietà e supporto alla Chiesa d’Irlanda e si uniscano a noi nella preghiera per il rinnovamento. Il nostro Paese sta attraversando una rivoluzione della cultura religiosa, non è più il bastione che si crede del cattolicesimo tradizionale: in alcune parrocchie di Dublino solo il 5 % dei cattolici, in alcuni casi il 2%, va a messa la domenica e solo il 18% dei cattolici dell’intera diocesi frequenta le funzioni domenicali; in più, c’è una crisi delle vocazioni e da due anni non ci sono ordinazioni sacerdotali. Oltre a questo abbiamo bisogno di rinnovamento perché il processo di secolarizzazione è veramente avanzato, un elemento che ci pone nelle stesse condizioni delle altre Chiese europee”.

E per quanto riguarda la riconciliazione?

“L’ultimo Congresso eucaristico, in Irlanda, c’è stato nel 1932 e fu un evento molto importante perché tra il 1922 e il 1924 c’era stata una guerra civile nel Paese. Quello fu il primo grande appuntamento nazionale in cui le due parti tornarono a lavorare insieme per un progetto comune. Era un evento di fede ma anche di riconciliazione: la nostra Chiesa, oggi, ha bisogno di riconciliazione a causa delle ferite, degli scandali, per via delle persone che hanno sofferto e continuano a soffrire e anche per altri problemi”.

Quali sono i cambiamenti che la Chiesa irlandese dovrebbe affrontare?

“Dobbiamo riacquisire la fiducia degli irlandesi, ritrovare il nostro posto e riscoprire, in maniera diversa, qual è il nostro ruolo in una società che è comunque cambiata. I prossimi cinque anni saranno per noi i più critici: i programmi catechistici vanno rivisti totalmente, le parrocchie del tutto rinnovate, se vogliono diventare il punto focale della formazione di giovani e anziani, e vanno formati sempre di più i laici che devono essere impegnati nella catechesi”.

Quanto sono coinvolti i giovani nella preparazione del Congresso eucaristico?

“I giovani, in questo momento, sono una delle nostre maggiori preoccupazioni perché con loro si è creata una frattura che sta aumentando nel tempo. Per via delle nostre scuole e delle nostre tradizioni abbiamo i ragazzi più catechizzati ma meno evangelizzati del Continente. Abbiamo giovani brillanti, intelligenti e generosi, ma molto presto si allontanano dalla Chiesa e dalla messa domenicale e dobbiamo dire che non si può rimanere veramente cristiani se per anni non ci sono contatti con l’Eucarestia; per questo speriamo che il Congresso sia una tappa importante nel processo di rinnovamento”.

Il Congresso sarà internazionale ma si aspetta qualcosa, in particolare, dalla Chiese sorelle dell’Europa?

“Come ho detto la Chiesa in Irlanda sta attraversando un periodo difficile e sarebbe molto bello avere qualche gesto di solidarietà e di sostegno delle altre Chiese europee: sicuramente venire qui per il Congresso è dare un sostegno pubblico agli sforzi dei vescovi irlandesi; io ho lanciato anche un’idea: sarebbe bello se si svolgesse qualche gesto eucaristico nei vari Paesi del Continente, in contemporanea all’evento di Dublino”.

© Copyright Sir

Nessun commento: