lunedì 27 giugno 2011

Il cuore pulsante. All’Angelus una riflessione sull’Eucaristia (Sir)

BENEDETTO XVI

Il cuore pulsante

All’Angelus una riflessione sull’Eucaristia


"L’Eucaristia è come il cuore pulsante che dà vita a tutto il corpo mistico della Chiesa: un organismo sociale tutto basato sul legame spirituale ma concreto con Cristo".
Lo ha detto stamattina Benedetto XVI, prima di guidare la recita dell’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in piazza San Pietro, ricordando che "oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra il Corpus Domini, la festa dell’Eucaristia, il Sacramento del Corpo e Sangue del Signore, che Egli ha istituito nell’Ultima Cena e che costituisce il tesoro più prezioso della Chiesa".

Un efficace antidoto. "Senza l’Eucaristia – ha evidenziato il Papa - la Chiesa semplicemente non esisterebbe. È l’Eucaristia, infatti, che fa di una comunità umana un mistero di comunione, capace di portare Dio al mondo e il mondo a Dio. Lo Spirito Santo, che trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo, trasforma anche quanti lo ricevono con fede in membra del corpo di Cristo, così che la Chiesa è realmente sacramento di unità degli uomini con Dio e tra di loro". Secondo il Pontefice, "in una cultura sempre più individualistica, quale è quella in cui siamo immersi nelle società occidentali, e che tende a diffondersi in tutto il mondo, l’Eucaristia costituisce una sorta di ‘antidoto’, che opera nelle menti e nei cuori dei credenti e continuamente semina in essi la logica della comunione, del servizio, della condivisione, insomma, la logica del Vangelo".

Farmaco di intelligenza. "I primi cristiani, a Gerusalemme, erano un segno evidente di questo nuovo stile di vita – ha proseguito il Santo Padre -, perché vivevano in fraternità e mettevano in comune i loro beni, affinché nessuno fosse indigente". Ma "da che cosa derivava tutto questo?". "Dall’Eucaristia, cioè da Cristo risorto, realmente presente in mezzo ai suoi discepoli e operante con la forza dello Spirito Santo – ha sostenuto Benedetto XVI -. E anche nelle generazioni seguenti, attraverso i secoli, la Chiesa, malgrado i limiti e gli errori umani, ha continuato ad essere nel mondo una forza di comunione". "Pensiamo specialmente ai periodi più difficili, di prova – ha aggiunto il Papa -: che cosa ha significato, ad esempio, per i Paesi sottoposti a regimi totalitari, la possibilità di ritrovarsi alla messa domenicale! Come dicevano gli antichi martiri di Abitene: ‘Sine Dominico non possumus’ – senza il ‘Dominicum’, cioè senza l’Eucaristia domenicale non possiamo vivere". Ma, ha sottolineato il Pontefice, "il vuoto prodotto dalla falsa libertà può essere altrettanto pericoloso, e allora la comunione con il Corpo di Cristo è farmaco dell’intelligenza e della volontà, per ritrovare il gusto della verità e del bene comune". Di qui l’invito a invocare "la Vergine Maria", che "il beato Giovanni Paolo II ha definito ‘Donna eucaristica’. Alla sua scuola, anche la nostra vita diventi pienamente ‘eucaristica’, aperta a Dio e agli altri, capace di trasformare il male in bene con la forza dell’amore, protesa a favorire l’unità, la comunione, la fraternità".

La gioia per i nuovi beati. Dopo l’Angelus, il Santo Padre con gioia ha annunciato la proclamazione di alcuni nuovi beati: "Ieri, ad Amburgo, dove furono uccisi dai nazisti nel 1943, sono stati beatificati Johannes Prassek, Eduard Müller ed Hermann Lange. Oggi, a Milano, è la volta di don Serafino Morazzone, parroco esemplare nel Lecchese tra XVIII e XIX secolo; di padre Clemente Vismara, eroico missionario del Pime in Birmania; e di Enrichetta Alfieri, suora della Carità, detta ‘angelo’ del carcere milanese di San Vittore. Lodiamo il Signore per questi luminosi testimoni del Vangelo!". In questa domenica che precede la solennità dei Santi Pietro e Paolo, ha continuato Benedetto XVI, "si celebra in Italia la Giornata per la carità del Papa. Desidero ringraziare vivamente tutti coloro che, con la preghiera e con le offerte, danno il loro appoggio al mio ministero apostolico e di carità. Grazie! Il Signore vi ricompensi!".

Testimonianza ecumenica. Nei saluti in varie lingue, in tedesco ha rivolto un pensiero in particolare ai fedeli della arcidiocesi di Amburgo ricordando ancora una volta la beatificazione dei tre martiri di Lubecca, i sacerdoti cattolici Johannes Prassek, Eduard Müller e Hermann Lange. A questi si univa anche il pastore protestante Karl Friedrich Stellbrink nella "loro testimonianza cristiana e sofferenza in carcere". Il fatto di avere tre sacerdoti cattolici e un pastore protestante è "una testimonianza ecumenica di umanità e di speranza". "È incredibile come loro abbiamo sempre insegnato a guardare al cielo" anche dalle "loro celle in prigione". Di qui l’invito: "Lasciamoci contagiare dalla loro fede in Dio e portiamo il Vangelo dell’amore agli uomini del nostro tempo". In polacco, ha rivolto un saluto all'episcopato polacco e ai fedeli, partecipanti alla celebrazione del Giubileo del 600° anniversario della consacrazione della cattedrale di Włocławek: "Nella preghiera – ha affermato - vi raccomando tutti alla beata Vergine Maria, Assunta al Cielo, a cui essa è intitolata. La storia eloquente di questo tempio sia per tutti incoraggiamento a perseverare nella fede dei Padri e nella testimonianza resa a Cristo nella vita di ogni giorno".

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