Il Papa alla Chiesa croata: sia, con umiltà e coraggio, coscienza morale della società. La preghiera presso la tomba del beato Stepinac
La Croazia, Paese dalla fede “sincera”, motivo di “gioia” per Benedetto XVI che ha constatato “quanto sia ancora viva nell’oggi l’antica tradizione cristiana” della popolazione locale. Queste le parole del Papa a conclusione, ieri, del suo 19.mo viaggio apostolico internazionale: per la pioggia battente la cerimonia di congedo all’aeroporto internazionale di Zagabria ieri sera è stata annullata. Le delegazioni vaticana e croata si sono salutate in un hangar. In serata il rientro del Pontefice in Vaticano. Da Zagabria, il servizio della nostra inviata Giada Aquilino:
Un “esempio di zelo apostolico e di cristiana fermezza, la cui eroica esistenza ancora oggi illumina i fedeli delle diocesi croate, sostenendone la fede e la vita ecclesiale”. E’ il beato cardinale Alojzije Stepinac nelle parole di Benedetto XVI, ieri pomeriggio alla celebrazione dei Vespri nella Cattedrale di Zagabria, dedicata a Maria Santissima Assunta e a Santo Stefano re d’Ungheria.
Con i 1000 tra vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi croati, il Papa – prima di soffermarsi a pregare sulla tomba del beato - ha ricordato l’“intrepido pastore” della Chiesa croata, morto martire nel 1960 per le conseguenze di una dura prigionia sotto il regime comunista di Tito. I meriti del cardinale Stepinac, beatificato nel ’98 da Giovanni Paolo II nel santuario di Marija Bistrica, “derivano essenzialmente dalla sua fede”:
“Proprio grazie alla sua salda coscienza cristiana, ha saputo resistere ad ogni totalitarismo, diventando nel tempo della dittatura nazista e fascista difensore degli ebrei, degli ortodossi e di tutti i perseguitati, e poi, nel periodo del comunismo, «avvocato» dei suoi fedeli, specialmente dei tanti sacerdoti perseguitati e uccisi. Sì, è diventato «avvocato» di Dio su questa terra, poiché ha tenacemente difeso la verità e il diritto dell’uomo di vivere con Dio”.
D’altra parte, il martirio cristiano - ha spiegato Benedetto XVI – “è la più alta misura di santità, ma lo è sempre e soltanto grazie a Cristo”. Il martirio di Stepinac segnò il culmine delle violenze perpetrate contro la Chiesa durante la terribile stagione della persecuzione comunista. Il Pontefice ha ricordato che “i cattolici croati, in particolare il clero, sono stati oggetto di vessazioni e soprusi sistematici, che miravano a distruggere la Chiesa cattolica, a partire dalla sua più alta Autorità locale”, l’allora presidente della Conferenza episcopale croata, proprio Stepinac:
“Quel tempo particolarmente duro è stato caratterizzato da una generazione di Vescovi, di sacerdoti e di religiosi pronti a morire per non tradire Cristo, la Chiesa e il Papa. La gente ha visto che i sacerdoti non hanno mai perso la fede, la speranza, la carità, e così sono rimasti sempre uniti. Questa unità spiega ciò che è umanamente inspiegabile: che un regime così duro non abbia potuto piegare la Chiesa”.
E anche oggi, ha notato il Pontefice, la Chiesa croata è chiamata ad essere unita “per affrontare le sfide del mutuato contesto sociale. Ai vescovi e ai sacerdoti, in particolare, il Papa ha chiesto di operare “al servizio della riconciliazione tra i cristiani divisi e tra i cristiani e i musulmani, seguendo le orme di Cristo”. L’insegnamento morale della Chiesa, oggi spesso non compreso – ha aggiunto – non può essere svincolato dal Vangelo. Spetta ai pastori proporlo ai fedeli in modo che si possa avanzare “in quella svolta culturale” necessaria per promuovere una cultura della vita e una società a misura d’uomo.
Il Papa ha poi ricordato le difficoltà dei compiti dei sacerdoti, “in un’epoca nella quale la scarsità di presbiteri comincia a farsi fortemente sentire”, esortandoli a essere “operatori efficaci della nuova evangelizzazione, che - ha detto - siete chiamati a realizzare unitamente ai laici”. Ai consacrati e alle consacrate, il Papa ha raccomandato di lasciarsi “plasmare” da Dio. Rivolgendosi ai giovani che si preparano al sacerdozio o alla vita consacrata il Pontefice ha quindi auspicato che l’“eroica testimonianza del Beato Alojzije Stpinac” ispiri un rinnovamento delle vocazioni” in Croazia. Infine un pensiero a tutta la Chiesa del Paese:
“Amata Chiesa in Croazia, assumi con umiltà e coraggio il compito di essere la coscienza morale della società, 'sale della terra' e 'luce del mondo'. Sii sempre fedele a Cristo e al messaggio del Vangelo, in una società che cerca di relativizzare e secolarizzare tutti gli ambiti della vita. Sii la dimora della gioia nella fede e nella speranza”.
Il Pontefice si è congedato dalla Cattedrale, dove era stato anche 10 anni fa per la commemorazione del cardinale Franjo Seper, predecessore dell’allora cardinale Joseph Ratzinger “nell’ufficio di Prefetto della Congregazione della Fede”, come ha ricordato nel suo intervento l’arcivescovo di Zagabria, il cardinale Josip Bozanic. Come ricordo della sua nuova visita alla cattedrale, il Pontefice ieri ha donato un calice, così come aveva fatto alla nuova sede della Conferenza episcopale croata, sulla collina di Ksaver, pranzando con i vescovi presenti a Zagabria: nell’occasione era stata scoperta anche una targa commemorativa dell’evento.
Dopo una visita alla residenza del cardinale Bozanic e un veloce saluto ai seminaristi croati, per la pioggia battente la cerimonia di congedo all’aeroporto internazionale di Zagabria è stata annullata. Il Santo Padre ha comunque salutato in un hangar il presidente Ivo Josipovic. Al termine della sua due giorni, Benedetto XVI ha constatato che, in questo tempo in cui sembrano mancare punti di riferimento stabili e affidabili, la vitalità ecclesiale della Croazia “non mancherà di produrre i suoi effetti positivi sull’intera società”. Il capo dello Stato ha invece sottolineato che nessuno “è rimasto indifferente ai messaggi del Papa sulla famiglia, la morale, la fede, l’Europa quale comunità di popoli e culture”.
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