SIRIA: PAPA, CAMBIAMENTI NON SI REALIZZINO CON LA VIOLENZA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 9 giu.
Per Papa Ratzinger, "e' altamente auspicabile" che in Siria e nei paesi del Mediterraneo "i cambiamenti non si realizzino in termini di intolleranza, di discriminazione e di conflitto, ed ancora meno di violenza, ma in termini di rispetto assoluto della verita', della coesistenza, dei diritti legittimi delle persone e comunita', e riconciliazione. Principi che devono guidare le autorita', tenendo conto delle aspirazioni della societa' civile e delle insistenze internazionali".
Quanto ad un giudizio sugli eventi in corso, Benedetto XVI ha osservato che ne emerge "un desiderio per un futuro migliore nel campo dell'economia, della giustizia, della liberta' e della partecipazione alla vita pubblica" oltre che "l'urgente necessita' di vere riforme in campo politico, economico e sociale".
L'auspicio della Santa Sede, ha detto, e' che la Siria torni ad essere "un esempio di tolleranza, di convivenza e di relazioni armoniose tra cristiani e musulmani".
"Spero che questa amicizia fra tutte le componenti culturali e religiose della nazione continui a svilupparsi, rafforzando anche l'unita' fondata sulla giustizia e la solidarieta'", ha confidato in proposito al nuovo ambasciatore di Damasco, Hussam Edin Aala, ricevuto per la presentazione delle lettere credenziali.
"Una tale unita' - ha avvertito il Pontefice - puo' essere costruita in modo sostenibile nel riconoscimento della centralita' e della dignita' della persona umana". Di conseguenza, "e' di vitale importanza privilegiare il bene comune, evitando gli interessi personali o di parte. Inoltre, il percorso di ascolto, di dialogo e di cooperazione deve essere riconosciuto quale mezzo mediante il quale le varie componenti della societa' possono confrontare il proprio punto di vista e costruire un consenso attorno alla verita' riguardante valori o scopi specifici". Nel suo discorso il Papa teologo ha poi ricordato, "il ruolo positivo dei cristiani" in Siria, "che, come cittadini, sono impegnati nella costruzione di una societa' dove tutti devono trovare il loro posto" e ribadito l'urgenza di trovare "una soluzione per far avanzare la pace nella regione".
Soluzione che "non deve ledere gli interessi delle parti coinvolte" ma "essere il risultato di un compromesso e non di decisioni unilaterali imposte con la forza. Consapevoli della sofferenza di tutti i popoli, dobbiamo procedere con un approccio globale che non escluda deliberatamente nessuno dalla ricerca di una soluzione negoziata che tenga conto delle aspirazioni e degli interessi legittimi dei diversi popoli coinvolti".
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UE: PAPA, RISCOPRA LE RADICI CHE NASCONDE E ADDIRITTURA NEGA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 9 giu.
"L'Unione Europea deve riscoprire cio' che non vuole piu' vedere, cio' che addirittura nega". Lo ha auspicato oggi Benedetto XVI che e' tornato sul tema delle radici cristiane dell'Europa nel discorso al nuovo ambasciatore di Moldova, Stefan Gorda che presentando le sue credenziali aveva parlato al Pontefice proprio degli sforzi compiuti dal suo Paese in vista dell'adesione all'Ue. Per il Papa, "a causa della sua tradizione e della sua fede cristiana, la Moldova puo' aiutare coraggiosamente l'Unione Europea con la quale spera di allacciare strette relazioni".
"E' bene che - ha scandito - la Moldova abbia il desiderio di ritornare nella comune casa europea, ma questa legittima ricerca non puo' realizzarsi se non nel rispetto dei valori positivi del nostro paese. Non deve essere determinata unicamente dall'economia e dal benessere materiale". "Inoltre, la pace, la giustizia e la prosperita' della moldova, che proverranno certamente dalla realizzazione delle sue aspirazioni europee, non saranno effettive se queste non saranno vissute da ciascun dei vostri concittadini nella ricerca del bene comune e in una tensione etica permanente.
Tra questi valori essenziali, si trovano i valori religiosi". Nel suo discorso all'ambasciatore moldavo, il Papa ha parlato delle relazioni "fraterne" con gli ortodossi ed ha invitato le autorita' del paese ad avere il "coraggio di trovare soluzioni soddisfacenti, giuste ed eque per il patrimonio ecclesiastico confiscato" permettendo cosi' alla Chiesa cattolica locale di "compiere la sua missione".
Il tema della liberta' di religione e della liberta' di culto come fondamento delle societa' democratiche e' stato al centro anche dei discorsi pronunciati oggi da Benedetto XVI ai nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di Ghana, Gionea, Nuova Zelanda e Belize. Parlando all'ambasciatrice di Ghana Genevieve Delali Tsegah, il Pontefice ha lodato "la soocieta' democratica che promuove la liberta' di religione e la liberta' di culto, e che apprezza la presenza delle istituzioni religiose che si sforzano di elevarsi al di sopra degli interessi politici, e sono motivate dalla fede e dai valori morali". "C'e' molto da guadagnare - ha spiegato - da queste liberta' per la crescita positiva di tutte le istituzioni del paese".
All'ambasciatore della Guinea Equatoriale Narcisio Ntugu Abeso Oyana, Benedetto XVI ha sottolineato come la presenza della Chiesa in un Paese "infondendo la luce della fede di Cristo manifesta all'uomo la sua autentica vocazione". "Sostenuti da questa stessa fede", i cittadini "non vacillano nel proposito di partecipare attivamente e con saggezza alla edificazione di una convivenza serena e armonica". Della Nuova Zelanda, Benedetto XVI ha ricordato come "un elemento fondamentale del suo patrimonio e' il rispetto dei diritti di liberta' di religione e liberta' di culto, a beneficio di tutti".
"Questi diritti sanciti nella tradizione giuridica di cui sono eredi, sono propri - ha ricordato Ratzinger - di ogni persona, perche' sono inerenti alla umanita' che e' comune a tutti noi. Attraverso la promozione di queste liberta', la societa' e' piu' attrezzata a rispondere alle sfide politiche e sociali in un modo compatibile alle aspirazioni piu' profonde dell'umanita'". Rivolgendosi quindi all'ambasciatore del Belize, Henry Llewellyn Lawrence, Benedetto XVI ha ricordato come il Paese sia fondato sui tradizionali valori cristiani e riconosca le fondamentali liberta' tra cui ci sono i diritti alla liberta' religiosa e alla liberta' di culto che "consentono ai credenti di crescere come individui e di contribuire positivamente e pienamente alla vita del paese in ogni ambito dell'attivita' umana". Da qui l'auspicio formulato per il Belize ma valido anche per gli altri Paesi di "essere un esempio in tal senso ai suoi Paesi vicini e per coloro che cercano di ridurre le conseguenze di tali diritti e dei loro valori corrispondenti".
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