Il Papa all’udienza generale ricorda il viaggio in Croazia: l’Europa non abbia paura di Dio e difenda la famiglia
L’Europa non abbia paura di Dio, ma custodisca e rinnovi le sue radici cristiane: è quanto affermato da Benedetto XVI all’udienza generale in Piazza San Pietro, dedicata al recente viaggio apostolico in Croazia. Il Papa si è soffermato in particolare sul ruolo della famiglia cristiana nella Chiesa e nella società di oggi. La fedeltà coniugale, ha detto, “è diventata di per se stessa una testimonianza” dell’amore di Cristo. Il servizio di Alessandro Gisotti:
L’Europa ha bisogno delle famiglie cristiane e di aprirsi al Dio di Gesù che è Amore e Verità. All’udienza generale, Benedetto XVI ha ripercorso i momenti salienti del suo recente viaggio apostolico in Croazia, che, ha rammentato, ha avuto come occasione principale la celebrazione della Giornata nazionale delle famiglie croate. Riecheggiando il Beato Karol Wojtyla ha così ribadito il grande ruolo che la famiglia ha nella Chiesa ed ha levato un vibrante appello:
“Nell’Europa di oggi, le Nazioni di solida tradizione cristiana hanno una speciale responsabilità nel difendere e promuovere il valore della famiglia fondata sul matrimonio, che rimane comunque decisiva sia nel campo educativo sia in quello sociale. Questo messaggio aveva dunque una particolare rilevanza per la Croazia, che, ricca del suo patrimonio spirituale, etico e culturale, si appresta ad entrare nell’Unione Europea”.
Soffermandosi sulla grande Messa a Zagabria con le famiglie croate, il Papa ha affermato che di fronte al “moltiplicarsi delle separazioni e dei divorzi, la fedeltà dei coniugi è diventata di per se stessa una testimonianza significativa dell’amore di Cristo”. Quindi, ha sottolineato che “la prima educazione alla fede consiste proprio nella testimonianza di questa fedeltà al patto coniugale”:
“Da essa i figli apprendono senza parole che Dio è amore fedele, paziente, rispettoso e generoso. La fede nel Dio che è Amore si trasmette prima di tutto con la testimonianza di una fedeltà all’amore coniugale, che si traduce naturalmente in amore per i figli, frutto di questa unione. Ma questa fedeltà non è possibile senza la grazia di Dio, senza il sostegno della fede e dello Spirito Santo”.
Il Papa non ha poi mancato di ricordare il momento commovente della Veglia con i giovani. A loro, ha detto, ho spiegato che la gioia della fede è “scoprire che Dio ci ama per primo”:
“E’ una scoperta che ci mantiene sempre discepoli, e quindi sempre giovani nello spirito! Questo mistero, durante la Veglia, è stato vissuto nella preghiera di adorazione eucaristica: nel silenzio, il nostro essere 'insieme in Cristo' ha trovato la sua pienezza. Così il mio invito a seguire Gesù è stato un’eco della Parola che Lui stesso rivolgeva al cuore dei giovani”.
Ha così ricordato la preghiera dinnanzi alla tomba del Beato Stepinac, vescovo e martire croato. Egli, ha detto, “in nome di Cristo, si oppose con coraggio prima ai soprusi del nazismo e del fascismo e, dopo, a quelli del regime comunista”. Alla luce della sua testimonianza, dunque, ha incoraggiato i vescovi e i presbiteri ad un rinnovato slancio apostolico. Il Pontefice ha quindi rivolto il suo pensiero all’incontro con la società civile al Teatro nazionale di Zagabria, dove ha citato il grande scienziato gesuita Boskovic, vissuto tre secoli fa:
“Ancora una volta è apparsa evidente a tutti noi la più profonda vocazione dell’Europa, che è quella di custodire e rinnovare un umanesimo che ha radici cristiane e che si può definire 'cattolico', cioè universale ed integrale”.
Serve, ha soggiunto, “un umanesimo che pone al centro la coscienza dell’uomo, la sua apertura trascendente e al tempo stesso la sua realtà storica, capace di ispirare progetti politici diversificati ma convergenti alla costruzione di una democrazia sostanziale, fondata sui valori etici radicati nella stessa natura umana”. Quindi, rivolgendosi al Vecchio Continente ha indicato qual è la più grande sfida che interpella oggi i popoli europei:
“Non avere paura di Dio, del Dio di Gesù Cristo, che è Amore e Verità, e non toglie nulla alla libertà ma la restituisce a se stessa e le dona l’orizzonte di una speranza affidabile”.
Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha ricordato che domenica prossima celebreremo la Solennità della Pentecoste. Ed ha invitato i fedeli ad invocare lo Spirito Santo:
“Vi esorto, cari giovani, ad invocare frequentemente lo Spirito Santo, che vi rende intrepidi testimoni di Cristo. Lo Spirito Consolatore aiuti voi, cari malati, ad accogliere con fede il mistero del dolore e ad offrirlo per la salvezza di tutti gli uomini; e sostenga voi, cari sposi novelli, nel costruire la vostra famiglia sul solido fondamento del Vangelo”.
© Copyright Radio Vaticana
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento