mercoledì 22 giugno 2011

Il Papa: Anche nella desolazione, anche nel dolore, la presenza di Dio è fonte di meraviglia e di consolazione (Izzo)

PAPA: LA PREGHIERA PUO' SOLLEVARE DALLA DESOLAZIONE E DAL DOLORE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 22 giu.

"Anche nella desolazione, anche nel dolore, la presenza di Dio è fonte di meraviglia e di consolazione; si puo' piangere, supplicare, intercedere, ma nella consapevolezza che stiamo camminando verso la luce, dove la lode potra' essere definitiva".
Benedetto XVI ha spiegato cosi' ai 30mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro - ne erano attesi 10mila in base alle prenotazioni - il messaggio dei Salmi. In questi testi, ha detto, "trova espressione tutta l'esperienza umana con le sue molteplici sfaccettature, e tutta la gamma dei sentimenti che accompagnano l'esistenza dell'uomo. Nei Salmi si intrecciano e si esprimono gioia e sofferenza, desiderio di Dio e percezione della propria indegnita', felicita' e senso di abbandono, fiducia in Dio e dolorosa solitudine, pienezza di vita e paura di morire".
Davanti a Dio, ha rilevato il Papa teologo parlando dell'atteggiamento dell'"orante", l'uomo "si lamenta e descrive la sua situazione di angoscia, di pericolo, di desolazione, oppure, come nei Salmi penitenziali, confessa la colpa chiedendo di essere perdonato.
Egli espone al Signore il suo stato di bisogno nella fiducia di essere ascoltato, e questo implica un riconoscimento di Dio come buono, desideroso del bene e 'amante della vita', pronto ad aiutare, salvare, perdonare".
Gia' nel lamento, dunque, "puo' emergere qualcosa della lode". In modo analogo, "nei Salmi di ringraziamento e di lode, facendo memoria del dono ricevuto o contemplando la grandezza della misericordia di Dio, si riconosce anche la propria piccolezza e la necessita' di essere salvati". Si confessa cosi' a Dio "la propria condizione creaturale inevitabilmente segnata dalla morte, eppure portatrice di un desiderio radicale di vita". Nella preghiera dei Salmi, ha osservato il Papa, "supplica e lode si intrecciano e si fondono in un unico canto che celebra la grazia eterna del Signore che si china sulla nostra fragilita'".
I Salmi, ha ricordato il Pontefice, "insegnano a pregare. In essi, la Parola di Dio diventa parola di preghiera - e sono le parole del Salmista ispirato - che diventa anche parola dell'orante che prega i Salmi".
Per Benedetto XVI, sta qui "la bellezza e la particolarita' di questo libro biblico". "I Salmi - ha spiegato - sono dati al credente come testo di preghiera, che ha come unico fine quello di diventare la preghiera di chi li assume e con essi si rivolge al Signore. Poiche' sono Parola di Dio, chi prega i Salmi parla a Dio con le parole stesse di Dio, rivolgendosi a Lui con le parole che Egli stesso ci dona". Cosi', "pregando i Salmi si impara a pregare". I Salmi, dunque, "ci sono donati perche' noi impariamo a rivolgerci a Dio, a comunicare con Lui, a parlargli di noi con le sue parole. E, attraverso quelle parole, sara' possibile anche conoscere e accogliere i criteri del suo agire, e avvicinarsi al mistero dei suoi pensieri e delle sue vie, cosi' da crescere sempre piu' nella fede e nell'amore".
Per Papa Ratzinger, il libro dei Salmi, "anche se cosi' multiforme e complesso, con i suoi diversi generi letterari e con la sua articolazione tra lode e supplica, e' ultimamente un libro di lodi, che insegna a rendere grazie, a celebrare la grandezza del dono di Dio, a riconoscere la bellezza delle sue opere e a glorificare il suo Nome santo". E importanti e significativi sono "il modo e la frequenza con cui le parole dei Salmi vengono riprese dal Nuovo Testamento". Nel Signore Gesu' "essi trovano il loro definitivo compimento e svelano il loro senso piu' pieno e profondo. Le preghiere del Salterio, con cui si parla a Dio, ci parlano di Lui, ci parlano del Figlio, immagine del Dio invisibile, che ci rivela compiutamente il Volto del Padre". Pregando i Salmi il cristiano, ha quindi concluso Benedetto XVI, "prega il Padre in Cristo e con Cristo, assumendo quei canti in una prospettiva nuova, che ha nel mistero pasquale la sua ultima chiave interpretativa. L'orizzonte dell'orante si apre cosi' a realta' inaspettate, ogni Salmo acquista una luce nuova in Cristo e il Salterio puo' brillare in tutta la sua infinita ricchezza".

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