mercoledì 22 giugno 2011

Sessanta ore di adorazione per i 60 anni di sacerdozio di Benedetto XVI. Intervista con il cardinale Piacenza (Radio Vaticana)

29 GIUGNO 2011: 60° ANNIVERSARIO DELL'ORDINAZIONE PRESBITERALE DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI: SPECIALE

Sessanta ore di adorazione per i 60 anni di sacerdozio di Benedetto XVI. Intervista con il cardinale Piacenza

Sessanta ore di adorazione eucaristica per la santificazione dei sacerdoti e per ottenere da Dio il dono di nuove e sante vocazioni. È quanto propone il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, a tutti i vescovi del mondo per festeggiare il sessantesimo anniversario di ordinazione presbiterale di Benedetto XVI, che si celebra il prossimo 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo Apostoli. Al microfono di Roberto Piermarini, il cardinale Piacenza spiega il senso della proposta del suo dicastero:

R. – La Congregazione, essendo per il Clero, sente in modo particolare – evidentemente – una ricorrenza di questo genere. L’ordinazione sacerdotale: dunque, ci si è chiesti quale regalo potesse essere più utile, più gradito per questa occasione di commemorazione di ordinazione. E’ facile rispondere. Nulla è più prezioso della preghiera. Quindi, la risposta l’abbiamo data in questo senso. Abbiamo scritto, così, a tutti i vescovi del mondo, anche nell’orizzonte dell’annuale Giornata di santificazione sacerdotale che ogni anno avviene con una certa possibilità di scelta diversa, ma normalmente avviene per il Sacro Cuore. Quest’anno viene il primo luglio, quindi “incapsula” proprio la data del Santo Padre. Abbiamo scritto questa lettera per chiedere 60 ore, come gli anni di ordinazione del Santo Padre: 60 ore di preghiera intensa davanti al Santissimo, di adorazione, promosse nelle singole diocesi dai sacerdoti di quelle diocesi. L’intenzione è, ovviamente, quella di ringraziare il Signore per il sacerdozio in sé; ringraziare per il dono di Benedetto XVI alla Chiesa e al mondo e, in qualche modo, fasciarlo – il nostro Papa – di un clima comunionale quanto mai motivato, affettuoso: chiedere la santificazione del clero che tanto sta a cuore al Papa e che costituisce certamente l’elemento trainante, poi, di tutta la nuova evangelizzazione. Pensiamo che siamo davanti ad almeno 3.100 diocesi mobilitate: poi, in ogni diocesi ci sono realtà come monasteri, case religiosi, centri e case di spiritualità, e così via, che a loro volta moltiplicheranno anche queste ore. Quindi, saremmo attorno alle 186 mila ore di adorazione. Ora, certamente, non si tratta di fare calcoli matematici, ma pensare a questi numeri aiuta certamente nella speranza e aiuta ad entusiasmarci. Non dimentichiamo, poi, che la sferzata di energia che l’evangelizzazione può ricevere da tanta adorazione è grande. Ogni tempo trascorso con il Signore vivo e vero, com’è nell’Eucaristia, in realtà è un dono per tutti gli uomini e questo stare davanti al Signore è già evangelizzazione. L’evangelizzazione accade già nell’adorazione: si evangelizza adorando e si deve continuare ad adorare evangelizzando. Quindi, speriamo che questo sia un dono che porti con sé una ricchezza per tutta la Chiesa. E ciò che al Santo Padre certamente sta più a cuore è la santità dei membri della Chiesa.

D. – Quali orientamenti indica il suo dicastero per l’animazione della preghiera?

R. – Nella lettera che noi abbiamo mandato a tutti gli ordinari diocesani, per la consueta Giornata annuale di santificazione dei sacerdoti, si sono forniti alcuni suggerimenti lasciando tuttavia la massima libertà di organizzazione, a seconda anche delle situazioni particolari, offrendo comunque spunti, qualora potessero essere utili. E allora, abbiamo pensato – come sussidio – a riferimenti scritturistici, patristici, magisteriali e agiografici e anche di preghiera – tipo preghiera litanica, ecc. – tutti convergenti su un tema, il tema della comunione ecclesiale con Pietro, in modo da aiutare il crescere di questo sentimento di comunionalità con la sede apostolica, sicché le varie località si uniscano bene con l’universalità che è propria di Pietro. (gf)

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