BENEDETTO XVI: AL “CORPUS DOMINI”, “L’AMORE DI CRISTO E’ DESTINATO A TUTTI”
“Mentre nella sera del Giovedì Santo si rivive il mistero di Cristo che si offre a noi nel pane spezzato e nel vino versato, oggi, nella ricorrenza del Corpus Domini, questo stesso mistero viene proposto all’adorazione e alla meditazione del Popolo di Dio, e il Santissimo Sacramento viene portato in processione per le vie delle città e dei villaggi, per manifestare che Cristo risorto cammina in mezzo a noi e ci guida verso il Regno dei cieli”: lo ha detto questa sera a Roma il Papa Benedetto XVI, aprendo la sua omelia nella celebrazione per la solennità del “Corpus Domini” nella basilica di S. Giovanni in Laterano. La messa da lui presieduta precede la tradizionale processione eucaristica che, percorrendo via Merulana, raggiunge la basilica di S. Maria Maggiore, con una notevole partecipazione popolare. Per far comprendere il senso di questa solennità e della stessa processione per le vie della città, Benedetto XVI ha aggiunto che “quello che Gesù ci ha donato nell’intimità del Cenacolo, oggi lo manifestiamo apertamente, perché l’amore di Cristo non è riservato ad alcuni, ma è destinato a tutti”. Il Papa ha sviluppato nella prima parte dell’omelia la meditazione su cosa si debba intendere per “comunione”. Ha infatti affermato che “è bella e molto eloquente l’espressione ‘ricevere la comunione’ riferita all’atto di mangiare il Pane eucaristico”.
Proseguendo la riflessione sul mistero dell’Eucarestia, Benedetto XVI ha citato Sant’Agostino che – ha detto – “ci aiuta a comprendere la dinamica della comunione eucaristica”. Nelle “Confessioni”, il santo di Ippona infatti scrive (VII, 10,18) che “mentre dunque il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e contribuisce al suo sostentamento, nel caso dell’Eucaristia si tratta di un Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo, ma esso ci assimila a sé, così che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui”. Non solo la “comunione eucaristica” vince la nostra tendenza all’ “egocentrismo” – ha detto il Papa – ma “mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui. La comunione eucaristica mi unisce alla persona che ho accanto, e con la quale forse non ho nemmeno un buon rapporto, ma anche ai fratelli lontani, in ogni parte del mondo. Da qui, dall’Eucaristia, deriva dunque il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali, che sono stati sempre grandi anime eucaristiche”.
Questa azione misteriosa dell’Eucarestia favorisce e sostiene “la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna”. Il Papa, a questo proposito, ha poi ricordato che “specialmente nel nostro tempo, in cui la globalizzazione ci rende sempre più dipendenti gli uni dagli altri, il Cristianesimo può e deve far sì che questa unità non si costruisca senza Dio”.
E ciò in quanto “il Vangelo mira da sempre all’unità della famiglia umana, un’unità non imposta dall’alto, né da interessi ideologici o economici, bensì a partire dal senso di responsabilità gli uni verso gli altri, perché ci riconosciamo membra di uno stesso corpo, del corpo di Cristo, perché abbiamo imparato e impariamo costantemente dal Sacramento dell’Altare che la condivisione, l’amore è la via della vera giustizia”. Benedetto XVI ha quindi affermato che “non c’è nulla di magico nel Cristianesimo. Non ci sono scorciatoie, ma tutto passa attraverso la logica umile e paziente del chicco di grano che si spezza per dare vita .. Per questo Dio vuole continuare a rinnovare l’umanità, la storia ed il cosmo attraverso questa catena di trasformazioni, di cui l’Eucarestia è il sacramento”.
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