Il Papa a San Marino: interviste con mons. Luigi Negri e con il ministro degli Esteri Antonella Mularoni
La diocesi di San Marino–Montefeltro è unica nel suo genere: racchiude due Stati sovrani - San Marino ed Italia - e conta 81 parrocchie, delle quali 38 ubicate nelle Marche, 31 in Emilia-Romagna e 12 nella Repubblica di San Marino. Sulle caratteristiche sociali di questa diocesi, il nostro inviato a San Marino Salvatore Sabatino, ha intervistato il vescovo mons. Luigi Negri:
R. – L’orientamento fondamentale del cuore di queste popolazioni è ancora verso la tradizione della fede, di cui hanno vissuto per secoli e che, come ho già detto al Santo Padre, ha reso possibile la creazione di una cultura e di una civiltà autenticamente umana. Ma poi, anche queste popolazioni sono state investite dall’onda lunga del secolarismo e dell’anticattolicesimo che mi sembra che in qualche modo abbia conquistato – o stia conquistando – la ragione. Per cui, se con il cuore sentono la fede, con la mente ragionano come i mass media. E questo stabilisce la singolare debolezza di questa Chiesa, come del resto avviene per quasi tutte le Chiese, almeno quelle dell’Occidente europeo: la debolezza che esige che la fede ritorni ad essere forma della cultura.
D. – Lei parla spesso della gioia di un popolo che vive l’opportunità di incontrarsi con il Pastore supremo della fede e della Chiesa. Non a caso, nella preparazione ha volutamente evitato ogni concessione al folklore…
R. – Certamente. Abbiamo avuto due assi di riferimento per questa preparazione. Una grande peregrinatio di Maria Santissima, quella della Beata Vergine delle Grazie che nel 1489 pianse dall’affresco in cui è raffigurata e che ancora oggi è all’interno del grande Santuario diocesano. L’altro asse è stato quello culturale: approfondire nei vari incontri nelle parrocchie, nei gruppi, nelle associazioni, la figura del Pontefice, la sua funzione. Tutto questo ha avuto, come espressione sintetica e definitiva, la presentazione del libro del Papa su Gesù di Nazareth, fatta lo scorso 31 maggio dal cardinale Caffarra proprio qui, in uno dei luoghi più prestigiosi di San Marino.
D. – Quella che troverà il Pontefice sarà una realtà che sta pagando un prezzo molto alto sul fronte della crisi economica: scende la produzione industriale, aumenta la disoccupazione e con essa aumenta anche il dissenso. Quanto questa visita di Benedetto XVI può aiutare a risollevare gli animi?
R. – Io credo che il primo consistente aiuto che sono certo il Papa darà è quello di far percepire ad ogni singola persona che le crisi, oltre che da congiunture di carattere economico-sociale, dipendono da una crisi antropologica. E’ necessario che il popolo di San Marino si renda conto che è necessario recuperare la grande tradizione di libertà di San Marino, ma la libertà è una responsabilità: una responsabilità verso se stessi, verso gli altri, verso le persone, verso le cose… Soltanto un’umanità che si risvegli alla propria esperienza umana ha poi anche la forza, il coraggio di affrontare la crisi nei suoi aspetti specifici, e quindi di mettere in campo anche tutte le strategie di carattere tecnico per affrontare e risolvere i problemi.
D. – Il Pontefice incontrerà i giovani a Pennabilli, ultimo atto di questa breve ma intensa visita. Ha avuto modo di parlare con loro? Cosa si aspettano da questo incontro?
R. – Si aspettano parole forti per la loro vita umana, ancor prima che cristiana; che facciano fuggire la tentazione di questa sopravvivenza ai margini della società che caratterizza il mondo giovanile non soltanto qui. Questi giovani non sono carnefici: sono vittime. Su di loro sono state fatte le più assurde operazioni di carattere ideologico e di carattere economico. Noi come Chiesa abbiamo fatto un lungo ed intenso lavoro per riprendere qualche sintomo positivo di un riaccostamento dei giovani alla Chiesa, ma certo l’aiuto che può dare il Papa a riaprire la realtà della Chiesa alle loro esigenze umane e cristiane sarà eccezionale. Per questo ho voluto fino in fondo che il Papa venisse a Pennabilli, e ho voluto fino in fondo che l’incontro di Pennabilli fosse per i giovani. (gf)
Oltre ad un importante momento di fede per la Repubblica di San Marino, la visita di Benedetto XVI rappresenta una straordinaria occasione per ribadire al mondo intero i princìpi sui quali si basa questa antichissima repubblica, che sono poi la pace,la tolleranza e la difesa dei diritti umani. Il nostro inviato, Salvatore Sabatino, ha intervistato Antonella Mularoni, segretario di Stato per gli Affari Esteri della Repubblica di San Marino:
R. - Assolutamente sì: è la libertà, ma sono anche i valori cristiani sui quali la comunità sanmarinese ha da sempre basato la sua non solo origine, ma la sua vita e la sua esistenza. E oggi questi stessi valori - che sono anche il rispetto dei diritti degli altri, la responsabilità e il rispetto di tutti - sono la bandiera che noi portiamo avanti a livello internazionale.
D. - Signor ministro, lei ha detto che le parole del Pontefice saranno un dono prezioso per la vostra Repubblica. Come verrà custodito dalla società e dalle istituzioni di San Marino?
R. - Certamente, la visita del Santo Padre è stato un grandissimo regalo e come fu per la visita del suo predecessore, le sue parole saranno custodite in primis dai Capitani Reggenti della nostra Repubblica, che sono i capi di Stato, ma anche da tutti noi e da tutte le istituzioni che attendono con grande impazienza ormai questo evento, perché sono certi che il Santo Padre ci saprà indicare anche le vie migliori da seguire per il futuro.
D. - Le vie migliori soprattutto sul fronte della crisi economica che ha colpito in maniera importante questa Repubblica: quanto le parole del Papa riusciranno a risollevare gli animi, per esempio dei giovani che sono i più colpiti da questa crisi?
R. - Penso che il Santo Padre riuscirà a fare tantissimo in questa direzione. E’ chiaro che il terreno economico va rilanciato con regole e con strumenti diversi da quelli immediatamente riconducibili alla fede. Ma il fatto di essere cristiani può consentire uno sviluppo economico diverso e più rispettoso dei bisogni, dei diritti e degli interessi di tutti. (mg)
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