martedì 21 giugno 2011

Il Papa a San Marino. Nota Sir

SOCIETÀ E POLITICA: NOTA SETTIMANALE

Pubblichiamo la nota SIR di questa settimana.

La crisi si avverte, l’incertezza, ma anche la speranza e la necessità di punti fermi, da condividere, su cui investire e da cui ripartire.
A San Marino, di fronte ad una grande folla accorsa per la messa solenne, come di fronte ai giovani e con le autorità e i rappresentanti politici, Benedetto XVI ha riproposto il suo messaggio, in concreto i capisaldi della “sana laicità”, come contributo di tutti, a partire dalla chiarezza dell’identità, al bene comune. Così ha parlato di famiglia, di vita, di accoglienza, di lavoro, di precarietà. Ha esortato, in una parola, al coraggio e al senso di responsabilità.
Ha declinato insomma, ancora una volta, quello che ormai si può definire il suo messaggio sociale.
È evidente che dobbiamo attrezzarci, in Italia come in Europa, a fare i conti in modo adeguato, cioè creativo e originale, con una stagione sociale e politica nuova. È non tanto il dopo-crisi, quanto più esattamente il portato della crisi, che sta ridisegnando non solo il quadro geopolitico della mondializzazione, ma anche le nostre società europee. Benedetto XVI, nel suo ormai chiaro magistero sociale chiama gli europei a ritrovare, a riconciliarsi con la loro identità profonda, che è tessuta di cristianesimo, per poter giocare il gioco dello sviluppo e, dunque, del futuro.
Dallo stallo non si può uscire accentuando una linea di secolarizzazione che si poteva giustificare con una certa sazietà opulenta, ma che alla lunga rischia di consumare energie sottraendole alle nuove generazioni.
Non è forse un caso che il Papa, che ha attraversato il XX secolo, parli con tanta insistenza dei giovani, ne comprenda le difficoltà di lavoro e di prospettive, ma nello stesso tempo li inviti, li spinga all’impegno, a proporsi come nuova e rinnovata classe dirigente. Qualche commentatore ha notato che i reiterati appelli per l’affermarsi di una nuova leva di politici cattolici, non sono accompagnati dalla definizione di un concreto percorso, dunque possono apparire di maniera. In realtà non si può pre-determinare una vocazione. Certo però se ne possono favorire le condizioni, si può creare un ambiente favorevole, si può favorirne la maturazione e lo sviluppo. Ecco allora il senso di questo appello reiterato, che si colloca in un disegno organico di rinnovato slancio del messaggio sociale della Chiesa.
Di fronte al rischio dissipazione, di energie, di personalità, di forza propulsiva, di fronte al rischio sterilità e marginalizzazione, è tempo di novità autentica. Perché emerga dal frastuono, servono delle condizioni rigorose, che Benedetto XVI puntualmente e pervicacemente ci ricorda. Cominciare a metterle in atto, cioè riproporre pazientemente questo esercizio di collegare identità, valori, operosità e idee, coraggio e responsabilità, permetterà anche di trovare quelle chiavi organizzative e di iniziativa, che finiranno con l’imposi nei fatti.

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