Il saluto dei capitani reggenti
Un popolo tenace radicato nella fede
«Siamo lieti ed orgogliosi di poter annoverare questa giornata nelle date memorabili dell'antica Repubblica, per il suo significato, il suo valore, la sua intrinseca vocazione a lasciar traccia nel cuore e nella memoria di una popolazione che nutre profondo rispetto verso l'autorità della Chiesa cattolica e del suo Pontefice, essendo le stesse radici cristiane parti integranti della nostra plurisecolare identità statuale».
Così i capitani reggenti di San Marino hanno salutato il Papa all'inizio dell'incontro nel Palazzo pubblico.
Un'identità -- ha ricordato Maria Luisa Berti, uno dei due capitani reggenti -- che «affonda le radici nella prima comunità di religiosi, riuniti in preghiera intorno alla figura del santo fondatore, del quale oggi veneriamo il lascito morale e spirituale. Un popolo, quello sammarinese, esiguo numericamente, ma robusto come la stessa pietra del monte Titano, un popolo forte e tenace nelle intemperie, umile e perseverante nelle convinzioni e nel sacrificio, un popolo che in quella stessa pietra ha riposto e conservato nella pace lo spirito della democrazia e dell'autogoverno, sempre nel pieno rispetto altrui».
La visita del Papa è dunque un avvenimento non solo per i cattolici, ma anche per quanti riconoscono l'autorità e l'alto profilo culturale di Benedetto XVI; «poiché Ella è, profondamente, uomo di convinzione, di sapere -- ha detto Berti -- e di dialogo». Poi il pensiero è andato al «delicato, forse il più difficile momento storico che San Marino sta vivendo, caratterizzato com'è dalla profonda e perdurante crisi economica globale, dall'intenso e convinto lavoro di adeguamento alle nuove regole internazionali, che le istituzioni ed il governo della Repubblica hanno attuato», ma anche da alcune situazioni di disagio per le quali si auspica una tempestiva soluzione per la ripresa dell'economia locale. «Perché -- ha concluso -- San Marino vuole continuare a essere, nel contesto delle Nazioni, una piccola ma ferma voce in difesa della libertà della giustizia, della pace, dei diritti umani fondamentali, del dialogo fra le culture e le religioni».
Quindi l'altro capitano reggente, Filippo Tamagnini, ha detto al Papa che la sua terra «accoglie oggi e fa proprio il messaggio che Ella fortemente rilancia dal monte Titano, perché sia udito da tutti, vicini e lontani. La comunità sammarinese si impegna a ritrasmettere questo messaggio, nella certezza che le tradizioni di accoglienza, di laboriosità, di ospitalità e di buona volontà, che di questo popolo sono caratteristica fondamentale, contribuiranno a riaffermare, anche a livello internazionale, l'ampio valore morale di una Repubblica, che a tutti offre rispetto e che da tutti si attende il riconoscimento della sua antica, sovrana identità statuale».
Poi un riferimento ai mutamenti in atto della società; «quella stessa società per la quale Ella si prodiga tanto -- ha spiegato -- sostenendone la cellula fondamentale, rappresentata dalla famiglia: prima scuola di formazione e di crescita sociale, culturale, morale e spirituale dei figli, così come ambito primario di crescita, per relazioni armoniose a tutti i livelli di convivenza umana, nazionale ed internazionale. Una famiglia impegnata nella costruzione di un tessuto sociale solido e solidale, che prepari i giovani ad assumersi le proprie responsabilità, in uno spirito di comprensione e di pace. Su questo stesso concetto di famiglia umana -- ha concluso -- oggi la Repubblica di San Marino si riconosce e riconosce l'opera pastorale del Pontefice, convinta che Chiesa e Stato, pur nella piena distinzione, siano entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione ed attraverso proprie finalità e strumenti, a servire l'uomo, poiché è nell'uomo che queste due società si incontrano e collaborano per meglio promuoverne il bene integrale».
(©L'Osservatore Romano 20-21 giugno 2011)
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