La missione di Scola: portare Cristo a Milano
di Giuliano Ferrara
Amore e carità: la città sotto la sua guida dovrà far scuola in linea con la dottrina Ratzinger
Portare Cristo in città. È la missione del prossimo arcivescovo di Milano, allievo di don Giussani, il prete brianzolo che diede vita a Comunione e Liberazione. Angelo Scola si darà da fare. È un vecchio amico di Ratzinger, è una persona di valore, un teologo e un pastore d’anime esperto. Essersi formato in un movimento carismatico di fine Novecento è un segno forte di appartenenza alla chiesa di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI.
Sono i due papi che hanno incorporato i movimenti, espressioni di confine di crisi della realtà cattolica, nel suo centro: il magistero, la prassi pastorale, la relazione della fede con la ragione, con il mondo dell’uomo e della donna liberati, che vogliono sapere tutto, diradare il mistero dell’esistenza, autodeterminarsi e vivere senza il sostegno della tradizione. Uomini e donne sempre alla ricerca di un’etica laica in grado di seppellire, magari sotto il peso schiacciante di un moralismo e di un solidarismo fanatici, politicamente corretti e perfino neo puritani, l’antico senso cattolico del peccato. Milano è una città moderna, si sa. Il denaro e il lavoro a Milano contano. Contano la tecnica e la scienza, e l’ideologia che ne discende: è qui a Milano, dall’interno di un potente complesso scientifico e sanitario cattolico come il San Raffaele, che si promette agli uomini non più la cura pietosa ma la guarigione prodigiosa, non tanto la salvezza dell’anima quanto l’immortalità virtuale dei corpi, una imponente fornitura di pezzi di ricambio genetici e di soluzioni salutiste capace in mettere in soffitta, a lasciarsi divorare dalla critica roditrice dei topi, intere biblioteche di teologia del dolore, del limite e della contingenza del mondo.
Questo slancio secolarizzatore, senza apprezzabili differenze tra la destra e l a sinistra politica, è l a v era impronta della città ricca, industriale, tecnologica e terziaria, europea e occidentale. Riportare Cristo in Occidente è il compito al limite delle umane possibilità che il Papa ha assegnato, come missione di indagine e di studio, a un pontificio consiglio (subito ironicamente ribattezzato come «ministero per l’attuazione del programma»). I l cardinale Scola dovrà inevitabilmente fare della sua Milano un caso di scuola in questo ambito. La Chiesa non ha altra priorità che l’amore, la carità. Non ha strumenti superiori alla preghiera, alla cura liturgica, alla comunione dei santi e all’amministrazione dei sacramenti. Ma la Chiesa si comprende come umano-divina, discende in linea diretta dall’incarnazione, dunque ha da sempre uno spiccato profilo sociale, una funzione pubblica e civile se non politica.
Fu il vescovo di Milano chiamato a reggere il Concilio Vaticano II, Paolo VI, a definire la politica come «la più alta forma di carità».
E l’altro grande predecessore del nuovo arcivescovo, il cardinal Martini, gesuita, ne chiede addirittura un altro, di Concilio, per realizzare la promessa riformatrice, inappagata, di una definitiva riconciliazione dei cattolici con il mondo moderno e post moderno. Scola si districherà tra rilevanti e molto diverse eredità. Ho l’impressione, ma ovviamente posso sbagliare per difetto di sensibilità cristiana e specificamente cattolica, che il futuro pastore dei milanesi dovrà, per i profili laici che sono parte della missione di un vescovo, scegliere tra una «strategia della riconciliazione» e una «strategia della contraddizione». Recenti tendenze della migliore teologia di scuola ambrosiana hanno messo l’accento sul carattere forte, identitario, che è insito nell’idea stessa di testimonianza cristiana.
Il che vuol dire che la Chiesa degli ultimi, dell’accoglienza solidale, la Chiesa buona e samaritana delle beatitudini evangeliche, quella che va incontro al mondo moderno com’è, e lo consola, non può risparmiarsi anche la fatica di correggerlo, di tentare di emendarlo con i suoi carismi e con la forza laica del suo pulpito, della sua cultura etica e sociale. La famiglia in stato avanzato di decomposizione, l’educazione imperniata su un relativismo assoluto inteso come ideologia di stato, e la vita umana negata o maltrattata sono i camp i d i battaglia i n cui, con l’aiuto della fede e della scrittura, si decide tutto ciò che non è sola fede e sola scrittura.
© Copyright Il Giornale, 12 giugno 2011 consultabile online anche qui.
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8 commenti:
Articolo "stalinista", nel senso storico della parola (lo stalinismo è una forma di totalitarismo politico in cui ogni valutazione etica e di verità è ridotta a puro strumento di una "lotta di potere", la quale è finalizzata al potere stesso che è fine a se stesso ... cfr Togliatti a favore dell'inserimento del concordato di Mussolini nella Costituzione repubblicana ... si può dubitare con semplicità che non era un gesto fatto per sostenere la libertà della chiesa ...).
Non dice cose sbagliate, è sbagliato l'approccio e questo articolo darà la stura a tutti quelli che si aspettano che a Milano vada un vescovo "castigamatti" della "sinistra" ... opzione politica male identificata e peggio calunniata (da se stessa, innanzitutto).
Quindi un vescovo che consola tutti coloro che hanno bisogno di un nemico per sentirsi vivi.
Naturalmente se è Scola che va a Milano sarà un vescovo prudente ed attento. Come è stato a Venezia.
Ma la citazione di don Verzé - e NON dei suoi molti debiti finanziari - è un segnale di che cosa interessa davvero a Ferrara ed al GIornale e di cosa significa scrivere articoli "stalinisti".
ciao
r
Io sono felice che Togliatti abbia accettato di inserire il Concordato "di Mussolini" nella Costituzione. Il motivo per cui l'ha fatto sono affari della sua coscienza di cui risponderà di fronte alla storia, (per chi ci crede, alla storia).
Trovo insopportabile questo tipo di giudizi che saltano a pié pari iul merito per giudicare le intenzioni, giudizi quindi tutti nutriti dei propri pregiudizi nei confronti di chi li esprime.
"Non dice cose sbagliate" ma, siccome le dice Ferrara si tratta "oggettivamente" di stalinismo! A me hanno insegnato che la verità resta tale, chiunque la dica e per qualsiasi motivo.
Quanto a "tutti coloro che hanno bisogno di un nemico per sentirsi vivi" noto, sommessamente, che ci è stato indicato di amare i nemici non di negare, ostinatamente, di averne.
Su don Verzè il giudizio di Ferrara mi sembra sufficientemente severo senza che abbia bisogno di tirare in ballo i suoi debiti finanziari.
Lo "stalinista" Ferrara, non muovendosi per pregiudizio ideologico, riesce persino a bastonare gli amici preti di Berlusconi. Basta leggere davvero che cosa ha scritto.
Non siccome le dice Ferrara, siccome le dice uno secondo il quale Berlusconi è per Rubi quello che Gesù era per la Maddalena.
Ma poi Ferrara che elogia Martini, adesso si ricorda di Martini.
Io sono di Milano e Cristo a Milano già c'è. Sono quelli come Ferrara che non lo vedono o non lo vogliono vedere, perche a questi signori non interessa di Cristo ne di altro a parte di quello che gli fa comodo. Avrei un gusto che Scola facesse il castigamatti a cominciare dalla setta di cl con coi è in rotta da tempo, avranno cercato di pilotarlo come un burattino. Comunque il Santo Padre fa bene a mandare lui almeno la finiamo una vota per tutte.
E stavolta certi signori non potranno dire che è un vescovo di sinistra a criticarli.
Guardi che Cristo Signore non ha ancora abbandonato la Chiesa di Milano. Si converta lei...
La scelta del pontefice nostro, guidato dallo Spirito Santo, porterà alla scelta di un arcivescovo capace di tener testa al nuovo sindaco di Milano Pisapia.
Spero proprio nel card.Scola grande uomo!
Luca
La scelta del pontefice nostro, guidato dallo Spirito Santo, porterà alla scelta di un arcivescovo capace di tener testa al nuovo sindaco di Milano Pisapia.
Spero proprio nel card.Scola grande uomo!
Luca
Io ho cercato di ragionare. Stefano mi risponde con insulti vari, ovviamente in particolare alla "setta di CL".
Lo so che Cristo a Milano c'è già, come dovunque. Si può denunciare un eccesso retorico o polemico nel titolo dell'articolo ma poco altro.
Mi piacerebbe finisse anche la "leggenda metropolitana" di Scola in rotta con CL.
Il cardinale è un grande uomo e un grande Vescovo. Ama la Chiesa e lavora perchè sia amata, valorizza e rispetta tutto e tutti. Ma non lo si può separare dall'origine.
Don Giussani ha educato anche uomini così. E, comunque, nel 2010 Scola ha celebrato la Santa Messa agli Esercizi della fraternità di Comunione e Liberazione.
Se vogliamo chiamarlo "essere in rotta con..." facciamolo pure.
Spero proprio che il nuovo arciv non faccia politica, perchè non se può più di vedere guidare fazioni e sentir predicare moralismi!
Lo Spirito Santo non manderà sicuramente un arcivescovo che debba tener testa al sindaco, ma che annunci Cristo, VIA, VERITA' e VITA; che ci aiuti a ricevere la GRAZIA che cambierà i nostri cuori e che ci porterà veramente ad amare e ad aiutare il prossimo e i bisognosi
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