PAPA A SAN MARINO
La vera ricchezza
La messa e l’Angelus allo stadio di Serravalle
Un "incoraggiamento a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani, così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione". Lo ha detto questa mattina Benedetto XVI, nella concelebrazione eucaristica nello stadio di Serravalle che ha aperto la visita pastorale del Papa alla diocesi di San Marino-Montefeltro. Nello stesso stadio il Santo Padre ha guidato anche la recita dell’Angelus.
Amore per il mondo. "Nel mondo c’è il male, c’è egoismo, c’è cattiveria e Dio potrebbe venire per giudicare questo mondo, per distruggere il male, per castigare coloro che operano nelle tenebre. Invece Egli mostra di amare il mondo, di amare l’uomo, nonostante il suo peccato, e invia ciò che ha di più prezioso: il suo Figlio unigenito", ha detto il Pontefice, nell’omelia della messa. "Rispondendo all’amore che viene dal Padre – ha aggiunto -, il Figlio ha dato la sua stessa vita per noi: sulla croce l’amore misericordioso di Dio giunge al culmine. Ed è sulla croce che il Figlio di Dio ci ottiene la partecipazione alla vita eterna, che ci viene comunicata con il dono dello Spirito Santo". Così, "nel mistero della croce, sono presenti le tre Persone divine": il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
La vera ricchezza. "La fede nel Dio trinitario ha caratterizzato anche questa Chiesa di San Marino-Montefeltro, nel corso della sua storia antica e gloriosa", ha sottolineato Benedetto XVI ricordando che "l’evangelizzazione di questa terra è attribuita ai Santi scalpellini Marino e Leone, i quali alla metà del III secolo dopo Cristo sarebbero approdati a Rimini dalla Dalmazia". Al di là delle questioni storiche, secondo il Papa, "interessa affermare come Marino e Leone portarono nel contesto di questa realtà locale, con la fede nel Dio rivelatosi in Gesù Cristo, prospettive e valori nuovi, determinando la nascita di una cultura e di una civiltà incentrate sulla persona umana, immagine di Dio e perciò portatore di diritti precedenti ogni giurisdizione umana". La varietà delle diverse etnie – romani, goti e poi longobardi – "trovarono nel comune riferimento alla fede un fattore potente di edificazione etica, culturale, sociale e, in qualche modo, politica. Era evidente ai loro occhi che non poteva ritenersi compiuto un progetto di civilizzazione fino a che tutti i componenti del popolo non fossero diventati una comunità cristiana vivente e ben strutturata". A ragione, per il Santo Padre, si può dire che la ricchezza di questo popolo "è stata ed è la fede, e che questa fede ha creato una civiltà veramente unica". Accanto alla fede, occorre poi ricordare "l’assoluta fedeltà al vescovo di Roma, al quale questa Chiesa ha sempre guardato con devozione ed affetto; come pure l’attenzione dimostrata verso la grande tradizione della Chiesa orientale e la profonda devozione verso la Vergine Maria".
La missione di oggi. "Voi – ha affermato il Pontefice - siete giustamente fieri e riconoscenti di quanto lo Spirito Santo ha operato attraverso i secoli nella vostra Chiesa. Ma voi sapete anche che il modo migliore di apprezzare un’eredità è quello di coltivarla e di arricchirla". In realtà, "voi siete chiamati a sviluppare questo prezioso deposito in un momento tra i più decisivi della storia. Oggi, la vostra missione si trova a dover confrontarsi con profonde e rapide trasformazioni culturali, sociali, economiche, politiche, che hanno determinato nuovi orientamenti e modificato mentalità, costumi e sensibilità". Anche qui, infatti, come altrove, ha avvertito Benedetto XVI, "non mancano difficoltà e ostacoli, dovuti soprattutto a modelli edonistici che ottenebrano la mente e rischiano di annullare ogni moralità. Si è insinuata la tentazione di ritenere che la ricchezza dell’uomo non sia la fede, ma il suo potere personale e sociale, la sua intelligenza, la sua cultura e la sua capacità di manipolazione scientifica, tecnologica e sociale della realtà". Così, anche in queste terre, "si è iniziato a sostituire la fede e i valori cristiani con presunte ricchezze, che si rivelano, alla fine, inconsistenti e incapaci di reggere la grande promessa del vero, del bene, del bello e del giusto che per secoli i vostri avi hanno identificato con l’esperienza della fede". Non vanno, poi, dimenticate "la crisi di non poche famiglie, aggravata dalla diffusa fragilità psicologica e spirituale dei coniugi, come pure la fatica sperimentata da molti educatori nell’ottenere continuità formativa nei giovani, condizionati da molteplici precarietà, prima fra tutte quella del ruolo sociale e della possibilità lavorativa".
Fermento nel mondo. Riconoscendo l’impegno di questa Chiesa particolare "nel promuovere la vita cristiana nei suoi vari aspetti", il Papa ha esortato "tutti i fedeli ad essere come fermento nel mondo, mostrandovi sia nel Montefeltro che a San Marino cristiani presenti, intraprendenti e coerenti". Quindi ha invitato sacerdoti, religiosi e religiose a vivere "sempre nella più cordiale e fattiva comunione ecclesiale" e i laici a impegnarsi "attivamente nella Comunità".
La beata suor Rutan e la Giornata mondiale del rifugiato. "Anche in questa terra, la nostra Madre Santissima è venerata in diversi santuari, antichi e moderni – ha dichiarato il Santo Padre all’Angelus -. A lei affido tutti voi e l’intera popolazione Sammarinese e Montefeltrina, in modo particolare le persone sofferenti nel corpo e nello spirito". Il Pontefice ha quindi ricordato che oggi a Dax, in Francia, "viene proclamata beata suor Marguerite Rutan, Figlia della Carità. Nella seconda metà del secolo diciottesimo, ella lavorò con grande impegno nell’Ospedale di Dax, ma, nelle tragiche persecuzioni seguite alla Rivoluzione, fu condannata a morte per la sua fede cattolica e la fedeltà alla Chiesa". Infine, Benedetto XVI ha rammentato che domani ricorre la Giornata mondiale del rifugiato: "In tale circostanza, quest’anno si celebra il sessantesimo anniversario dell’adozione della Convenzione internazionale che tutela quanti sono perseguitati e costretti a fuggire dai propri Paesi". Di qui l’invito alle autorità civili e ad ogni persona di buona volontà "a garantire accoglienza e degne condizioni di vita ai rifugiati, in attesa che possano ritornare in Patria liberamente e in sicurezza".
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