L’attesa dell’episcopato per l’arrivo del Romano Pontefice in Croazia
Nelle famiglie cattoliche il futuro della Chiesa
Marin Srakić,
Arcivescovo di Ðakovo-Osijek Presidente della Conferenza episcopale
Al censimento del 2001 la Repubblica di Croazia aveva una popolazione pari a 4.437.460 abitanti, dei quali l’87,83 per cento si sono dichiarati cattolici, il 4,42 ortodossi, l’1,3 musulmani e il 5,21 agnostici e atei. La Conferenza episcopale croata (Cec), costituita nel 1993, è composta di ventiquattro vescovi membri, di cui tre sono emeriti. Esistono sedici Chiese locali e l’ordinariato militare. Le diocesi si situano in quattro province ecclesiastiche: Rijeka, Split, Zagreb e quella recentemente costituita di Ðakovo-Osijek, mentre l’arcidiocesi di Zadar è direttamente soggetta alla Santa Sede.
I vescovi svolgono la loro missione pastorale in collaborazione con i sacerdoti, religiosi e religiose. Il numero dei preti diocesani è di 1.592, quello dei religiosi 840 e quello delle religiose 3101. In alcune diocesi ci sono delle vocazioni sacerdotali sufficienti, mentre in altre si avverte una grande scarsità. Calano in particolare le vocazioni femminili.
Dopo la proclamazione della democrazia, cioè dal 1990, i laici possono formare varie associazioni e comunità, e adesso sono impegnati nella vita sociale ed ecclesiale. Una questione importante in cui la Chiesa è particolarmente attiva è la famiglia. Uno dei problemi fondamentali è la diminuzione delle nascite e l’invecchiamento demografico della popolazione. L’insegnamento della religione nelle scuole statali è un corso opzionale a ogni livello didattico, però quando esso viene scelto diventa obbligatorio, equiparato a tutti gli altri corsi scolastici. Un numero elevato di giovani allievi frequenta l’insegnamento della religione: il 92 per cento alle elementari e l’83 per cento alle medie superiori.
La Conferenza episcopale è in dialogo con le altre Chiese e comunità cristiane presenti nel Paese. A tal fine esistono La commissione episcopale della Cec per il dialogo con la Chiesa Ortodossa Serba e il consiglio della Cec per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. Quanto ai rapporti tra Stato e Chiesa essi sono corretti e si basano sugli Accordi firmati tra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia.
Proverbialmente leali sono i rapporti del popolo croato con la Santa Sede. Il beato Giovanni Paolo II, richiamando le parole del Papa Giovanni VIII, aveva accennato in un’occasione che una delle caratteristiche del popolo croato è l’amore e la lealtà verso la Chiesa Romana e verso la cattedra di Pietro come propria Madre «in cui gli antenati vostri hanno quietato la propria sete col’istruzione del magistero dolce dal sorgente limpido».
Nel corso della storia del popolo croato ci sono state sfide, tentazioni e pressioni pesanti. La minaccia più pesante è stata dopo la Seconda guerra mondiale, quando le autorità comuniste tentavano di allontanare la Chiesa da Roma cercando di far proclamare una Chiesa croata nazionale. Ma la Chiesa non ha mai vacillato, cosciente che i Croati non hanno perso l’identità e l’indipendenza grazie ai legami con la Chiesa cattolica romana e alla lealtà verso di essa, e che anzi, al contrario, tramite questo legame sono entrati nella comunità dei popoli europei.
I legami reciproci hanno raggiunto il culminte durante il pontificato di Giovanni Paolo II, che ha visitato il nostro Paese per tre volte. La voce della Santa Sede e di Papa Wojtyła si è sentita più volte venti anni fa. E questa voce era la più chiara, la più decisa, la più alta e la più determinante. La Santa Sede è stata tra i primi nel 1991 a riconoscere la Repubblica di Croazia come stato indipendente.
Lo stesso livello dei legami permane anche con il Benedetto XVI. Anche lui conosce molto bene la situazione nella quale vive la Chiesa croata e le condizioni attuali della vita della nazione. Gli incontri nella fede da lui presieduti riuniranno il passato con il presente, la transitorietà con l’eterno, il ricevere con il dare, rivelando così il significato della vita quotidiana concreta.
Come ragione principale della sua visita apostolica ai croati, il Pontefice ha citato nella sua risposta all’invito rivoltogli, la celebrazione dell’Incontro nazionale delle famiglie croate — che la Chiesa locale organizza per la prima volta — e la preghiera presso la tomba del beato cardinale martire Alojzije Stepinac. In questo modo ha posto in rilievo la chiave di lettura della visita.
La famiglia cristiana rappresenta il luogo dell’incontro delle relazioni naturali più profonde di ciascun uomo. Questa comunione viene nobilitata e trasfigurata dalla rivelazione e dalla verità cristiana. Il martirio rappresenta poi un’espressione più profonda delle relazioni sopranaturali. Sia l’uno che l’altro portano infine una potenza dell’amore trasfigurante che proviene dal dono di Cristo. L’uno e l’altro vengono permeati dalla gioia, che ritrova la sua sorgente ultima in Cristo.
Con la celebrazione del primo Incontro nazionale delle famiglie croate vorremmo porre l’attenzione della società, delle sue istituzioni legislative e dei suoi mezzi di comunicazione sul matrimonio e sulla famiglia come cellula vitale del popolo croato e di tutta la società.
Il consiglio per la famiglia e il consiglio per i giovani della Conferenza episcopale hanno preparato delle catechesi pratiche, come il testo-guida per gli incontri dei vari gruppi in preparazione alla visita del Papa. Durante questo itinerario, tutte le comunità parrocchiali e religiose hanno pregato e continuano a pregare per le famiglie e per i frutti spirituali della visita del Papa.
Come motto per il viaggio apostolico la Cec ha scelto «Insieme in Cristo». Esso esprime il bisogno della comunione a tutti i livelli e la causa intrinseca cristiana di essa: in Cristo. La comunione in Cristo rimanda alla natura della Chiesa, all’approfondimento dell’identità ecclesiale della famiglia e della vocazione cristiana, nonché all’essere più riconoscibili nella società a motivo del nostro impegno per il bene comune, grazie al dono di noi stessi e alla forza della croce.
Durante la visita il Pontefice avrà quattro incontri principali con i fedeli o i cittadini croati: tel Teatro nazionale di Zagabria sarà con gli esponenti della società civile, del mondo politico, accademico, culturale e imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con i leader religiosi; nella piazza intitolata a Josip Jelačić — bano di Croazia dal 1848 ak 1859, noto soprattutto per aver abolito la servità della gleba — sarà con i giovani durante una veglia di preghiera. Momento culminante sarà la messa in occasione della Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate. Poi, domenica pomeriggio sono in programma la celebrazione dei vespri con vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi, e la preghiera presso la tomba del beato Alojzije Viktor Stepinac nella cattedrale dell’Assunzione della beata Vergine Maria e di santo Stefano di Zagabria.
Benedetto XVI vuole stare vicino e insieme con noi nei momenti decisivi della nostra storia; è pronto a sostenerci nel nostro compito di rinnovamento della Chiesa e della società. La stessa visita del Papa è già un messaggio per noi e per tutta la Chiesa. La presenza del Pontefice e i suoi gesti sono un’immagine chiara della comunione e dell’unità, ma anche un invito a essere maggiormente Chiesa. Infatti, il Papa che viene da noi porta in sé tutta la Chiesa e il suo impegno in tutte le parti del mondo. In un periodo in cui predominano una certa apatia, svogliatezza, scetticismo, immobilità e stanchezza spirituale, quando nulla si riesce a far bene, il Papa, come padre di tutti i fedeli, con il suo amore ci conduce verso il largo da dove si può vedere un futuro sereno.
(©L'Osservatore Romano 3-4 giugno 2011)
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