lunedì 20 giugno 2011

Quando il Papa riempie gli stadi, si svuotano le chiese (Magdi Cristiano Allam)

Quando il Papa riempie gli stadi, si svuotano le chiese

di Magdi Cristiano Allam

Ieri mattina per la prima volta ho assistito alla messa del Papa in uno stadio, quello di Serravalle nella Repubblica di San Marino. L’organizzazione è stata perfetta, l’accoglienza buona con tutti, l’attenzione nei miei confronti particolarmente calorosa. Tutto ha funzionato nel migliore dei modi, compreso il tempo, imprevedibile fino all'ultimo, che è stato clemente, con una temperatura calda mitigata da un venticello.
Ci sono andato innanzitutto per il fascino che Benedetto XVI esercita da sempre su di me per la sua straordinaria capacità di incarnare il binomio indissolubile tra fede e ragione, sin da quando era ancora il cardinale Joseph Ratzinger ed io ero ancora un musulmano che inseguiva il sogno di coniugare l’islam con i valori non negoziabili finendo per diventare il nemico numero uno dei fanatici di Allah in Italia; un fascino che mi ha illuminato dentro culminando nel dono della fede in Gesù e nel regalo incommensurabile del battesimo ricevuto dalle stesse mani del Vicario di Cristo.
Così come ci sono andato per la stima e l’amicizia che mi lega a monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, uno dei pochi alti prelati «islamicamente scorretti» in seno alla Chiesa, un missionario cristiano che con l’apostolato e le opere è votato alla lotta contro la «dittatura del relativismo», come sapientemente la definisce Benedetto XVI, dedito ad affermare la certezza del primato della verità assoluta in Cristo che non lascia pertanto alcun dubbio circa l’esclusione dell’islam dall’essere una religione rivelata o su Maometto dall’essere un autentico profeta ispirato da Dio.
Quando fui inaspettamente invitato quale esperto di questioni islamiche da Bruno Vespa, durante l’agonia di Giovanni Paolo II a pochi giorni dalla sua morte il 2 aprile 2005, a dibattere alla trasmissione Porta a Porta su chi avrebbe potuto essere il successore, mi sorpresi sentirmi rispondere: «Papa Wojtyla è stato il Papa che più di altri è riuscito a riempire le piazze, il suo successore dovrà essere capace di riempire le chiese». Mi sorpresi perché pur non essendo un vaticanista o comunque un esperto della Chiesa cattolica, intuii che il male profondo era il relativismo religioso che aveva trasformato Giovanni Paolo II in una sorta di divo internazionale percepito come affascinante per la sua straordinaria maestria comunicativa capace di farsi amare e di infondere l'amore ovunque nel mondo. Ma al tempo stesso il cristianesimo si riduceva ad essere un fenomeno mediatico, con la conseguenza che è calato l'interesse per la dimensione spirituale, è venuta meno la pratica religiosa dei cattolici e sono crollate le vocazioni. Ho pertanto salutato con gioia e considerato un dono della Provvidenza l'elezione di Benedetto XVI quale paladino della difesa dei dogmi della fede.
Ebbene ieri mi sono sentito in difficoltà percependo un clima da tifoseria nell'accoglienza riservata al Sommo Pontefice al suo ingresso nello stadio, all'inizio e alla fine della Santa Messa. Mi ha colpito il richiamo fatto all'altoparlante da una responsabile dell'organizzazione a non interrompere la cerimonia religiosa con gli applausi. Significativa è stata la sua raccomandazione a non richiedere l'ostia benedetta in mano, di accoglierla direttamente in bocca, per evitare il rischio della «profanazione». Effettivamente constato che in tante chiese in varie parti d'Italia i sacerdoti danno indifferentemente l'ostia in bocca o in mano a secondo della richiesta del fedele. Ebbene se l'indicazione del Papa è che l'ostia va data direttamente in bocca, dovrebbero essere i sacerdoti a saperlo e a farlo. Persino ieri ho visto un sacerdote che, nonostante ci fosse stato un richiamo pubblico, ha dato l'ostia in mano ad un fedele!
L'insieme della cerimonia religiosa è stata uno spettacolo riuscitissimo, con una mirabile sintonia di quattro cori, con l'esercito dei fotografi e teleoperatori che accresce la suggestione per la straordinarietà dell'evento. Ma come fedele il livello della mia partecipazione è stato parziale. È difficile competere, oltretutto in uno spazio immenso, con tenori e soprani. Li si ascolta con ammirazione come si farebbe andando ad un concerto, ma viene meno il coinvolgimento del fedele e il suo sentirsi parte di una comunità dedita alla preghiera e al raccoglimento in vista della comunione con Cristo nato, morto e risorto.
E poi ho avuto la netta sensazione che quel ruolo non si addice proprio al Papa filosofo e teologo impegnato nella sfida epocale contro la dittatura del relativismo. Fa tenerezza e rabbia vederlo chiuso in un gabbiotto anti-proiettile per il pericolo, sempre in agguato, che possa essere assassinato dai terroristi islamici. Ma si tocca con mano il limite personale nell'essere un uomo di spettacolo, capace di affascinare ed entusiasmare per come ti guarda o si muove a prescindere da ciò che dice. Benedetto XVI non lo è e non lo sarà.
Cosa voglio dire? Che se veramente vogliamo vincere la battaglia contro il relativismo religioso e riscattare la solidità della fede in Cristo, non distraiamo il Papa coinvolgendolo in questi spettacoli negli stadi e nelle piazze. Perché più saranno di successo sul piano mediatico e più allontaneranno i fedeli dalle chiese. Il posto del Papa è nelle chiese a diretto contatto con i sacerdoti e con i fedeli, affinché i sacerdoti riscoprano il precetto dell'obbedienza al Vicario di Cristo che hanno sostituito con quello del seguire la propria coscienza, ed affinché i fedeli si sentano confortati dalla bontà della propria scelta di fede in virtù della presenza di testimoni che risultano credibili se ciò che proclamano dal pulpito corrisponde a ciò in cui credono e si traduce in ciò che concretamente fanno.

© Copyright Il Giornale, 20 giugno 2011 consultabile online anche qui.

Non sono affatto d'accordo con questo articolo.
Proprio perche' c'e' (e non si puo' piu' negare!) un evidente scollamento fra il Magistero del Papa e il comportamento di molti vescovi e sacerdoti, e' quanto mai necessario che il Pontefice visiti le chiese particolari. Sono i fedeli (non il clero) ad averne bisogno.
In molte chiese si fa il nome del Papa solo perche' e' d'obbligo nella Preghiera Eucaristica, ma si possono contare sulla punta delle dita di una mano le volte in cui ho sentito citare i testi di Benedetto XVI o si e' invitata l'assemblea a pregare per lui. Parlo dei preti italiani.
Ho poca fiducia in un cambio di mentalita' dei sacerdoti ordinati decenni fa. Ne ho molta di piu' nelle nuove generazioni, quelle piu' vicine all'insegnamento di Benedetto XVI.
Noto che i sacerdoti stranieri sono molto piu' affezionati al Papa di quelli italiani.
Ho avuto modo di ascoltare la Messa celebrata da un prete spagnolo e da un senegalese e sono rimasta colpita dalla loro fede e dal loro entusiasmo verso il Magistero del Santo Padre.
Noi italiani abbiamo molto da imparare.

R.

17 commenti:

raffaele ibba ha detto...

Raffa, non è il papa a riempire le chiese. Se le chiese sono luoghi di incontro con Dio delle comunioni di coloro che "seguono la via", cioè seguono Cristo, non è il papa a riempirle ma siamo soltanto noi.
Il papa può riempire gli stadi e fa bene a farlo. È un fatto che, mi rendo conto, significa molte cose e non tutte da approvare.
Ma Magdi Allam sbaglia, perché è presbite in fatto di fede.
La testimonianza di Cristo non è dei sacerdoti o del clero. La testimonianza di Cristo è nostra e solo nostra, di ciascuna e ciascuno di noi che seguiamo Cristo ed a partire e iniziare dall'amore che "io" ho e manifesto, in ogni atto del mio corpo e della mia vita, per tutti quelli che sento e conosco essere lontani da me.
Ad iniziare da ...
ciao
r

Anonimo ha detto...

Mi domando se Vescovi e preti sono pappagalli che devono ripetere quello che dice il Papa. Che ne dite?

Raffaella ha detto...

Rispondi da solo/a magari firmandoti.
R.

Anonimo ha detto...

Magdi dice la stessa cosa che qua si dice del predecessore di Benedetto: che il successo mediatico è finto e dannoso. Se si è contrari al trionfalismo (anche quello degli stadi) e ai grandi numeri bisogna esserlo sempre.

Raffaella ha detto...

Mah...piacerebbe a molti che il Papa fosse invisibile, ma non lo e'.
Le sue visite in Italia durano un solo giorno (o due al massimo, se ci sono due diocesi da visitare).
Non c'e' alcun trionfalismo, ma solo la volonta' di confermare i fratelli nella fede.
Molto e' cambiato nei vari Paesi dopo i viaggi di Benedetto (soprattutto negli Usa, nel Regno Unito, in Francia, in Australia...). Qui molti Cattolici si sono sentiti confortati e molti altri, anche non credenti, hanno scoperto il "vero" Benedetto, quello abilmente nascosto dalla vulgata mediatica.
Il Papa potrebbe evitare le visite in Italia (in fondo noi abbiamo il Santo Padre "a casa"), ma non si sottrae a questi impegni.
Dovremmo essergliene grati.
R.
R.

Andrea ha detto...

Per l'Anonimo: Vescovi e preti sono SUDDITI del Papa, così come chiunque faccia parte della "Corte celeste in terra" (la Chiesa).
Ciò che oggi manca a moltissimi, ancor più nel Clero che fra i laici, è il concetto di Regno di Dio. Il Papa non è "Primus inter pares" (un "Vescovo illustre"), ma è il Vicario di Cristo.
Cristo ha parlato di due cose fondamentali: il Padre e il Regno.

Anonimo ha detto...

Non è invisibile. Benissimo infatti riempie gli stadi, vende i libri fa ascolti quando parla. Dunque?? Meglio così no???
E anche quando lo fanno altri uomini di Dio. Il resto sono pettegolezzi.

Raffaella ha detto...

Pettegolezzi...
R.

Anonimo ha detto...

Buongiorno Raffaella,

penso che se si considera il punto di partenza ben diverso di Magdi da quello di (penso) tutti noi qui dentro qualche espressione che sembra un po' forte trova il suo giusto contesto.
Se rileggi infatti il paragrafo conclusivo, trovi proprio quel tipo di richiamo che ti stessa hai fatto molte volte in altri contesti, quello dell'evitare la mediaticita' fine a se stessa e a cogliere il significato profondo della persona del Papa e di quello che dice e fa, proprio come Vicario di Cristo (obbedienza, che parola scandalosa anche al giorno d'oggi, vedi Toowoomba e Orvieto) e non come un "qualsiasi" col vestitino diverso dagli altri. A partire da questa obbedienza si pasce il gregge di Cristo: se non c'e' si fanno solamente i fatti propri - e di conseguenza scandalo per i fedeli, che ovviamente non riescono a ritrovare Gesu' Cristo in "pastori che pascono se stessi" (ezechiele 34).

Anonimo ha detto...

Il Papa sarebbe più utile se si chiudesse in Vaticano? Non credo proprio. la gente ha bisogno di sentirlo fisicamente vicino. Quello che lasciava perplessi nel beato predecessore era la prorompente presenza scenica che, spesso e volentieri, faceva sì che si guardasse a lui ignorando completamente il messaggio, che non fosse quello sociale, facendogli così un torto. Papa Benedetto ha uno stile diverso e una diversa personalità ed è imbattibile nel rieducare la gente alla fede in modo tale che è impossibile ignorarlo, piaccia o non piaccia quello che dice, mai fa risaltare se stesso, sempre Cristo. Infatti, chi va ai suoi incontri lo fa più per ascolarlo che per vederlo, ma il carisma di Pietro, del Vicario di Cristo, rimane intatto, anzi potenziato. Anonimo è un/a miope e un bastian contrario per partito preso, Magdi C. Allam possiede l'estremismo del convertito, difetto che farebbe bene a correggere, se ne avvantaggerebbe in umiltà. In questo potrebbe prendere dal Santo Padre.
Alessia

LAURA ha detto...

d'ACCORDO CON LA PRIMA PARTE, QUANTO AL FATTO CHE A PAPA BENEDETTO NO SI ADDICANO GLI STADI, N Oè VERO. SE LE PERSONE SON TANTE, DOVE LE METTIAMO??? E POI SI PUò PREGARE ANCHE IN UN PRATO O IN UNO STADIO. DIO SI ADORA IN SPIRITO E VERiTà E NoN SERVE LA CHIESA BAROCCA

Anonimo ha detto...

A Magdi è andato di traverso il discorso non lo stadio. Già se lo immaginava vicino al vescovo Negri tuonare contro il relativismo e la società moderna e le moschee e magari i cattolici adulti, invece ha dovuto ascoltare un richiamo sul precariato, sul consumismo l'edonismo e la smania di potere.
Ieri gli zingari e l'ecologia oggi gli stadi e il precariato, ahi, ahi...

Fabiola ha detto...

Caro Anonimo delle 13.59, (uffa!!!) a te invece il discorso è piaciuto. Soprattutto perchè hai estrapolato tutto e solo quello che ti ha fatto comodo, in stile Repubblica e TG3. Ci manca l'insinuazione che avesse in mente il governo e B. of course.

Detto questo, a volte lo zelo da neofita di Magdi Allam è stucchevole anche per me.

Francesco ha detto...

Forse sarò l'unico, in questo post, ad andare controcorrente e a non essere allinato al "politicamente corretto" espresso in tutti questi interventi, molti assai scontati. Trovo che tutto ciò che ha affermato Magdi Allam sia corretto, obiettivo e realistico. So che, in questi tempi, parlar male di papa Wojtyla è considerata un'eresia innammissibile ma è verissimo che egli si era trasformato in un'icona mediatica e sentimentalistica che poco o nulla aveva a che vedere con ciò che dovrebbe realmente essere il Papato. Concordo sul fatto che i suoi atti e i suoi atteggiamenti abbiano favorito il relativismo, incoraggiato l'indifferentismo religioso, contribuito a svuotare chiese e seminari pur riempiendo gli stadi e le piazze.
Bisogna che vescovi e sacerdoti cattolici ritrovino il coraggio di proclamare la Verità e di chiamare l'errore, l'eresia e le false religioni (compreso l'Islam) con il loro vero nome, come sempre è stato fatto in passato.
L'opportunismo, il buonismo e la diplomazia di molti prelati odierni mal si conciliano con l'unica Verità che la Chiesa Cattolica ritiene giustamente di rappresentare e che tutti gli uomini hanno il diritto di conoscere.

Anonimo ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con Francesco! E poi, Raffaella, credo che lei sia caduta in un equivoco: Allam non scrive che il Sommo Pontefice non deve visitare le chiese particolari, soltanto che lo faccia nelle chiese, appunto, non in stadi e piazze! Così almeno mi sembra... Antonio

gemma ha detto...

mi pare di capire che per alcuni il Papa non deve uscire dalle chiese, non deve scrivere libri, non deve rilasciare interviste, non deve parlare con chi non crede. Capisco i punti di vista di alcuni, ma in tempi di incredulità, oggi quasi come alle origini, mi pare non se ne possa fare a meno. E riguardo alle critiche a Giovanni Paolo II, se non avesse portato il papa nelle piazze, non sappiamo come sarebbe andata a finire. Non la disprezzerei troppo la predicazione del Papa all'esterno, chi ce l' ha già la fede non la perde certo per questo

Anonimo ha detto...

Ma no Fabiola io non estrapolo, Benedetto ha detto anche tante altre cose e magari a Magdi saranno piaciute. Ma queste che ho sottolineato gli hanno dato fastidio così tanto da invitarlo a tornare in Chiesa con l'incenso e tutto e a lasciare a loro la gestione dei precari e del creato.