sabato 4 giugno 2011

Scola a Milano, una provocazione del Papa? (Valli)

SCOLA DOPO TETTAMANZI: UN AZZARDO?

Un ciellino a Milano

Aldo Maria Valli

Ormai per Milano è praticamente fatta. Il giudizio è unanime. Sia nel palazzo apostolico vaticano sia nella curia ambrosiana si dà per certo che il successore di Dionigi Tettamanzi sarà l’attuale patriarca di Venezia, Angelo Scola.
Ufficialmente, per rispettare il criterio della terna da sottoporre al papa, accanto al suo nome ne resistono altri due, ma Benedetto XVI ha deciso. E ha deciso come suo solito: puntando sulla conoscenza personale. Joseph Ratzinger stima Angelo Scola dai tempi di Communio, la rivista teologica internazionale che l’attuale papa fondò nel 1972 con Hans Urs von Balthasar e Henri de Lubac e della quale Scola è stato collaboratore fin dall’inizio.
Lo stesso cardinale canadese Marc Ouellet, attuale prefetto della congregazione per i vescovi (cioè colui che, in base al protocollo, dovrà formalmente presentare al papa il nome prescelto per Milano) è stato a sua volta collocato da Benedetto XVI in un ruolo tanto delicato anche in virtù dei meriti acquisiti come collaboratore di Communio. Angelo Scola, classe 1941, lombardo di Malgrate (comune a due passi da Lecco), figlio di un camionista e di una casalinga, laureato in filosofia alla Cattolica di Milano sotto la guida di Gustavo Bontadini, è stato docente di teologia a Friburgo e alla Lateranense, università della quale nel 1995 è diventato anche rettore. Vescovo di Grosseto dal 1991, all’inizio del 2002 diviene patriarca di Venezia e nell’ottobre 2003 riceve la porpora cardinalizia.
A Venezia in questi anni si è segnalato per l’impulso dato allo Studium Marcianum, polo pedagogico-accademico del quale fa parte la fondazione internazionale Oasis per il sostegno culturale delle minoranze cristiane nei paesi musulmani. Sulla rivista che porta lo stesso nome della fondazione vengono spesso trattati temi che stanno molto a cuore al papa (sull’ultimo numero, per esempio, si parla del rapporto fra verità e libertà), un altro segnale della profonda sintonia fra Scola e Benedetto XVI.
Fin da ragazzo Angelo Scola entra in contatto con l’esperienza di Gioventù studentesca, il movimento cattolico giovanile, fondato da don Luigi Giussani, che alla fine degli anni Sessanta diventerà Comunione e liberazione. Proprio l’appartenenza del giovane seminarista Scola al movimento di don Gius è all’origine di un fatto che segnerà la sua biografia e la sua formazione: passato dal seminario di Saronno a quello di Venegono per gli studi teologici, da qui sarà allontanato su decisione dell’allora arcivescovo di Milano Giovanni Colombo con l’accusa di settarismo perché troppo incline a obbedire al movimento più che al vescovo.
A causa di questo fatto, Scola non sarà ordinato prete nella sua diocesi di appartenenza, quella ambrosiana, ma nella lontana Teramo, nel 1970, grazie all’accoglienza del vescovo ciellino Abele Conigli.
Ma anche dentro Cl l’esperienza di Scola non è stata esente da qualche trauma, se è vero che alla metà degli anni Settanta don Giussani tolse al giovane teologo lecchese la responsabilità di essere punto di riferimento degli universitari di Comunione e liberazione e si dedicò in prima persona a questa attività ritenendo che Scola tendesse a puntare troppo sulla militanza anziché sulla testimonianza. Dicono che il futuro patriarca soffrì molto per questa decisione di don Giussani e superò la crisi emigrando a Friburgo.
Tutto questo in ogni caso appartiene al passato.
In occasione della visita di Benedetto XVI a Venezia, un mese fa, il patriarca ha risposto così a una domanda dei giornalisti sulle voci che già allora lo davano in partenza per Milano: «Più passa il tempo, più amo Venezia». Un modo elegante per dire: non confermo e non smentisco.
Il viaggio in Laguna è stato probabilmente l’ultimo tassello che ha spinto il papa a convincersi ancora di più della necessità di puntare su Scola. La perfetta organizzazione e soprattutto la capacità dimostrata da Scola nel radunare più di trecentomila persone per la messa presieduta dal pontefice hanno fatto colpo su Benedetto XVI, che d’altra parte stima non solo il patriarca ma anche la stessa Comunione e liberazione, come dimostra il fatto che le sue quattro attuali assistenti nell’appartamento papale sono memores domini, cioè laiche cattoliche che hanno fatto i voti di povertà e castità sotto l’egida di Cl.
Al contrario, sia nella curia di Milano sia più in generale nella maggioranza dei preti della diocesi ambrosiana l’avversione verso Cl è diffusa e conclamata. Da questo punto di vista la scelta di Benedetto XVI ha il sapore della scommessa alquanto difficile se non proprio dell’azzardo.
Un vescovo ciellino sulla cattedra di Ambrogio, dopo Martini e Tettamanzi. E per di più, un vescovo allontanato dallo storico seminario ambrosiano di Venegono proprio per la sua obbedienza a Cl. Per molti la cosa è vista come una provocazione, se non vogliamo dire come un’eresia. Ma, a meno di clamorose svolte dell’ultimo minuto, Benedetto ha deciso. E l’operazione dovrebbe andare in porto fra circa un mese, dopo che l’arcivescovo uscente, Dionigi Tettamanzi, come ultimo gesto della sua missione a Milano, avrà proclamato tre nuovi beati ambrosiani.

© Copyright Europa, 4 giugno 2011 consultabile online anche qui.

Beh, sarebbe un solenne scossone alla curia ambrosiana e soprattutto ai preti della diocesi :-)
Potrebbe essere l'occasione per "ripopolare" le stanze di Venegono
.
R.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

La cosa migliore, per far abbassare la cresta a questi arrogantelli, sarebbe di dividere la diocesi: troppi fedeli, troppi soldi.
Si potrebbe per non appesantire il numero di diocesi in Italia, abolirne un paio come quella di Ozieri, qui in Sardegna: 50.000 fedeli.

Jacu

sonny ha detto...

Se fosse veramente ordinato Scola, mi piacerebbe essere una formichina milanese e infilarmi dentro a qualche canonica o nelle stanze dell'episcopio......chissà che risate!!!!!

A.R. ha detto...

Io ancora non posso credere che Papa Benedetto voglia mettere per soli 5 anni un vescovo a Milano, togliendolo dalla sede patriarcale di Venezia, dove sta organizzando per l'anno prossimo un convegno ecclesiale di tutte le Chiese del Triveneto. Da Venezia il Papa ha già preso, pochi mesi fa, il vescovo ausiliare Pizziol per farlo residenziale di Vicenza. Possibile che si voglia proprio impoverire completamente una diocesi appena visitata in pompa magna? Non credo che la buona gente capirebbe questi gesti, che non possono essere interpretati come un regalo di ringraziamento per l'accoglienza, ma come uno sfruttamento di risorse degno di una multinazionale che sposta i suoi dirigenti più in gamba da una filiale ad un'altra di maggiori dimensioni.
E dire che papa Benedetto, di per sè, è contro il walzer dei vescovi.
Io mi chiedo: visto che comunque si deve poi trovare un patriarca per Venezia, sede cardinalizia certa, perchè non mettere direttamente il candidato a Milano?

Ambrosiano, ma cattolico ha detto...

Se il prescelto fosse il card Scola, "Benvenuto, caro arcivescovo!!!"
Lo dico con tutta l'antipatia personale che ho per CL (ma con grandissimo apprezzamento per don Giussani!).
Il card Scola è decisamente CATTOLICO e per la chiesa eretica milanese è quello che ci vuole.
Certo, grande idea sarebbe dividere la diocesi, dividendone anche la capacità di dominio in tanti settori!

Fabiola ha detto...

Caro Ambrosiano, ma cattolico...fatico a capire l'antipatia per CL e l'apprezzamento a don Giussani e al card. Scola. Difficile separare l'origine dai frutti.
Certo anche i ciellini sono peccatori e combinano qualche pasticcio...ma questo è un altro discorso.

Anonimo ha detto...

Povero Scola,non vorrei essere al suo posto....sarà come "un agnello in mezzo ai lupi"

Anonimo ha detto...

rispondo a Jacu, non solo Ozieri ma lanusei, Nuoro, Alghero - Bosa, Ales - Terralba, Iglesias.
per un milione e mezzo di abitanti bastano e avanzano le tre Archidiocesi Cagliari Sassari Oristano

Anonimo ha detto...

Povero Scola sarà mangiato in un boccone dai preti milanesi tutti contrari a CL

Anonimo ha detto...

ma veramente esiste già l'idea di separare la diocesi ne ho sentito parlare dal Card. Bertone cinque anni fà. Ma ovviamente Tettamanzi si era opposto,può essere che si possa fare.

Anonimo ha detto...

Tranquillo fr A.R. a Venezia arriverà Negri!
E' nel Montefeltro che non sapremo come fare!
Mazzarino

Anonimo ha detto...

Ma carissimi vi rendete conto che così i ciellini si butteranno sulla curia come lupi affamati. Come hanno fatto in regione lombardia.
e poi non sono i preti di milano ad essere avversi ai preti di cl sono i preti di cl che si sentono pastori non della chiesa ma della loro setta e basta, e che si sono emarginati volutamente. Scola farà grandi danni e da studente di teologia mi toccherà emigrare proprio come ha fatto lui.
Stefano Maria di Milano

Anonimo ha detto...

Caro Valli, sembra che lei si mostri piuttosto informato sulle vicende di Scola che lasciò il seminario di Venegono, ma non lo è. Come mai altre decine di seminaristi provenienti da Gs, rimasero e divennero preti? Esempio per tutti Mons Luigi Negri. Per Scola non ci saranno stati motivi specifici che lei ignora? E poi è sicuro che fu allontanato dal card. Colombo, e non magari dai responsabili del seminario? E se invece poi si fosse allontanato da solo? Quanto poi alle vicende di Scola ed il CLU, è sicuro di essere informato correttamente?
Comunque il suo intervento dà l'idea di un lancio di un inizio di fuoco di sbarramento. Ci vorrebbe più fede e fiducia nel Papa, per chiunque sarà nominato.
Siamo nella Chiesa, non nel PD!

Ambro ha detto...

Caro Valli, condivido le obiezioni di «anonimo», circa l'esistenza di motivi specifici che lei - evidentemente - ignora, per l'ordinazione in quel di Teramo del card. Scola. Evidentemente, poiché il card. Colombo non può smentire quanto gli viene attribuito, è facile gettare su di lui la colpa di qualcosa che non ha commesso. Poiché deploro l'uso (ahimè, ben presente anche in diocesi ambrosiana) di fare accurate radiografie ai «peccati di gioventù» di chi riceve incarichi di vario tipo, non soddisferò il prurito di curiosità e chiudo qui il discorso.
All'«anonimo» Jacu e a chi vorrebbe lo smembramento della diocesi, invece, vorrei dire che c'è una ricca spiritualità che lega i fedeli ambrosiani e che risale a S. Ambrogio (precedente, quindi persino allo scisma tra cattolici e ortodossi...). Perché voler uniformare tutto? L'uniformità che schiaccia e annulla le differenze è un progetto demoniaco, non ha nulla a che vedere con il progetto del Dio della Bibbia, che salvaguarda e favorisce le differenze...