PAPA: ALLA MOSTRA SCHERZA CON RAINALDI, LO SCULTORE CONTESTATO A TERMINI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 4 lug.
Gentile e affabile come sempre, Benedetto XVI ha scambiato oggi alcune parole con Oliviero Rainaldi, lo scultore che firma la contestata statua di Giovanni Paolo II davanti alla Stazione Termini, in piazza dei Cinquecento a Roma, ed e' tra i 60 artisti che espongono le loro opere nella mostra "Lo splendore della verita'" allestita nella hall dell'Aula Nervi in occasione del 60esimo di messa del Papa.
Assisteva al breve colloquio, ed a un certo punto e' scoppiato in una fragorosa risata, il promotore della rassegna, cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, che nei giorni scorsi e' stato molto duro nel rimarcare che il bozzetto sottoposto da Rainaldi al dicastero - che lo ha approvato - e' molto diverso dalla statua inaugurata da Alemanno e dal cardinal vicario Agostino Vallini.
Ma oggi per l'artista romano e' stato davvero il giorno del riscatto: l'Osservatore Romano, che per primo aveva espresso perplessita' per la statua di Rainaldi collocata dal Comune davanti alla Stazione Termini, definisce infatti "notevole" l'opera esposta nella hall dell'Aula Nervi, che rappresenta la santita' senza identificare il volto di chi la incarna, un po' come accade nell'opera contestata.
Visitando la mostra, dopo l'impegnativo discorso inaugurale, Papa Ratzinger e' stato cordiale con tutti, chiedendo spiegazioni e interessandosi delle tecniche utilizzate e delle opere finite, a cominciare dall'allestimento pensato da Roberto Pulitani e realizzato da Giacomo de Santis, "che - scrive oggi l'Osservatore Romano - risolve con una soluzione geniale il dialogo tra le linee architettoniche di Nervi e i pannelli espositivi.
La scelta di colori pastello, uno per ogni disciplina, diventa una sorta di suggerimento didattico subliminale che accompagna in modo carezzevole lo sguardo del visitatore. La costruzione a onda dei moduli permette inoltre al pubblico di scoprire le opere a una a una senza interferenze".
Secondo il quotidiano vaticano - a differenza di Rainaldi - molti autori scelti da Ravasi per la Mostra sono apparsi in questa occasione "intimiditi dal tema e dalla destinazione" e "si sono autocensurati diventando irriconoscibili".
"Esemplari - in questo senso - i casi di Guido Strazza e Piero Guccione. Una rivelazione è stata invece la bianca scultura Resurreción del messicano Gustavo Aceves.
Una sorta di sudario che sembra di marmo, ma che invece è in corian traslucido, da cui affiora, appena accennato, il piede trafitto di Gesù. Per il quotidiano diretto dal professor Giovanni Maria Vian, "altrettanto interessante e' 'Then, the Flashes of Spirit' del ghanese El Anatsui, che s'impone per la tecnica inusuale che utilizza materiali di recupero senza dimenticare le radici storiche della propria origine africana".
"Molto poetica - per l'Osservatore Romano - e' la foto di Mimmo Jodice di una solitaria sedia fissata di fronte al mare infinito, col titolo 'Perdersi a guardare'". "Tra le opere dipinte appositamente per questa mostra - continua l'articolo - c'e' quella di Carlo Nangeroni che usa un riuscitissimo inserto architettonico nel tessuto astratto geometrico dei suoi tipici moduli, creando un effetto ascensione molto spirituale. Concorda perfettamente con i plastici degli architetti Oscar Niemeyer, Santiago Calatrava e Paolo Portoghesi, tutti caratterizzati da una medesima forte ascensionalita'".
Tra le opere "piu' figurative" il giornale vaticano segnala anche "il grande acquerello evocativo di Pedro Cano, la natura morta metafisica di Pierluigi Isola, e l'opera solenne e misteriosa di Natalia Tsarkova".
"Legate all'informale" sono invece, per il critico del quotidiano della Santa Sede, Sandro Barbagallo, "la severa e ascetica Saltflat dell'americana Max Cole, che contrasta con Il fuoco sacro di Simona Weller, dai toni accesi e violenti" e "sorprendente in questa tendenza appare l'opera Dettaglio del Mondo di Tullio Pericoli, che conoscevamo piu' come illustratore, e la preziosa presenza di Achille Perilli con il quadro 'Le desir d'illumination'".
Con quello di Rainaldi, appaiono "notevoli" all'Osservatore i contributi di Agostino Bonalumi, Sidival Fila, Arnaldo Pomodoro,Gianni Berengo Gardin, Omar Galliani e Mario Ceroli che, con il suo Angelo sterminatore, dimostra di sapersi sempre rinnovare a differenza di molti suoi compagni di strada, come Jannis Kounellis che, forse proprio per questo, definisce la propria installazione Senza titolo. Mentre Mimmo Paladino, con la sua 'Sorgente', continua a stupire". "Straordinario per la sua capacita' di incidere nel cuore e nell'immaginario del pubblico - conclude l'articolo - il cortometraggio girato appositamente da Pupi Avati per l'occasione".
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2 commenti:
Pensieri reconditi....
Rinaldi ha eretto il monumento al Duce...somiglia infatti più al Duce che al Papa.
La statua pagata dagli Angelucci amici di Alemanno e dell'MSI!
Papa Benedetto è un uomo spiritoso e pieno di ironia e anche Papa Wojtyla lo era. Sono contenta che con il suo atteggiamento abbia contribuito a smontare una ridicola polemica. Come sarebbe bello se i cattolici più papisti del papa si prendessero un po' meno sul serio :-)
Alessia
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