Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Ratzinger, un Papa quasi "femminista"
Francesco Antonio Grana
Donatella Trotta, Presidente Ucsi Campania, Benedetto XVI ha chiesto che L’Osservatore Romano si tinga sempre più di rosa e dia sempre più voce alle donne. È un Papa femminista?
Più che "femminista", direi che è un Pontefice-intellettuale attento alla questione femminile. Non a caso già dal 2007, con la nuova direzione di Giovanni Maria Vian, L’Osservatore Romano ha iniziato a dare più spazio alle donne, oltre che alle interviste e a collaboratori (e collaboratrici) anche non cattolici: basti pensare, per fare solo qualche nome, alla storica ebrea Anna Foa, intervenuta su un tema delicato (il perché centinaia di migliaia di arabi abbandonarono le terre occupate da Israele nella prima guerra del 1948), o ai commenti di prima pagina firmati da Eugenia Roccella, femminista non cattolica, dalla storica Lucetta Scaraffia, o dalla giurista Patrizia Clementi. In un mondo di risorgente misoginia, di "femminicidio culturale" e mortificazione del genere femminile, che Susan Faludi definì ”contrattacco” nella mai cessata "guerra tra sessi", la Chiesa «esperta di umanità» ha intuito che occorre dare più spazio al contributo e alle voci delle donne, che anche Giovanni Paolo II teneva in grande considerazione. Spazio al «tempo della fioritura», per parafrasare un bel libro per un «nuovo femminismo cristiano» di Janne Haaland Matlary.
Anche sulle quote rosa Papa Benedetto è in perfetta continuità con il suo diretto predecessore.
Già: come non ricordare la forza argomentativa di una lettera apostolica di Giovanni Paolo II come la Mulieris Dignitatem, vero e proprio inno al «genio femminile» in difesa della dignità delle donne? Un documento non a caso apprezzato a suo tempo anche in ambito non cattolico, ad esempio da un’entusiasta Maria Antonietta Macciocchi, che ne scrisse in termini molto elogiativi.
Qual è la radiografia del giornalismo al femminile, soprattutto in ambito cattolico?
Il panorama delle giornaliste credenti, laiche e consacrate, è ricco di testimonianze significative e autorevoli. E non necessariamente all’interno di testate cattoliche, ma anche nella cosiddetta stampa generalista: rediotelevisiva e della carta stampata. Vaticaniste, croniste, giornaliste-scrittrici... Basti solo pensare, tra le decane, a figure come Franca Zambonini, Maria Pia Bonanate (autrice tra l’altro di un volume di storie vere dal titolo Donne che cambiano il mondo), suor Fernanda Di Monte, paolina, o a Rossana Sisti di Avvenire che cura da anni l’unico inserto di un quotidiano dedicato ai bambini, Popotus. Sono tante, preparate, motivate anche da quel «supplemento d’anima» e di impegno anche nel sociale, come avviene ad esempio a Daniela De Robert o a Paola Springhetti, past president dell’Ucsi Lazio. Ma fare solo qualche nome farà sicuramente torto a chi non è citata; basterebbe soltanto attingere alle iscritte alle associazioni regionali dell’Unione Cattolica Stampa Italiana per rendersi conto di quanta ricchezza di contributi, spesso sommersa, esista nella galassia della comunicazione sociale al femminile.
Sei autrice, tra l'altro, di una magnifica biografia su Matilde Serao. Qual era il suo rapporto con il mondo ecclesiale?
Matilde Serao era una donna dei suoi tempi: donna «di penna e di ago», per citare due elementi a lei familiari che sintetizzano la sua appartenenza a valori tradizionali, pur nella pionieristica proiezione verso un’emancipazione moderna fondata sulla scrittura. In tale ottica, in una stagione di trapasso infraseculare e in una Napoli della belle époque dove la sua figura di «giornalista del romanzo» e scrittrice-cronista, poligrafa, epistolografa, fondatrice e direttrice di numerose testate incarnò talora contraddittoriamente pregi e difetti del passato e del futuro, Donna Matilde ha sempre avuto un convinto trasporto religioso testimoniato, tra l’altro, dall’ospitalità data nel 1894, sulle colonne del suo Mattino Supplemento, all’articolo sui «Cavalieri dello spirito» di Antonio Fogazzaro, scrittore di viva sensibilità romantica, in seguito al quale la direttrice Serao invitò lo scrittore vicentino a farsi capo e guida di una nuova letteratura mistica e spiritualistica, in sintonia con la coscienza inquieta di Fogazzaro, alla ricerca di un rapporto tra tradizione cattolica e cultura contemporanea. Non solo. Si pensi, anche, all’amicizia con lo spiritualista Paul Bourget o, ancor meglio, a testi seraiani come Le Marie, dedicato alle Marie intorno a Cristo, e Nel Paese di Gesù, raccolta del suo reportage a puntate frutto di un viaggio in Terra Santa dopo una profonda crisi interiore.
© Copyright L'Avanti, 8 luglio 2011
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1 commento:
Quese riflessioni di Donatella Trotta su Matilde Seraomi ricordano Giosuè Carducci contemporaneo della Serao.
Anche lui passava per un anticlericale tra i piu agguerriti eppure...prima di morire si riconciliò con Dio e disse:
"Spero che la Madonna mi accolga in Paradiso perché io non ho mai parlato male di Lei"!
Ah la grandezza di Dio e l'amore della Santa Vergine per i suoi figli!
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