La scuola Benedetto XVI realizzata da Cor Unum a Muyinga
Un simbolo della rinascita del Burundi
Una scuola primaria intitolata a Benedetto XVI in Burundi, a Muyinga, finisce per diventare il simbolo della rinascita di un Paese che, sconvolto da lunghi anni di guerra civile, è faticosamente incamminato lungo la strada della ricostruzione. La scuola è stata inaugurata di recente dal cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, organismo al quale si deve la realizzazione del progetto.
La storia di quest'opera è in un certo senso singolare, ma già rappresenta il concretizzarsi di una rinnovata speranza. A raccontarla è monsignor Giovanni Pietro Dal Toso, segretario del dicastero Vaticano. È una storia che ha origine nel 2005, quando i vescovi del Paese africano, uno tra i più poveri del continente, giunsero a Roma per la visita ad limina Apostolorum. «Vennero a far visita al nostro dicastero -- spiega monsignor Dal Toso -- e ci misero al corrente della gravità della situazione del Paese. Elencando le necessità più urgenti si soffermarono in particolare sulla mancanza di istituti di istruzione, una situazione che l'aumento del tasso di natalità registrato negli ultimi anni rischia di aggravare ulteriormente. In accordo con il Pontefice, Cor Unum decise di avviare la costruzione di una scuola. E ora, grazie a Dio, abbiamo potuto inaugurarla».
Un dono molto apprezzato dalle autorità del Paese. Non tanto per la sua indiscussa utilità sociale, quanto piuttosto per il valore simbolico che essa ha assunto. In questo senso si è espresso il ministro per l'Educazione di base del Burundi, intervenuto all'inaugurazione in rappresentanza del capo dello Stato. Ricorda monsignor Dal Toso: «Nel ringraziare il Papa per la scuola, definita un'istituzione di importanza fondamentale per il Paese, il ministro ha voluto esprimere il sentito ringraziamento delle autorità civili proprio per il messaggio che questa scuola rappresenta in sé. Testimonia -- prosegue -- l'effettiva presenza della Chiesa accanto a un popolo che è alla disperata ricerca della via dello sviluppo e bisognoso di aiuto». Lo stesso concetto è stato poi ribadito personalmente dal presidente della repubblica Pierre Nkurunziza, nell'incontro che ha voluto riservare alla delegazione di Cor Unum. «Ha pregato il cardinale -- racconta monsignor Dal Toso -- di esprimere i suoi ringraziamenti a Benedetto XVI per il dono appena ricevuto, ma soprattutto per la grande missione che la Chiesa svolge nel Paese. E ha anche auspicato che questa missione prosegua per il bene della nazione e del popolo».
L'intenzione è quella di voltare pagina e cominciare a scrivere un nuovo capitolo della storia del Burundi. Naturalmente senza le macchie di sangue che hanno imbrattato i capitoli precedenti. Un'opera ardua, iniziata qualche anno fa, che vede la Chiesa in prima linea. «Il Paese -- nota il prelato -- sta lentamente uscendo dal periodo segnato da quelle gravi lotte intestine che hanno alimentato i lunghi anni di devastante guerra civile. Il popolo ha sofferto e soffre non solo per le tante vittime e per le distruzioni materiali causate da questa lotta fratricida, ma anche per le profonde ferite inferte alla sua anima. È stato distrutto persino il senso morale delle persone. Dunque non si tratta solo di ricostruire opere murarie; bisogna soprattutto ricostruire valori fondamentali della persona umana».
Ed è a questo punto che si rende indispensabile l'opera della Chiesa che, secondo monsignor Dal Toso -- «si sviluppa su tre direttrici. La prima riguarda l'aspetto assistenziale in campo sanitario e sociale. La Chiesa gestisce nel Paese diversi ospedali, case di cura, dispensari e centri di sostegno di programmi alimentari. La seconda riguarda l'opera educativa attraverso una serie di istituti d'istruzione di diversi livelli, dalle scuole materne alle superiori. La terza direttrice si riferisce all'evangelizzazione. È certamente la parte fondamentale della missione della Chiesa, poiché è proprio attraverso la diffusione del Vangelo che è possibile poi agire sulle coscienze e aprirle ai grandi valori dello spirito. Di questo ha bisogno il Burundi. E la Chiesa gli è accanto. Non a parole ma con fatti concreti. Come concreta è la scuola appena inaugurata. È un altro segno distintivo dell'intervento della Chiesa».
Non a caso il segretario di Cor Unum ha usato il termine «distintivo». La scuola infatti non è un edificio tirato su alla meno peggio. È una costruzione aggraziata, solida, ben articolata e con il minimo impatto ambientale, progettata da tecnici locali, costruita da muratori locali e con materiale locale. Si articola in due lotti. Il primo è costituito dalle classi e da tutti gli accessori necessari al funzionamento della scuola: segreteria, direzione eccetera; il secondo lotto è formato da locali adibiti ad alloggio per gli insegnanti. «Muyjnga -- spiega il segretario di Cor Unum -- si trova in una zona poco agevole da raggiungere e le strade, come i mezzi di trasporto, diciamo che non consentono la vita da pendolare. Impensabile dunque che gli insegnanti potessero continuare a risiedere nelle città di provenienza. Abbiamo così costruito quattro piccoli appartamenti e una serie di stanze singole per dare agli insegnanti la possibilità di abitare accanto alla scuola».
Nonostante la regione sia quella a maggiore concentrazione cattolica -- tra l'altro proprio da questa cittadina è partita l'evangelizzazione del Paese -- la scuola è aperta a tutti. «L'intento -- spiega ancora il segretario -- è quello di offrire una formazione adeguata per aiutare le nuove generazioni ad acquisire le competenze necessarie a far crescere il Paese e assicurando anche in una prospettiva futura lo sviluppo di un popolo riconciliato. Una riconciliazione che deve iniziare proprio sui banchi di scuola».
È proprio la riconciliazione un altro dei compiti principali della Chiesa nel Paese. «Un'opera -- spiega il prelato -- che si realizza nell'incontro con l'uomo sofferente, con ogni uomo sofferente, senza distinzione di razza, cultura, religione, estrazione sociale». Negli ospedali e negli altri istituti di cura gestiti da enti e congregazioni religiose in Burundi si sono spesso incontrati, l'uno accanto all'altro, contendenti di parti opposte. Nemici sino a qualche momento prima, si sono ritrovati uniti nel dolore e nelle amorevoli cure che prestavano loro mani fraterne per tutti.
«Ne ho viste tante -- afferma monsignor Dal Toso -- di queste istituzioni. Mi ha fatto una grande impressione per esempio un centro gestito dalle missionarie della Carità di madre Teresa di Calcutta, che accoglie insieme bambini orfani e anziani abbandonati. E certo le suore non si chiedono di che razza siano i loro ospiti. Direi che è anche grazie a quest'opera accanto ai sofferenti che la Chiesa lancia il suo messaggio accorato alla riconciliazione». Una presenza capillare sul territorio, quella della Chiesa, alla quale contribuisce in modo prezioso Cor Unum distribuendo oculatamente la carità del Papa «affinché sia realmente una carità costruttiva», non pietistica, piuttosto utile a porre una pietra fondamentale alla base di un un futuro migliore, ancora tutto da costruire. (mario ponzi)
(©L'Osservatore Romano 17 luglio 2011)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento