lunedì 22 agosto 2011

Benedetto XVI ha confessato quattro giovani. Corale preghiera sulla via della Croce (Biccini)

Benedetto XVI ha confessato quattro giovani

Corale preghiera sulla via della Croce

Dal nostro inviato GIANLUCA BICCINI

San Giovanni d'Ávila, uno dei dieci patroni di questa XXVI Gmg, sarà presto proclamato dottore della Chiesa. Lo ha annunciato Benedetto XVI al termine della messa celebrata stamane, sabato 20 agosto, nella cattedrale dell'Almudena di Madrid. La notizia del riconoscimento che sarà attribuito al consigliere spirituale di santa Teresa e, dal 1946, patrono del clero spagnolo, è stato accolto con un lungo applauso. Particolarmente felici i seminaristi che hanno partecipato al rito.
Nel corso della gmg di Parigi, dell'agosto 1997 Giovanni Paolo II aveva annunciato che il 19 ottobre successivo avrebbe proclamato dottore della Chiesa santa Teresa del Bambino Gesù. Significativa la presenza sull'altare - provenienti da Montilla, Córdoba - delle reliquie del prossimo dottore della Chiesa, canonizzato il 31 maggio 1970 da Paolo VI, che lo definì "apostolo dell'Andalusia".
La messa di Gesù Cristo sommo ed eterno Sacerdote è stata scandita da canti gregoriani e, al termine, dai cori dei seminaristi che hanno intonato l'inno a Nostra Signora dell'Almudena, patrona di Madrid, innalzando le proprie voci tra la musica dell'organo a canne della cattedrale, edificata di fronte al Palazzo Reale e dedicata nel 1993 da Giovanni Paolo II. All'uscita dalla sagrestia il Pontefice ha poi avuto un incontro - durato una decina di minuti - con il presidente del partito popolare spagnolo e leader dell'opposizione, Mariano Rajoy Brey. Quindi per il pranzo è stato ospitato nella residenza del cardinale arcivescovo Rouco Varela. Il porporato ha infatti voluto invitare per il proprio compleanno il Pontefice, i cardinali di Spagna, i vescovi della provincia madrilena e i propri ausiliari.
La penultima giornata di Benedetto XVI a Madrid si era aperta nel Paseo de Coches, il viale principale del parco del Buen Retiro, dove ha confessato quattro giovani. Polmone verde della moderna metropoli spagnola, dal 14 agosto ospita uno spettacolo diverso: duecento confessionali mobili in cui sacerdoti confessano nelle lingue più diverse, in quella che qui viene definita la "Festa del Perdono".
Quello di stamattina è stato un avvenimento senza precedenti alla Gmg, anche se Benedetto XVI aveva compiuto il gesto già durante una liturgia penitenziale in San Pietro, confessando sei giovani romani il 13 marzo 2008. Oggi a Madrid, è toccato a due ragazzi e due ragazze, sorteggiati tenendo conto delle espressioni linguistiche - due di area francofona, uno di lingua tedesca (ma di nazionalità svizzera) e uno di lingua spagnola - che hanno potuto vivere con il Papa in persona questo momento così delicato, avvolto nella discrezione. Indossata la stola e sistematosi in uno dei duecento confessionali bianchi allestiti nel viale, li ha ascoltati per mezz'ora, mentre negli altri sacerdoti di ogni parte del mondo facevano altrettanto con i giovani in fila da ore.
La sera precedente, venerdì 19 agosto, con un tuffo nel passato che attinge alla tradizione religiosa spagnola e il cuore rivolto alle difficoltà dei coetanei in condizioni di disagio, una moltitudine di giovani - forse settecentomila - aveva vissuto con Benedetto XVI uno dei momenti principali di ogni Gmg: la Via Crucis per le strade della città.
Il Paseo de Recoletos, l'arteria che congiunge le centralissime piazze de Colón e de Cibeles, dove il giorno precedente si era svolta la festa di accoglienza, si è trasformato di nuovo in un suggestivo itinerario di preghiera e raccoglimento.
Per rimarcare la straordinarietà dell'avvenimento, per la prima volta durante una Gmg, il Pontefice vi ha partecipato per tutto lo svolgimento, recitando dal palco, posto in Plaza de Cibeles, le orazioni iniziale e quella finale, conclusasi con l'invocazione mariana davanti all'immagine della Madonna della Regla di Siviglia, risalente al 1675, che era stata collocata proprio di fronte. Alla Vergine ha chiesto di guardare con amore di madre, asciugare le loro lacrime a accrescere la loro speranza a "quanti completano nella loro carne quello che manca alla passione di Cristo".
La spettacolare opera d'arte era l'unica tra quelle presenti realizzata da una donna, Luisa Roldán, figlia di Pedro, scultore di corte di Filippo II e di Carlo V. In mezzo, quattordici stazioni segnalate da altrettanti Pasos, gli enormi complessi scultorei lignei che raffigurano con tratti molto realistici la passione di Cristo. I membri di antiche confraternite hanno portato da ogni angolo del Paese, per la prima volta, i carri che mostrano come la fede si è fatta arte a Murcia, Málaga, Alicante, Úbeda (Jaén), León, Jérez de la Frontera, Granada, Zamora, Cuenca, Valladolid, Segovia e nella stessa Madrid.
Nell'arroventato tardo pomeriggio della capitale spagnola, tra una stazione e l'altra, un piccolo corteo portava la Croce delle Gmg, scortata dalla luce delle fiaccole. Era formato da giovani provenienti tra l'altro da Iraq, Terra Santa, Burundi, Rwanda e Sudan, ma anche da detenuti di una casa circondariale alla periferia di Madrid, usciti grazie a un permesso delle autorità carcerarie. A ogni sosta, una meditazione. Le hanno scritte le Sorelle della Croce di Siviglia, eredi spirituali di Angela de la Cruz, santa dal 2003 e beatificata da Giovanni Paolo II nel 1982. Esse ancora oggi continuano a offrire il loro servizio verso i più poveri e bisognosi. Sono stati evocati la sofferenza e il dolore patiti da molti giovani in varie parti del mondo a causa della guerra, degli scontri fratricidi, delle persecuzioni, dell'emarginazione o della tossicodipendenza; e sono state ricordate le vittime dell'aborto, del terrorismo e delle catastrofi naturali. Ma anche questa rappresentazione della passione si è chiusa con un invito alla speranza: i dolori e i peccati del mondo che Gesù carica su se stesso con la croce, trovano conforto grazie ai tanti buoni samaritani che "in ogni angolo della terra appaiono per condividere le conseguenze di terremoti, uragani, maremoti".
Significativamente in questa stazione la croce è stata portata da giovani di Haiti e del Giappone, entrambi colpiti di recente da immani catastrofi naturali.
Nelle parole conclusive del Papa lo stesso messaggio di speranza: "la croce non fu l'esito di un insuccesso - ha detto - bensì il modo di manifestare l'offerta di amore che giunge sino alla donazione più smisurata della propria vita". E in queste parole potrebbe aver trovato una risposta il ragazzo ammalato di cancro che in mattinata aveva avvicinato Benedetto XVI mentre usciva dal monastero dell'Escorial. Costretto su una sedia a rotelle, con la maglia verde dei volontari della Gmg, il giovane gli aveva consegnato un biglietto contenente una domanda carica di angoscia: "Santo Padre, perché Dio, se è buono e onnipotente, permette che malattie come la mia colpiscano persone innocenti?".

(©L'Osservatore Romano 21 agosto 2011)

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