martedì 2 agosto 2011

Comunicato della sala stampa della Santa Sede sulla controversia tra la Diocesi di Pola ed il Monastero Benedettino di Praglia (PD) in Italia

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, 02.08.2011

In riferimento alle notizie riportate recentemente da alcune fonti di informazione in Croazia e in Italia, relative alla controversia tra la Diocesi croata di Parenzo e Pola e il Monastero Benedettino di Praglia (PD), in Italia, si precisa quanto segue:

La suddetta questione è di natura propriamente ecclesiastica. Dispiace, pertanto, che sia stata strumentalizzata a fini che cercano di presentarla in chiave politica e demagogica, come se intendesse danneggiare la Croazia. Invece, la decisione della Santa Sede mira esclusivamente a ristabilire la giustizia dentro la Chiesa, peraltro con un risarcimento solo parziale.

Il provvedimento è stato adottato a conclusione di un confronto che la Santa Sede ha avviato fin dall’anno 2004 con la Diocesi di Parenzo e Pola e il Monastero Benedettino di Praglia. In data 21 novembre 2008, il Santo Padre ha costituito un’apposita Commissione Cardinalizia. Dopo la scrupolosa ricerca di un accordo tra le due Parti, e di fronte ad alcune azioni unilaterali dell’autorità ecclesiastica di Parenzo e Pola, le conclusioni unanimemente raggiunte dalla Commissione sono state portate, nel dicembre 2010, alla conoscenza del Papa, il Quale le ha specificamente approvate.

Con questa decisione si è disposto che le proprietà immobiliari interessate ancora in possesso della Diocesi siano trasferite in capo all’ente croato Abbazia d.o.o. interamente partecipato dall’Abbazia di Praglia, ripristinando così, per quanto ad oggi possibile, la condizione determinata dalla volontà testamentaria del donatore originario che, a causa di vicissitudini storiche, per molti anni non è stata rispettata. Inoltre, è stato richiesto alla Diocesi di risarcire l’Abbazia di Praglia, a titolo di indennizzo per i beni che la Diocesi ha previamente alienato o che comunque non sono restituibili. La misura di tale indennizzo è da ritenersi meramente forfettaria, in quanto il valore dei beni già alienati dalla Diocesi è di gran lunga superiore.

Il Vescovo di Parenzo e Pola, dopo aver inizialmente accettato di negoziare con i Benedettini al fine di giungere ad una soluzione intra-ecclesiale della controversia, purtroppo si è ritirato da tale posizione. Essendosi rifiutato di sottoscrivere la convenzione che avrebbe dovuto dare valore civile alle disposizioni di cui sopra, il Santo Padre è dovuto ricorrere alla nomina, in data 6 luglio 2011, di S.E.R. Mons. Santos Abril y Castelló come Commissario "ad actum", che per questa specifica questione sostituisse l’Autorità ecclesiastica locale, consentendo di raggiungere finalmente la soluzione della controversia anche attraverso un regolare atto notarile.

Le ragioni esposte dalla Diocesi di Parenzo e Pola sono state sempre tenute in debita considerazione e recepite, secondo criteri di equità e di giustizia, nella decisione pontificia. Duole pertanto che la decisione della Santa Sede venga contestata come se fosse di parte, o addirittura non avesse adeguato fondamento.

Bollettino Ufficiale Santa Sede

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Era ora che comparisse questo comunicato visto ciò che si sta leggendo (vedi il messaggero).
Alessia

DANTE PASTORELLI ha detto...

Ohibò! Quando vogliono dalla S. Sede le risposte son tempestive.

Anonimo ha detto...

http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/croazia-vaticano-croatia-vaticna-croacia-vatican-6496/
Alessia

Anonimo ha detto...

Io, forse per disattenzione, non ho capito una cosa: la diocesi di Pola ha chiesto alla magistratura ordinaria di intervenire, dimostrando di non voler accettare il Papa come supremo giudice delle cose ecclesiastiche?
Se fosse così, che cosa farà il Vaticano?
Certo che in nemici della Chiesa hanno vita facile, con certi vescovi che li aiutano!!
Jacu

Elio ha detto...

I benedettini fanno valere i loro diritti dopo settanta anni...
perché loro si e noi no.
Se è così possiamo rivendicare anche il Palazzxo Apostolico del Quirinale e i conventi diproprietà della Chiesa confiscati dallo Stato italiano dopo il 1870.

Anonimo ha detto...

I Benedettini hanno già aperto una società Abbazia SPA cui trasferire i beni per gestirli....
Caro Gesù tu non avevi un posto su cui posare il capo...

Volumnio Etrusco ha detto...

Non si capisce bene a che titolo il Santo Padre è intervenuto nel ginepraio istriano,come arbitro?In tal caso la su decisione non ha valore se uno dei contendenti(il Vescovo di Pola) non ne riconosce la terzietà.
E'intervenuto come giudice di una causa interna alla chiesa? La decisione andava portata innanzi al Tribunale della Segnatura Apostolica.
In ogni caso la Santa Sede non è competente perché si tratta di beni temporali ceduti da uno stato sovrano,la Croazia,alla diocesi di Pola.Beni che sono stati oggetto di risarcimento in virtù del Trattato di Osimo.
Ma che collaboratori ha il Santo Padre?

Volumnio Etrusco ha detto...

Non si capisce bene a che titolo il Santo Padre è intervenuto nel ginepraio istriano,come arbitro?In tal caso la su decisione non ha valore se uno dei contendenti(il Vescovo di Pola) non ne riconosce la terzietà.
E'intervenuto come giudice di una causa interna alla chiesa? La decisione andava portata innanzi al Tribunale della Segnatura Apostolica.
In ogni caso la Santa Sede non è competente perché si tratta di beni temporali ceduti da uno stato sovrano,la Croazia,alla diocesi di Pola.Beni che sono stati oggetto di risarcimento in virtù del Trattato di Osimo.
Ma che collaboratori ha il Santo Padre?

DANTE PASTORELLI ha detto...

Se una commissione cardinalizia e non un Filoni qualunque ha esaminato a fondo il problema, ch'è di carattere pratico -giuridico, evidentemente ai Benedettini delle ragioni valide sono state riconosciute. Questa commissione avrà valutato anche l'attuale utilizzo e le prospettive di utilizzo, e, oltre a ristabilir il diritto, ha pensato che i benedettini se ne serviranno in modo positivo.

Anonimo ha detto...

@volumnio

mi spieghi come mai allora i monastero non è stato restituito ai legittimi proprietari? Perché la diocesi di Pola che ben sapeva che quei beni non le appartenevano, non li ha restituiti ai legittimi proprietari, ma se li è tenuti e li ha venduti? Lei sa meglio di me che la diocesi di Pola e un monastero benedettino, pur facendo parte della Chiesa universale, sono enti diversi? A che titolo sono stati consegnati alla diocesi di Pola beni che non le sono mai stati mantenuti?
Mi spieghi perché i beni in Croazia vengono restituiti ai proprietari espropriati (austriaci, sloveni ecc.) a meno che non siano italiani?
Quello che le diocesi croate stanno facendo in Croazia con l´appoggio dello stato è quello che le chiese ortodosse fanno con le chiese cattoliche e non negli ex paesi comunisti: la maggior parte dei beni ecclesiastici confiscati, anche quelli cattolici, finisco alla chiesa ortodossa nazionale: vedi Romania, Russia (dove nell´ex Königberg, da secoli protestante le chiese sono stare "restituite" alla chiesa... ortodossa russa). Ma quelli sono ortodossi, quindi pro domo sua: questi sono cattolici!

Jacu

E poi, anche se la diocesi di Pola avesse tutte le ragioni del mondo, come vescovo è obbligato all´assoluta obbedienza, che ha promesso durante la sua ordinazione vescovile, al Papa.
Dove andremmo se ognuno si mettesse a discutere le decisioni del Papa che non ci vanno bene, a torto o a ragione?
Prendiamoci come esempio i Santi, fra cui anche San Pio, che pur subendo ingiustizie da una parte della Chiesa, ma si ribellò.

Se l´entourage del Papa ha sbagliato, si rimedi, ma il vescovo vada rimosso.
Jacu