martedì 16 agosto 2011

Il Papa: I Cristiani sono chiamati a "vivere da risorti, portando la luce del bene nell'oscurità del male che c'è nel mondo" (Izzo)

PAPA: PORTARE NELL'OSCURITA' DEL MONDO LA LUCE DEL BENE

(AGI) - Castelgandolfo, 16 ago.

I cristiani sono chiamati a "vivere da risorti, portando la luce del bene nell'oscurità del male che c'è nel mondo".
E' questo il messaggio lanciato da Benedetto XVI alla vigilia della Giornata Mondiale della Gioventu' che riunisce a Madrid ragazzi cattolici dei cinque continenti.
Il Papa - che ha esortato a seguire il Vangelo "ogni giorno, anche nei momenti in cui sentiamo che le nostre croci si fanno pesanti" - parlava del dogma dell'Assunta, proclamato da Pio XII nel 1950, in pratica l'ultimo tassello che completa la dottrina cattolica stabilendo una volta per sempre che la Vergine e' salita in Cielo senza morire, cioe' con il suo corpo incorrotto.
"I nostri progenitori - ha spiegato Benedetto XVI, dopo aver raggiunto a piedi, come ogni 15 agosto, la chiesa parrocchiale dei salesiani, che delimita la piazza di Castelgandolfo dal lato opposto al Palazzo Apostolico - furono sconfitti dal Maligno; nella pienezza dei tempi, Gesu', il nuovo Adamo, e Maria, la nuova Eva, vincono definitivamente il Nemico. E con la vittoria di Gesu' sul male, anche la morte interiore e fisica sono sconfitte: Maria e' stata la prima a prendere in braccio il Figlio di Dio Gesu' divenuto bambino, ora e' la prima ad essere accanto a Lui nella Gloria del Cielo".
Quello dell'Assunzione in Cielo della Vergine - preservata cosi' dalla morte e dalla successiva corruzione del corpo come alla nascita lo era stata dal peccato originale con l'Immacolata Concezione - rappresenta dunque un mistero di grande speranza: "in Maria – ha osservato il Papa teologo - vediamo la meta verso cui camminano tutti coloro che sanno legare la propria vita a quella di Gesu'" dicendo "come Lei, un 'si'' incondizionato al Signore".
Dunque la festa dell'Assunzione celebrata ieri "parla del nostro futuro, ci dice che anche noi saremo accanto a Gesu' nella gioia di Dio e ci invita ad avere coraggio, a credere che la potenza della Risurrezione di Cristo puo' operare anche in noi e renderci uomini e donne che ogni giorno cercano di vivere da risorti", ha commentato Ratzinger sviluppando questo tema nel successivo appuntamento dell'Angelus, quando ha rilevato che per i cristiani la Madonna "non e' un personaggio di altri tempi", ma "una persona viva, che si trova nel presente di Dio". "In lei - infatti - si manifesta il progetto eterno del Creatore, di redimere l'uomo intero, anima e corpo, e di rinnovarlo".
"Maria - ha detto il Pontefice - e' il simbolo della presenza di Dio nel mondo, e la via per raggiungere un futuro di gioia", e' cioe' "l'arca dell'Alleanza che sta nel santuario del Cielo, ci indica con luminosa chiarezza che siamo in cammino verso la nostra vera Casa, la comunione di gioia e di pace con Dio".
Anche noi dobbiamo quindi "accogliere nella fede, il suo Figlio; non perdere mai l'amicizia con Lui, ma lasciarci illuminare e guidare dalla sua parola".
E se la nostra fede spesso vacilla davanti a questo "mistero grande", esso - ha tenuto a chiarire Papa Benedetto - e' anche un "mistero di speranza e di gioia per tutti noi", perche' nel contemplare la Madre di Gesu' ci e' data la grazia di "poter vedere in profondita' anche la nostra vita, perche' anche la nostra esistenza quotidiana, con i suoi problemi e le sue speranze, riceve luce dalla Madre di Dio, dal suo percorso spirituale, dal suo destino di gloria: un cammino e una meta che possono e devono diventare, in qualche modo, il nostro stesso cammino e la nostra stessa meta".
Ad ascoltare l'omelia pronunciata dal Papa alla messa delle otto nella piccola chiesa da poco restaurata a spese dell'Apsa - rappresentata al rito dal proprio presidente, l'arcivescovo Domenico Calcagno - c'erano il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il segretario personale monsignor George Gaenswein, dal rettore dei salesiani don Pascual Chavez, il prefetto della casa pontificia monsignor James Harvey e dal cerimoniere pontificio Guido Marini. Il Papa tedesco ha ricordato che per l'Antico Testamento l'arca dell'Alleanza, in cui "erano conservate le due tavole della legge di Mose', "e' il simbolo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo".
"Ma ormai - ha rilevato - il simbolo ha ceduto il posto alla realta': il Nuovo Testamento ci dice che la vera arca dell'Alleanza e' una persona viva e concreta, e' la Vergine Maria. Dio non abita in un mobile, Dio abita in una persona, in un cuore: Maria, Colei che ha portato nel suo grembo il Figlio eterno di Dio fatto uomo".
Ed e' proprio l'esempio di Maria che deve orientare la vita dei cristiani, ha affermato Ratzinger commentando infine il brano del Vangelo in cui Maria si reca da sua cugina Santa Elisabetta "in fretta". In proposito, ha voluto sottolineare l'espressione "in fretta" affermando che "le cose di Dio meritano fretta, anzi le uniche cose del mondo che meritano fretta sono proprio quelle di Dio, che hanno la vera urgenza per la nostra vita".
Per il Papa, "e' la fretta dell'amore che fa correre verso il prossimo, l’urgenza di portare agli altri la cosa più importante. La Madre di Dio “non tiene per sé questa divina presenza, ma la offre condividendo la grazia di Dio”.
Anche noi – ha assicurato il Papa – siamo destinatari di quell'amore immenso che Dio ha riservato a Maria, la Madre di Dio, che "ci apre alla speranza, ad un futuro pieno di gioia e ci insegna la via per raggiungerlo".
A mezzogiorno, in un clima di grande entusiasmo ed affetto nel cortile del Palazzo Apostolico di Castelgandolfo gremito da 4 mila fedeli, il Papa si e' poi riferito al brano dell'Apocalisse che parla di una lotta tra la donna e il drago, tra il bene e il male, per rievocare proprio le primissime pagine del libro della Genesi, che narrano la vicenda tenebrosa e drammatica del peccato di Adamo ed Eva.

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