Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Questa sera il Papa visiterà un centro per persone disabili, la grande veglia sarà preceduta da un incontro con i sofferenti: il Vangelo della sofferenza è l’altro lato della “fiesta”
GIACOMO GALEAZZI
MADRID
Alla Gmg sul filo della sofferenza. Nell'incontro con il dolore svela il lato più umano e toccante della Giornata Mondiale della Gioventù. Le meditazioni della Via Crucis affidate alle suore degli ultimi, il dialogo fuori programma tra il Papa e il bambino ammalato di cancro e la visita di Benedetto XVI al "Cottolengo spagnolo"(la città della carità verso i sofferenti nel cuore di Madrid) disegnano un Vangelo della sofferenza che è l'altro lato della "fiesta" della fede.
Per sua espressa richiesta Benedetto XVI ha voluto che la grande veglia di preghiera fosse preceduta da un incontro con i sofferenti. E' nei dolenti che Cristo è più evidente. Questa la ragione e il senso della visita alla Fondazione Istituto San José, un centro per persone disabili e con gravi malattie neurodegenerative. Un appuntamento che Benedetto XVI considera uno stimolo a rendere sempre più efficace la cura verso i sofferenti nella prospettiva anche della celebrazione in modo solenne del meeting mondiale del malato che avrà luogo, nel 2013, al Santuario mariano di Altötting, in Germania.Secondo il magistero papale l’impegno della scienza nel curare il malato non deve mai disgiungersi da una filiale fiducia verso Dio, infinitamente tenero e misericordioso. Nella visione del Papa teologo e pastore la fiducia in un Dio misericordioso può dare senso all'esperienza del dolore. Nel confronto con gli ammalati e con il personale che li assiste il Pontefice racchiude la sua riflessione sul mistero della sofferenza e sull'amore che sa accogliere e sostenere i più bisognosi secondo vera immagine di Gesù e il richiamo all'amore di Dio mediante la carità.
Nel suo percorso di intellettuale e di guida della Chiesa, Joseph Ratzinger si è spesso posto le inquietanti domande suscitate dal mistero della malattia e del dolore, giungendo alla consapevolezza che restano umanamente il più delle volte senza risposta perché la sofferenza fa parte del mistero stesso della persona umana. Malgrado ciò, il Pontefice è intimamente persuaso che esista un'intima relazione fra la Croce di Gesù (simbolo del supremo dolore e prezzo della nostra vera libertà) e il dolore umano che si trasforma e si sublima quando è vissuto nella consapevolezza della vicinanza e della solidarietà di Dio. Anche all'interno dell'allegra kermesse dei Papa-boys, Benedetto XVI ha chiesto di introdurre momenti e occasioni per riflettere sul mistero della sofferenza e, soprattutto, per rendere più sensibili le comunità cristiane e la società civile verso i malati e i portatori di handicap. Il nucleo del pensiero ratzingeriano è che se ogni uomo è nostro fratello, tanto più il debole, il sofferente e il bisognoso di cura devono essere al centro della nostra attenzione, perché nessuno di loro si senta dimenticato o emarginato. Secondo papa Ratzinger la misura dell'umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. E ciò vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti è una società crudele e disumana Una coscienza maturata sulla scia di San Bernardo:“Dio non può patire, ma può compatire”.
Da qui l'esortazione a riconoscere e servire Cristo nei poveri, nei malati, nelle persone sofferenti e in difficoltà che hanno bisogno di aiuto. Nei volti degli infermi si può vedere il volto di Cristo.
© Copyright La Stampa, 20 agosto 2011
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