martedì 9 agosto 2011

Vaticano-Croazia, cessione dell’ex convento “congelata” dai giudici

Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

Cessione dell’ex convento “congelata” dai giudici

Il Tribunale croato rallenta a sorpresa il passaggio di Daila ai frati benedettini La proprietà non è stata intavolata per una causa giuridica ancora aperta

POLA
I frati benedettini di Praglia, in provincia di Padova, devono attendere. Il monastero di Daila, con la relativa tenuta, non è stato ancora intavolato. Lo ha comunicato la portavoce del tribunale comunale di Buie Slavica Tomac-Ciric, precisando che c’è un contenzioso giuridico da risolvere.
Sull’atto di proprietà, ha spiegato, per il momento è stata iscritta solo un'annotazione che diventerà esecutiva alla conclusione del contenzioso giuridico. Si tratta, come ha aggiunto, di una denuncia avanzata proprio dai benedettini contro la Diocesi istriana, la parrocchia di Daila, il municipio di Cittanova e lo Stato croato.
Il dibattimento processuale è stato fissato al 19 settembre dopodichè, cosi la portavoce, molte cose saranno chiarite. Innanzitutto il Tribunale dovrà stabilire la sua competenza sulla materia e verificare anche altre situazioni come l'attuazione degli Accordi di Osimo, della legge sulla denazionalizzazione e del diritto canonico.
Ha detto ancora che al Tribunale è stato consegnato il famoso accordo fatto firmare dal Papa, con il quale la Diocesi istriana cede la tenuta di Daila ai monaci italiani. In base al documento ha concluso Slavica Tomac-Ciric, non può avvenire il passaggio di proprietà essendoci di mezzo, come detto, una causa giudiziaria. Il Tribunale di Buie ci sembra di capire, sta un po' frenando nella vicenda che solo ieri e l'altro ieri sembrava risolta a favore dei Benedettini.
Forse si vuole dare tempo ai vertici dello Stato e alla Procura nazionale alla quale il clero istriano si è più volte richiamato, di trovare in extremis un escamotage per evitare che la tenuta di Daila finisca nelle mani dei monaci italiani. Per quel che riguarda le reazioni dal mondo politico sull'intera vicenda, va segnalata la colorita dichiarazione di ieri del deputato istriano Damir Kajin: «La Chiesa croata ha fatto più male a stessa in 7 giorni che il regime comunista in 50 anni».
Nessuna dichiarazione invece da parte dei vertici dello Stato, soprattutto della premier Kosor che nei giorni scorsi si era premurata di convocare il vescovo istriano Ivan Milovan per offrirgli tutto il suo appoggio. Prima della dichiarazione della portavoce del Tribunale di Buie
era subentrata la rassegnazione quasi totale alla perdita della tenuta di Daila dopo che il Vaticano aveva richiamato all'ordine e all'obbedienza il clero istriano in rivolta. Anzi la cessione del monastero di Daila e di ciò che è rimasto dei terreni dopo l'incosciente vendita, viene gradita sempre più dall'opinione pubblica.
Si è convinti che i Benedettini sapranno far rifiorire nuovamente quei terreni, così come è avvenuto fino al 1948 quando furono cacciati dal regime comunista. Da quando l'immobile è in mano alla Diocesi istriana è subentrato il degrado e l'attività più redditizia si è rivelata la vendita dei terreni a persone fisiche e società commerciali. Tra l'altro come scrive La voce del Popolo, il vescovo Milovan e i suoi più stretti collaboratori avrebbero venduto qualche terreno a se stessi in quanto cofondatori di società commerciali che li hanno acquistati. ( p.r.)

© Copyright Il Piccolo di Trieste, 9 agosto 2011

3 commenti:

Volumnio Etrusco ha detto...

Il vescovo di Pola è un disonesto,perché l'abbazia con parte una parte di terreni apparteneva ai benedettini da secoli tant'è vero che quando i monaci furono cacciati da Praglia, dopo le leggi eversive postunitarie nell'800, si rifugiarono a Daila...
Parte dei terreni inoltre furono lasciati in eredità per testamento dal conte Grisoni e in virtù di ciò i benedettini sono i legittimi proprietari.
Han subito un furto da parte di un vescovo che non vuole rendere il maltolto.
Se i beni non saranno ceduti sarà bene che i croati,visto che ci odiano così tanto,sarà bene che se ne vadano anche da Roma e lascino libera la Chiesa di San Girolamo con il palazzo annesso:..

Volumnio Etrusco ha detto...

L'abbazia di Daila apparteneva ai benedettini ben prima dell'Unità d'Itali,quindi rientra sotto la giurisdizione della Santa Sede,e il Sommo Pontefice è il suo giudice naturale.
Non si tratta di un bene appartenuto allo stato italiano,i benedettini ne erano legittimi proprietari sotto la Serenissima e sotto il governo austriaco.Non c'entra nulla il Trattato di Osimo.
Se non sarà resa giustizia dal vescovo ingordo ci mobiliteremo in Italia.

Anonimo ha detto...

C'è da sperare che il Vescovo di Pola venga dimissionato al più presto e subisca le conseguenze della propria disonestà se questa viene provata.
Alessia