giovedì 13 ottobre 2011

A colloquio con l’arcivescovo Rino Fisichella alla vigilia dell’incontro in Vaticano. Siamo tutti nuovi evangelizzatori (Biccini)

A colloquio con l’arcivescovo Rino Fisichella alla vigilia dell’incontro in Vaticano

Siamo tutti nuovi evangelizzatori

Gianluca Biccini

Si colloca a metà strada tra l’istituzione del Pontificio Consiglio — avvenuta poco più di un anno fa, il 21 settembre 2010 — e il Sinodo dei vescovi che si terrà nell’ottobre 2012 il battesimo pubblico ufficiale del dicastero voluto da Benedetto XVI per la promozione della nuova evangelizzazione. Sabato prossimo, 15 ottobre, si svolge in Vaticano — con la partecipazione dello stesso Pontefice — l’incontro «Nuovi evangelizzatori per la nuova evangelizzazione», che si conclude domenica 16 con la messa presieduta dal Papa in San Pietro. In questa intervista l’arcivescovo presidente Rino Fisichella presenta motivazioni e contenuti dell’appuntamento.

Chi sono, nel concreto, i nuovi evangelizzatori?

Sono rappresentanti di tutte le realtà ecclesiali, della Chiesa in tutte le sue manifestazioni: delegati di oltre trenta Conferenze episcopali, cioè più della metà di quelle che ricadono sotto la nostra competenza, quelle dell’Occidente, intendendo con ciò Europa, Canada, Stati Uniti e America Latina; diocesi e parrocchie, movimenti antichi e nuovi, ordini religiosi tradizionali e nuove espressioni di vita consacrata. E soprattutto tantissimi giovani, perché la nuova evangelizzazione ha entusiasmato in particolare le nuove generazioni. Certo, ci sono realtà che sentono più direttamente questo impegno, perché nate in vista della nuova evangelizzazione. Ma non possiamo neanche dimenticare quegli ordini religiosi che hanno compreso la necessità di immettersi in questo cammino.

Qual è l’obiettivo dell’incontro?

Anzitutto vogliamo presentare al Papa quelle migliaia e migliaia, forse anche milioni, di credenti che stanno già facendo nuova evangelizzazione. Ci saranno oltre ottomila persone, ma è evidente che i nuovi evangelizzatori sono molti di più. È un primo segno con il quale mostriamo al Pontefice una realtà viva, dinamica, composta tra l’altro da tanti giovani, che hanno preso sul serio il messaggio di Giovanni Paolo II prima e di Benedetto XVI poi, di recuperare una profonda identità cristiana, attraverso un forte senso di appartenenza alla Chiesa e per rendere partecipi della gioia della fede tanti altri che sono indifferenti e che forse sono in ricerca.

Che tema avete scelto?

Un’espressione degli Atti degli Apostoli: «La Parola di Dio cresce e si diffonde» (12, 24). Dunque presenteremo in modo visibile alla Chiesa i nuovi evangelizzatori, perché così si fa conoscere la Parola di Dio e aumenta il numero dei discepoli del Signore. C’è dunque anzitutto la volontà di creare una mentalità e una cultura che esprimano la consapevolezza dell’urgenza e della necessità della nuova evangelizzazione. Poi un secondo scopo più a lungo termine è quello di dare al prossimo Sinodo dei vescovi un ulteriore segno della presenza della nuova evangelizzazione, che non nasce per l’istituzione di un dicastero della Curia romana, ma che al contrario si sta già facendo ed è una realtà presente nella Chiesa. Ha solo bisogno di trovare un fondamento comune nel rispetto della complementarità delle diverse esperienze ecclesiali.

Come vi siete preparati?

Abbiamo invitato le realtà che si sono presentate a noi durante questo primo anno di vita del Pontificio Consiglio, fin dagli inizi, quando non c’erano nemmeno le scrivanie. È stato un continuo pellegrinaggio di tante realtà: di vescovi, di diocesi, di movimenti antichi e nuovi, di ordini e congregazioni religiose. L’iniziativa è nata in collaborazione con loro, attraverso i loro suggerimenti e con la loro partecipazione.

Veniamo all’agenda dei lavori.

Al mattino si confronteranno i delegati delle varie categorie. Vogliamo ascoltarle per far arrivare al Sinodo dei vescovi del 2012 una sintesi sistematica e unitaria dell’apporto di tutte le realtà che già operano nei differenti ambiti della nuova evangelizzazione: cultura, immigrazione, comunicazione, liturgia, politica, famiglia e pastorale ordinaria. Quindi non sarà tanto una semplice autopresentazione, quanto un itinerario di ascolto, un cammino compiuto insieme, un momento all’interno del quale si verifica cosa fare in concreto, con l’aiuto di chi già opera in tali ambiti.

Sabato pomeriggio nell’Aula Paolo VI, prima del concerto del tenore Andrea Bocelli e del saluto del Papa, sono previste quattro testimonianze. Ce ne può anticipare i contenuti?

Nel primo caso avremo un’esperienza di profonda spiritualità, quella di Madre Veronica Berzosa, una donna straordinaria che in poco tempo con l’entusiasmo che possiede e con la grande proposta di una radicale vita religiosa ha dato vita in Spagna a Iesu Communio, una realtà con oltre 150 giovani ragazze di vita consacrata. La seconda riguarda il tema della cultura, ovvero le domande che l’Occidente fa oggi a Gesù Cristo. Poi ci sarà il mondo della scienza, perché i giovani oggi ricevono messaggi che non sono veri, come quello che la fede è contraria al progresso e alla ricerca. Il quarto ambito sarà l’America Latina, dov’è in atto la grande missione continentale ricca di esperienze di nuova evangelizzazione.

Benedetto XVI vi riserva un duplice appuntamento. Come giudica questa attenzione?

È un grande dono e un privilegio, e confesso di essere un po’ dispiaciuto per aver chiesto al Santo Padre uno sforzo così grande. Ma ciò fa anche comprendere quanto egli abbia a cuore la nuova evangelizzazione, non solo perché è a lui che dobbiamo, con un atto profetico, l’istituzione del nuovo Pontificio Consiglio, ma anche perché nei suoi viaggi, come ha fatto di recente in Germania, nei discorsi così profondi che ha pronunciato non ha mancato di sottolinearne l’importanza. Penso ad esempio all’incontro con il Comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zdk) a Friburgo il 25 settembre. Si tratta dunque di un percorso, di un cammino che il Papa indica alla Chiesa, perché la nuova evangelizzazione è la missione stessa della Chiesa.

Da qui al Sinodo del prossimo anno, quali altri progetti avete in cantiere?

Il primo sarà presentato proprio durante l’incontro di sabato e riguarda la nostra presenza qualificata nel mondo dei media. Si tratta del sito internet di domande e risposte sui temi della fede www.Aleteia.org collegato al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Inoltre stiamo lavorando all’Enchiridion della nuova evangelizzazione, con tutti i testi del magistero pontificio sull’argomento da Pio XII a Benedetto XVI. Lo stiamo studiando in modo che sia fruibile e utile per i vescovi e i sacerdoti, ma anche per i fedeli, per la catechesi e per lo studio.

Senza dimenticare la «missione metropoli» per la Quaresima 2012.

Un’esperienza che per il momento è limitata all’Europa ma destinata a essere estesa ad altre aree geografiche. Si tratta di dodici grandi diocesi — un numero altamente simbolico, quello degli apostoli — che hanno anche un elevato tasso di cultura e di vita secolarizzata. L’obiettivo è dare un segno unitario: dodici grandi metropoli che camminano insieme e compiono lo stesso percorso nello stesso momento, anche se con le tipiche tradizioni di ogni singola realtà. La Chiesa locale è chiamata a vivere la centralità della cattedrale, che diventerà di nuovo madre che accoglie e che esprime il suo insegnamento, che celebra la fede e che vive della carità.

(©L'Osservatore Romano 14 ottobre 2011)

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