Convegno sulla Caritas in veritate. Gotti Tedeschi: etica e austerità per uscire dalla crisi
Si è svolta ieri a Roma la conferenza sul tema “L’economia mondiale prima e dopo l’Enciclica Caritas in Veritate: le prospettive future”. L’Enciclica mette in guardia sui rischi di un’economia slegata dall’etica. Ma quali sono valori richiamati da Benedetto XVI e come possono essere d’aiuto per superare l'attuale crisi economica? Michele Raviart lo ha chiesto al relatore dell’incontro, il prof. Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell’Istituto per le Opere di Religione:
R. – L’uomo deve riconquistare il senso di responsabilità personale e usare gli strumenti, dando senso agli strumenti. Questo è uno dei tantissimi insegnamenti di questa grandissima, straordinaria Enciclica. Quello che è stato perso in questa confusione nichilistica degli ultimi tempi è il fatto che gli strumenti hanno assunto autonomia morale e sono diventati fini anziché mezzi, e l’uomo non sa più gestirli, non ha più quella conoscenza, quella maturità per gestire strumenti così avanzati. Ma questo non succede soltanto nella cosiddetta “finanza”, ma succede in quasi tutte le discipline scientifiche.
D. – Nella sua analisi, lei fa derivare le origini della crisi da una stagnazione demografica nel mondo occidentale. Una situazione che ha portato l’aumento dei consumi a scontrarsi con una popolazione più anziana e con il conseguente aumento dei costi e delle tasse che hanno portato, a loro volta, all’indebitamento. Ma c’è anche un’origine morale della crisi?
R. – Senza nessun dubbio. Il Papa ha percepito immediatamente che l’origine di questa crisi era la perdita da parte dell’uomo della sua essenza, della sua stessa dignità. Infatti, il nichilismo, che porta l’uomo a riconoscersi quale animale intelligente da soddisfarsi soltanto materialmente, che cosa può essere? Un annullamento della propria dignità stessa! Questo ha portato l’uomo per 20, 30 anni, a soddisfarsi consumisticamente, a crogiolarsi in una forma di consumismo insensato e irrilevante, dimenticando che l’uomo non è fatto solo di corpo: l’uomo è fatto di anima e di corpo. Il nutrimento dell’uomo non è soltanto il nutrimento materiale, ma il nutrimento spirituale e intellettuale; pensiamo alla grandezza del Magistero della Chiesa, a quante cose insegna all’uomo e l’uomo non ascolta …
D. – Ma queste osservazioni si sono poi realizzate nelle azioni della comunità internazionale – penso agli aiuti alla Grecia o al salvataggio delle banche?
R. – No. No perché chi non ha fatto queste riflessioni in maniera approfondita, si contenta di dire: “Bisogna mettere l’etica negli affari, l’etica nelle attività economiche, l’etica nella politica”. Poi, se uno gli domanda: “che cos’è l’etica e come si fa a metterla in pratica?”, non rispondono più. L’uomo non vuole sentirsi dire che deve operare secondo una direttiva di carattere morale, perché automaticamente l’uomo relativista si domanda: “ma quale morale? E chi decide cos’è morale?”. E conseguentemente, l’uomo ha cancellato il processo mentale che lo porta a dire: “Questo è bene, questo è male”.
D. – Lei ha detto che l’indebitamento degli Stati si supera solamente con la crescita economica e, nel caso dell’Italia, con un massiccio investimento nelle piccole e medie imprese. Ma c’è un modo “cristiano” per uscire dalla crisi?
R. – L'austerità. (gf)
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