sabato 8 ottobre 2011

Il cardinale tedesco nominato da Kohl se la prende col Papa. È Karl Lehmann (Bevilacqua)

Vaticaneide- È Karl Lehmann, ex presidente dei vescovi tedeschi

Il cardinale tedesco nominato da Kohl se la prende col Papa

di Andrea Bevilacqua

Il cardinale Karl Lehmann, ex presidente dei vescovi tedeschi, è figura molto antitetica a Joseph Ratzinger. Bavarese e «romano» l'attuale Papa, più vicino alle istanze anti romane tipiche di certo cattolicesimo tedesco il secondo.
E questa diversità è venuta fuori recentemente, al termine del recente viaggio di Benedetto XVI in Germania. Lehmann ha rilasciato un'intervista dove è venuta fuori tutta l'amarezza dei vertici della chiesa tedesca per le parole del Papa quando, invece di lodare le iniziative di una chiesa tedesca ricca (grazie anche alla Kirchensteuer, la tassa sulla religione inventata da Hitler che impone a qualunque cittadino austriaco o tedesco di pagare un'altissima imposta alla sua religione di appartenenza) il Papa ha puntato su quanto l'eccedenza di strutture possa far perdere di vista l'obiettivo principale della chiesa, cioè di Dio. Insieme, ha affermato che la secolarizzazione è persino provvidenziale, perché restituisce la chiesa alla sua novità missionaria.
Lehmann non attaccato direttamente le parole di Benedetto XVI. Ha però fatto notare come ci sia stata «una certa amarezza» nei confronti delle sue parole. Una critica che racconta molto dell'umore con cui le parole di Ratzinger sono state accolte dalla parte alta della chiesa di Germania, e non solo.
Le sue parole hanno graffiato anche lo Zdk, il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, di fatto il «braccio armato» di una lobby che in Germania spinge la chiesa verso un forte progressismo, caratterizzato dalle parole d'ordine: revoca del celibato sacerdotale, sacerdozio femminile, comunione ai divorziati risposati e coinvolgimento del popolo nella scelta dei vescovi.
Da molti, Lehamn è considerato «il cardinale creato da Kohl». Divenuto presidente della Conferenza episcopale tedesca nel 1988, dovette attendere a lungo la berretta cardinalizia. Arrivò nel 2002: Giovanni Paolo II fece un concistoro nel quale non compariva il suo nome. Ma poi ci fu un intervento personale di Helmut Kohl (che già era fuori dalla politica, ma aveva ancora una certa influenza) e Giovanni Paolo II aggiunse due nomi alla lista dei nuovi cardinali: quello di Lehmann e quello di Degenhard, vescovo di Pandendorm, di diverso orientamento teologico.
E si definisce così anche il perché dell'agenda del Papa in Germania: l'incontro con Kohl, e quello con lo Zdk bilanciato poi da quello domenicale con i cattolici tedeschi impegnati in società della domenica. Incontri delicati. In questi giorni la Conferenza episcopale tedesca è riunita in assemblea. Robert Zoellitsch, il presidente, considerato da alcuni una «marionetta» nelle mani dei potenti vescovi dall'agenda progressista, nelle celebrazioni di martedì e mercoledì ha cercato di equilibrare le parole del Papa, che vuole «riportare tutti a Dio».
Scrive il sito cattolico korazym che le parole d'ordine del progressismo della chiesa di Germania sono state reiterate l'anno scorso nel documento di circa 150 teologi tedeschi in Germania, e nella «Iniziativa Parroci» promossa dall'ex vicario di Vienna Helmut Schuller, che prima ha coadiuvato il cardinal Schoenborn quando questi ha preso la guida della diocesi di Vienna, e ora lo attacca dall'altro lato.
Per tutta risposta, Schoenborn lo scorso anno ha fornito pure lui ai media la sua agenda progressista. Un tentativo maldestro di equilibrare una chiesa austriaca fortemente modellata sulla Chiesa tedesca.
Se in Germania il braccio armato del progressismo è lo Zdk, in Austria è l'Azione cattolica a fare un movimento di lobbying molto forte. Molti dei suoi quadri sono stati formati in «Noi Siamo Chiesa», movimento progressista creato nel 1995 con un «Appello del popolo di Dio», che già prima della visita aveva sostenuto come «non si possono mettere l'una contro l'altra la crisi di Dio e la crisi della chiesa».

© Copyright Italia Oggi, 8 ottobre 2011 consultabile online anche qui.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Comunque sarebbe ora che il Vaticano si facesse qualcosa: in Austria la situazione si sta deteriorando sempre più: oramai il preti dissidenti non solo non vengono né redarguiti né cacciati, ma fanno addirittura pressioni per cacciare quei pochi fedeli al Magistero.

Il Vaticano non può continuare a guardare, altrimenti ha ragione mons. Mogavero: il Papa è un vescovo come noi che si occupa e si dovrebbe occupare solo della sua diocesi, come io e gli altri ci occupiamo in indipendenza delle nostre.

jacu

laura ha detto...

Non so cosa dire. Sono amareggiata. I vescovi dovrebbero, anzi devono, essere,richiamati ufficialmente all'obbedienza e al silenzio

Anonimo ha detto...

@Laura

sono d´accordissimo con te! Il Vaticano non può continuare a far finta che tutto vada bene, quando oramai la crisi è chiara a tutti.

jacu