RADIO VATICANA: PAGINA PIU' COMMOVENTE FU IL SILENZIO DI WOJTYLA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 4 ott.
"Verso le 11 la tenda bianca viene aperta e dopo qualche attimo appare Giovanni Paolo II.
Tutti gli occhi sono puntati sulla figura alla finestra, ma e’ una voce fuori campo a spezzare il brusio.
La voce - quella dell’allora sostituto della Segreteria di Stato, Leonardo Sandri - presta le parole a un Papa che da poco piu’ di un mese, da quella tracheotomia praticata d’urgenza il 24 febbraio, sta sopportando con suprema dignita’, tra gli innumerevoli altri, il tormento di dover ridurre a pochi e incerti monosillabi la ricchezza espressiva di un magistero che in 26 anni ha cambiato faccia alla Chiesa e al mondo.
Da ultimo, dopo un breve conciliabolo, un sottile microfono gli viene posto dinanzi. Si tratterebbe di per se’ di un gesto talmente ordinario da risultare invisibile. Eppure quel giorno in tanti osservano attenti e col fiato sospeso quella sequenza.
Perche’ dall’intervento di fine febbraio, Papa Wojtyla non ha piu’ parlato.
E poi tutto si svolge in un attimo, il tempo di dieci secondi.
Il Papa apre la bocca, tentando di vincere con la pura forza di volonta’ cio’ che il corpo non gli consente.
E’ uno sforzo che si percepisce immane, il lampo residuo di una tempra che in passato ha piegato totalitarismi e portato il nome di Cristo ai quattro angoli del globo e che ora prova a sfidare l’ultima potesta’, quella della malattia.
Dalla bocca di Giovanni Paolo II si ode un piccolo suono, un fonema gutturale brevissimo e indistinto che subito si dissolve assieme alla figura del Papa".
Il giornalista della Radio Vaticana Alessandro De Carolis racconta cosi’ quel drammatico 30 marzo 2005, che "non e’ un mercoledi’ come gli altri" in piazza San Pietro, con "la folla in piedi, assembrata secondo le assortite geometrie della domenica, quelle dell’Angelus, quando a mezzodi’, sotto la finestra piu’ famosa del mondo, aspetta naso all’aria la salva di cannone dal Gianicolo e poi il tremito della tenda bianca che viene scostata e infine il delinearsi della ben nota silhouette nel riquadro scuro, prima di sciogliersi nelle abituali acclamazioni di gioia".
"Anche per la Radio Vaticana quel mercoledi’ non e’ un mercoledi’ come gli altri. Il suo microfono (perche’ e’ sempre della Radio Vaticana la responsabilita’ di amplificare e diffondere la voce del Papa) resta inesorabilmente muto", ricorda De Carolis nel libro "Dai Megahertz ai Gigabyte" che sotto il titolo "Ottant’anni della Radio del Papa" e’ raccolto in un cofanetto dove il primo tomo e’ quello di Fernando Bea "Qui Radio Vaticana. Mezzo secolo alla Radio del Papa", pubblicato nel 1981 in occasione del cinquantenario, e il secondo, presentato oggi pomeriggio nell’aula magna della Lumsa, va dal 1981 ai giorni nostri.
"Il microfono della Radio Vaticana - continua De Carolis - tornera’ ad accendersi in Piazza San Pietro la sera di tre giorni piu’ tardi, davanti a decine di migliaia di candele e lacrime, per annunciare che il Papa amato e’ tornato alla casa del Padre".
Quello stesso microfono, dalla Loggia delle Benedizioni affacciata su quella stessa piazza, 26 anni prima, il 16 ottobre del 1978, aveva consentito di infrangere il cerimoniale al Papa venuto da lontano, il primo a rivolgersi direttamente alla folla subito dopo l’elezione dalla Loggia della Basilica.
"Il gesto anticonvenzionale e premonitore dell’avventura fuori dell’ordinario che il Pontefice polacco schiudera’ in breve tempo alla Radio Vaticana, strappandola quasi da ritmi e metodi professionali compassati e sorpassati, per lanciarla, con l’impeto di una irresistibile forza comunicativa, nel futuro della comunicazione moderna", rileva De Carolis. "Saranno i successivi decenni a farlo comprendere in modo clamoroso", commenta il direttore generale della Radio Vaticana e portavoce di Benedetto XVI, padre Federico Lombardi, al quale va riconosciuto anche il merito di non aver dimenticato il grande giornalista dell’emittente Fernando Bea, che fu anche tra i ghost writer di Wojtyla e la cui storia dei primi 50 anni dell’emittente, edita nel 1981, e’ stata una pietra miliare della saggistica radiofonica.
La guerra sul campo prima e la guerra fredda rovesciano la convinzione che la Radio del Papa non possa dire la sua sui fatti del mondo ed essa imparera’ presto a porre i propri microfoni non solo a servizio dei messaggi di pace di Pio XII ma anche delle Chiese dell’Est europeo: per quasi sessant’anni l’emittente pontificia fara’ giungere piu’ o meno clandestinamente con le sue onde il respiro del concilio ai polmoni delle comunita’ cristiane oltre cortina. E, dopo il 1989, saranno centinaia di migliaia le testimonianze arrivate in redazione che racconteranno di come una radio posta su una tavola in casa durante la trasmissione di una messa, con le persone inginocchiate attorno, sia stata uno dei modi per conservare la luce della fede nel buio della persecuzione.
A questo punto la scena e’ gia’ largamente dominata dalla figura di Giovanni Paolo II. Per la Radio Vaticana l’avvento del ’Papa venuto da lontano’ si palesa come uno tsunami che in un attimo spazza via le vecchie consuetudini.
E sono tanti i meriti che la storia dovra’ riconoscere all’emittente fondata 80 anni fa da Pio XI con l’aiuto di Guglielmo Marconi e diretta fin dall’inizio dai gesuiti.
Durante il primo viaggio in Polonia del 1979, al diktat di Varsavia di boicottare mediaticamente il Papa, si oppone proprio la Radio Vaticana, che ne trasmette in diretta in onda corta tutti gli interventi permettendo alle masse di fedeli accorse alle messe di ascoltare con le radioline le omelie, altrimenti oscurate dall’inefficace amplificazione predisposta dal regime. O come quando nel 1990 si viene a sapere dell’esistenza dei "cristiani radiofonici", gruppi di fedeli che nei villaggi del Vietnam comunista non hanno mai visto un prete ma sono stati evangelizzati dalla voce della Radio Vaticana.
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