Dopo le violenze e le profanazioni iconoclaste durante la manifestazione antifinanza
Roma e i nuovi vandali
Roma, 17.
È destino di Roma che i vandali si accaniscano contro quanto di più caro essa custodisce. Periodicamente, nel corso dei secoli, la città è fatta segno di atti di violenza che mirano a deturparne il volto, con una reazione rabbiosa — che ferisce e rattrista — di fronte al ruolo culturale e religioso assegnatole dalla storia. È accaduto anche sabato scorso e le immagini della furia che si è abbattuta sull’antichissima parrocchia dei Santi Marcellino e Pietro al Laterano, con un crocifisso distrutto e la statua di una madonnina di Lourdes frantumata sul selciato, hanno fatto il giro del mondo, suscitando ovunque reazioni di stupore e di sdegno.
«Il nostro animo — ha detto questa mattina il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, aprendo a Todi il seminario del Forum delle associazioni cattoliche — è ancora segnato da quanto è accaduto sabato a Roma, e non possiamo non esprimere la nostra totale esecrazione per la violenza organizzata da facinorosi che hanno turbato molti che intendevano manifestare in modo pacifico le loro preoccupazioni».
Già subito dopo i disordini che hanno sconvolto Roma, si era registrato l’intervento del cardinale vicario, Agostino Vallini.
«La violenza gratuita che ha profanato immagini sacre, l’aggressione a persone e la distruzione di cose — aveva commentato il porporato — non possono essere in alcun modo giustificate. Roma, città ospitale, che accoglie ogni giorno migliaia di pellegrini e di turisti, ne è rimasta ferita».
Sulla stessa lunghezza d’onda si è poi espresso ieri il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi. «Condividiamo — ha detto — la condanna per le violenze insensate e inaccettabili e gli atti di offesa alla sensibilità dei credenti».
Eppure, di fronte a episodi come quelli accaduti nella capitale italiana, oltre alla condanna è necessaria una reazione.
Come ha sottolineato il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, nell’omelia pronunciata ieri in Duomo per la festa della dedicazione della cattedrale, «troppo spesso, infatti, trattiamo le circostanze che ci capitano o le situazioni con cui ci troviamo a fare i conti come dati ineluttabili, come se il caso o un destino fatale avesse preso il posto della libertà di Dio e di quella dell’uomo. Basti pensare, ad esempio, alla crisi economica e finanziaria di questo periodo e alle sue pesanti conseguenze».
E Dio non voglia — ha sottolineato Scola — «che con fatalismo abbiamo a comportarci davanti a gravi fatti come quelli successi a Roma ieri. Ci offende profondamente come cristiani la distruzione della statua della Vergine e la profanazione del crocifisso, ma l’episodio, forse ancora più che offenderci, ci intristisce pesantemente e ci addolora in maniera grave perché esprime una grave violenza del più comune senso dell’umano». Bisogna — ha proseguito l’arcivescovo di Milano — «riportare pace e giustizia e reagire, nel senso nobile della parola, costruendo relazioni buone. Non possiamo subire tutto in modo ineluttabile».
E mentre in Italia la scena politica è occupata dalle reazioni ai fatti di sabato — con un plauso bipartisan all’operato delle forze dell’ordine — nel resto del mondo le cronache delle manifestazioni antifinanza, svoltesi in 82 Paesi, non devono fortunatamente registrare gravi disordini. A New York la polizia ha arrestato una quarantina di persone che non obbedivano all’ordine di lasciare Times Square. Ma di episodi di violenza nessuna traccia, se non, appunto, a Roma.
(©L'Osservatore Romano 17-18 ottobre 2011)
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