venerdì 31 dicembre 2010

Benedetto XVI chiude l’epoca degli scandali finanziari e vara le nuove norme vaticane contro il riciclaggio e il terrorismo (Galeazzi)

BENEDETTO XVI OPERAZIONE TRASPARENZA

Il Papa: stop al riciclaggio

Finanza vaticana, si cambia: la Santa Sede si adegua alle regole internazionali

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Legge 127: sacro business, si cambia.
Benedetto XVI chiude l’epoca degli scandali finanziari (Sindona, Marcinkus, crack Ambrosiano, maxitangente Enimont, gestione immobiliare di Propaganda Fide) e vara le nuove norme vaticane contro il riciclaggio e il terrorismo. La pace, evidenzia Joseph Ratzinger, «è minacciata dall’uso improprio del mercato e dell’economia e dalla violenza terribile e distruttrice che il terrorismo perpetra, causando morte, sofferenze, odio e instabilità sociale».
E se «la comunità internazionale si sta dotando di principi e strumenti giuridici che permettano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo», La Santa Sede approva e «fa proprie le regole nell’utilizzo delle risorse materiali che servono allo svolgimento della propria missione».
Per il reato di riciclaggio sono previsti da 4 a 12 anni di carcere con 15 mila euro di ammenda, e fino a 15 anni per quello di terrorismo. «Un’operazione di trasparenza, onestà e responsabilità voluta dal Pontefice», spiega il portavoce papale padre Federico Lombardi. La legge 127 (preparata dai cardinali Bertone e Nicora) impone a tutti i dicasteri vaticani, gli enti e gli organismi dipendenti dalla Santa Sede, incluso lo Ior, di «operare secondo i principi e i criteri internazionalmente riconosciuti». Per vigilare è stata istituita l’Autorità d’informazione finanziaria (Aif), cioè «un organismo autonomo e indipendente con incisivi compiti di prevenzione».
Sui reati saranno competenti gli «organi giudiziari» d’Oltretevere. Carcere anche per malversazione ai danni dello Stato (da sei mesi a quattro anni), truffa (da uno a sei anni), abuso di informazioni privilegiate (da uno a sei anni). «Si eviteranno in futuro gli errori divenuti motivo di scandalo per l’opinione pubblica e i fedeli - precisa Lombardi -. La Chiesa sarà più credibile. Ciò è di importanza vitale per la sua missione». Sotto osservazione soprattutto lo Ior, che ora dovrà sottastare alle nuove regole e ai controlli dell’Aif. Alla presidenza della vigilanza vaticana dovrebbe andare il cardianell Attilio Nicora, mentre per i consiglieri (cinque posti) circolano per ora i nomi di tre professori: Condemi, Dalla Torre e Mirabelli. «Sarebbe ingenuo pensare - sottolinea Lombardi - che l’intelligenza perversa che guida le attività illegali non cerchi di approfittare dei punti deboli e fragili nel sistema internazionale di difesa e di controllo della legalità per insinuarsi al suo interno e violarlo». Il giro di vite sulle transazioni finanziarie ha «motivazioni etiche» e arriva in un momento delicatissimo per la Curia. Su segnalazione di Bankitalia e proprio per violazione della normativa internazionale anti-riciclaggio, la Procura di Roma tiene ancora sequestrati i 23 milioni di euro (depositati al Credito Artigiano) per i quali rischiano di essere rinviati a giudizio il presidente dello Ior Gotti Tedeschi e il dg Cipriani. Per i pm romani, «ignorando i criteri di trasparenza delle operazioni bancarie, lo Ior non rispetta le procedure di tracciabilità e non dice di chi sono i soldi bloccati». Sullo sfondo l’ombra inquietante dei movimenti di denaro della «cricca» coinvolta negli appalti del G8 e di Propaganda Fide (da «don Bancomat» Evaldo Biasini al discusso imprenditore Diego Anemone).
La Segreteria di Stato sta monitorando i conti allo Ior di laici esterni, ma a fugare le nubi giudiziarie non sono bastati gli interrogatori di Gotti Tedeschi e Cipriani, che, a differenza di Marcinkus nel crack Ambrosiano, hanno rinunciato allo scudo della Santa Sede per rispondere alle domande dei magistrati.
Senza però convincerli che si sia trattato di un «equivoco formale». Poiché Ior «non ha comunicato per chi intendesse eseguire le operazioni, né la loro natura e scopo», è stato negato il dissequestro dei fondi. Intanto esce dal Consiglio di sovrintendenza il banchiere Giovanni De Censi, presidente del Credito Valtellinese, ufficialmente per motivi di salute ma in realtà entrato in rotta di collisione con la commissione cardinalizia di vigilanza proprio sui controlli di Bankitalia nel «caso Credito Artigiano». Sono in corso nei Sacri Palazzi le consultazioni per trovare un sostituto di De Censi mentre si lavora per ottenere dall’Ocse l’inserimento nella white list. La parola d’ordine è «voltare pagina» rispetto a vecchie operazioni da «lavanderia» off shore e ai conti segreti di tangentisti e mafiosi. Nessuno «smacco d’immagine» è più ammesso soprattutto alla luce delle bufere sul «sacro mattone». Nell’operazione di pulizia, infatti, il nuovo Ior di Gotti Tedeschi era diventato il modello da seguire anche negli altri uffici economici della Santa Sede. Lo schiaffo dell’indagine di Roma e l’incubo dei vertici sotto processo destabilizzano il «cambio di passo», proiettando l’ombra di un «passato che non passa», quasi che «tutto sia mutato (in apparenza), perché nulla cambi (in sostanza)».
Quasi che si continui ad agire «come si è sempre fatto», secondo un copione ultradecennale che prescinde dalla glasnost di Benedetto XVI. Con il Motu proprio è il Papa in persona a imporre l’altolà.

“PADRE LOMBARDI «Così saremo più credibili: una condizione irrinunciabile per il nostro ministero»”

“LO IOR Dovrà sottostare ai controlli del nuovo organismo di vigilanza del Pontefice”

“LA PROCURA DI ROMA Ha ancora sotto sequestro i 23 milioni depositati dallo Ior al Credito Artigiano”

“ASPETTANDO L’OCSE Partita la richiesta di entrare nella lista dei Paesi trasparenti Ma ci vorrà tempo”

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