Basta misteri, il Vaticano controllerà le sue banche
Francesco Peloso
Forse sta davvero per chiudersi la lunga stagione dei conti segreti e dei misteri dello Ior, l’Istituto finanziario vaticano coinvolto nei decenni passati in inchieste e scandali più o meno clamorosi.
Nella mattinata di oggi, infatti, proprio allo scadere del 2010, la Santa Sede pubblicherà una serie di leggi e provvedimenti che daranno il via alla riorganizzazione delle finanze della Chiesa universale. Fra l’altro vedrà la luce lo “Statuto dell’Autorità di Informazione Finanziaria (Aif)”, cioè una sorta di super organismo di controllo che avrà sia il profilo giuridico che il potere, per confrontarsi con le equivalenti istituzioni internazionali.
Il nuovo organismo dovrebbe essere posto sotto la guida del cardinale Attilio Nicora, attualmente a capo dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede nonché membro della commissione cardinalizia di controllo dello Ior.
Il dato di fondo è l’adesione del Vaticano alle normative antiriciclaggio e per la trasparenza valide a livello globale, riconosciute, cioè, dalla gran parte degli Stati e delle banche centrali del mondo. Il ricordo dello scandalo del Banco ambrosiano che vide coinvolto l’allora presidente dello Ior, monsignor Paul Marcinkus, oggi scomparso, per quanto sempre più lontano nel tempo, non è infatti mai del tutto svanito, per altro a quella vicenda altre ne sono seguite. Certo la riorganizzazione delle finanze vaticane per arrivare a un adeguamento pieno rispetto agli standard di trasparenza nei rapporti interbancari, non sarà impresa facile, e però la strada è ormai aperta.
Anche il Vaticano, ora, avrà modo di accedere alla white list, ossia potrà entrare a far parte del novero dei Paesi virtuosi in fatto di trasparenza. Le trattative fra gli uomini dello Ior, in primis il presidente Ettore Gotti Tedeschi, e il Gafi, cioè il gruppo di azione finanziaria specializzato nell’antiriciclaggio che fa parte dell’Ocse - l’organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo - sono andate avanti per mesi. È proprio il Gafi, infatti, a stilare l’elenco degli Stati che fanno parte della white list.
Infine è stata l’indagine della magistratura romana a dare un’ultima accelerazione al processo in corso. Dallo scorso settembre, infatti, i giudici hanno bloccato un movimento di 23 milioni di euro operato dallo Ior su diverse banche italiane ed estere, per mancato rispetto della normativa antiriciclaggio. In sostanza non erano state date informazioni sufficienti sulla provenienza e la destinazione dei soldi; requisiti che, secondo i magistrati, mancano ancora. C’era poi il problema dei tempi. Lo Stato della città del Vaticano e l’Unione europea avevano infatti sottoscritto una convenzione monetaria giusto un anno fa che prevedeva, fra l’altro, l’adesione della Santa Sede alle normative antifrode e antiriciclaggio entro il 2010.
Il tempo era quasi scaduto, per ciò le nuove leggi del Vaticano vengono rese note oggi, a poche ore dalla fine dell’anno. Così in un contesto fattosi critico, il Papa compie un atto formale di non poco conto. In primo luogo con l’istituzione dell’Autorità d’informazione finanziaria, quindi con un motu proprio «concernente la prevenzione ed il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario», e infine promuovendo la legge sulla «prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismo».
© Copyright Il Secolo XIX, 30 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
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